Hibu è un birrificio artigianale di Burago di Molgora, in Brianza, nato dal desiderio di condividere un piacere con le persone con cui si ama trascorrere il tempo. Questa realtà si distingue per passione, dedizione e creatività, un’originalità evidente già dal nome: l'acronimo IBU, l'unità di misura dell'amarezza nella birra, è preceduto da una “h” per ricordare le origini e lo spirito del suo fondatore, l'home brewer Raimondo Cetani. È proprio grazie alla sua passione per il Belgio e alle sue prime produzioni casalinghe che è nato Hibu, oggi un marchio noto e apprezzato sia in Italia che all'estero.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Da passione a professione
“Dopo anni trascorsi a sperimentare ricette nel garage di casa – ci racconta Giacomo Clemente, brand ambassador di Hibu- Raimondo decide di dedicarsi totalmente all’attività di mastro birraio, accantonando gradualmente il suo lavoro da informatico. È il 2003 quando acquista il primo impianto produttivo da un ristoratore coinvolgendo altri due amici: nel 2007 Hibu diventa un vero e proprio marchio, nonché l’occupazione a tempo pieno dei tre soci, accomunati da uno spirito imprenditoriale, dalla stessa formazione professionale e naturalmente dalla passione per la birra artigianale”.
Nel 2015 Hibu, di cui Raimondo Cetani è tutt’oggi proprietario insieme a Tommaso Norsa, si trasferisce da Bernareggio a Burago con un impianto produttivo di rilievo che accelera la crescita del birrificio. Questa evoluzione si traduce in apertura di punti di consumo, produzione di birra per grandi gruppi e attenzione da parte del mondo industriale. Nel 2018 infatti, il gruppo Heineken acquisisce Hibu tramite Dibevit, la sua società di importazione di marchi premium. "Entrare a far parte di una multinazionale è stato un valore aggiunto per noi – commenta Giacomo –: abbiamo acquisito competenze fondamentali e ci siamo sentiti orgogliosi, dimostrando di essere interessanti sia per la qualità del nostro prodotto che per il modo in cui comunichiamo il nostro brand”. Nel 2021, dopo varie vicissitudini, tra cui la pandemia, Hibu è tornato a essere un birrificio artigianale indipendente.
Tecniche di produzione: un’evidente cura dei dettagli
La produzione della birra artigianale in Hibu è un processo che unisce precisione, passione e una profonda conoscenza delle materie prime. Tutto inizia con l’acqua, trattata con osmosi inversa per garantirne la purezza ideale. “L’acqua è fondamentale, la sua composizione influisce notevolmente sul prodotto finale”, spiega Giacomo. Dopo aver regolato i parametri dell’acqua, si macinano i malti in una farina grossolana per facilitare l’estrazione degli zuccheri durante l’ammostamento, un passaggio essenziale che attiva gli enzimi per trasformare gli amidi in zuccheri fermentabili. “Piccole variazioni di temperatura e tempi possono portare a risultati molto diversi,” sottolinea Giacomo, riferendosi ai passaggi chiave di questo processo: la proteasi, la beta amilasi e l’alfa amilasi, che insieme determinano corpo e grado alcolico della birra. Successivamente, il mosto viene filtrato per eliminare le impurità solide, portato a ebollizione e arricchito con il luppolo, che conferisce amaro e complessità aromatica, bilanciando i sapori del malto. Dopo un rapido raffreddamento, il mosto viene trasferito nei fermentatori, dove i lieviti trasformano gli zuccheri in alcol e anidride carbonica, generando anche note aromatiche distintive. “Utilizziamo una vasta gamma di lieviti -continua Giacomo-, alcuni neutri per esaltare il luppolo, altri più caratteristici per aggiungere note speziate o fruttate”. La fermentazione primaria dura circa otto giorni, seguita da venti giorni di maturazione a freddo, la cosiddetta lagerizzazione, che armonizza i sapori e perfeziona la birra. In totale, il processo richiede circa 28 giorni, durante i quali ogni fase è attentamente monitorata per mantenere gli elevati standard qualitativi di Hibu.
Evergreen, fiori all’occhiello e il piacere di sperimentare
“Ogni anno produciamo 9 birre perenni, come le chiamiamo noi, e 4 stagionali. Disponiamo anche di un piccolo impianto produttivo, circa un quarto di quello principale, dove sperimentiamo e creiamo nuove
birre. Circa una volta al mese realizziamo birre one shot o sviluppiamo ricette che potrebbero diventare prodotti di larga scala. Tra tutte, Trhibu è la nostra birra più rappresentativa: una IPA dal 6,9% di alcol, decisa e ricca di profumi. La definiamo morbida e ruvida, amara da impazzire, dissetante e intrigante e ci ha sempre dato grandi soddisfazioni anche a livello commerciale” racconta Giacomo.
Made in Hibu, made in Italy
Ogni birra Hibu racconta una storia unica, non solo attraverso i suoi sapori ma anche attraverso l’immagine del brand, curata nel dettaglio con una passione e una dedizione tipiche dell’artigianato italiano. Le grafiche delle etichette, i nomi evocativi e l'attenzione ai particolari trasformano ogni bottiglia in una vera opera d’arte, evidenziando quanto per un produttore Made in Italy sia fondamentale la creatività, la straordinaria capacità di trasformare la materia prima rendendola unica e riconoscibile ovunque”.
“Il mercato della birra artigianale è in crescita -conclude Giacomo- ma è fondamentale continuare a innovare e a educare i consumatori sulla qualità dei nostri prodotti. Hibu ha già dimostrato di poter competere non solo a livello locale, ma anche internazionale, grazie all’eccellenza delle sue birre e alla capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato. Il nostro obiettivo è far conoscere le birre Hibu in tutta Italia e oltre, senza mai perdere di vista i nostri valori: qualità, autenticità e passione”.
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