Il Guado: La storia millenaria della stampa a ruggine romagnola

Articolo di Giulia Da Fermo

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Elena Balsamini, fondatrice del Guado, un’appassionata ricercatrice di storie e sapienze del passato, che ha ricevuto in dono dal padre l’interesse per una tradizione che, giorno dopo giorno, si sta perdendo: la stampa a ruggine romagnola. Nel centro storico di Forlì custodisce questa nobile arte nella sua bottega/negozio con la voglia e la speranza di poterla tramandare alle generazioni future e farla conoscere a chi ancora ama e condivide l’interesse per l'artigianato artistico in Italia. La stampa a ruggine è unica nel suo genere, una “pozione magica” che trasforma il ferro in ruggine ed Elena, con essa, abbellisce i tessuti e le stoffe, conservate nei bauli delle nonne e delle bisnonne, per donare loro una nuova vita.


Ciao Elena, come e quando nasce il Guado?


Il Guado apre nel 1996 ed è stata una scelta che ho fatto perché mio padre, maestro d’arte a Forlì, si era interessato al corso di stampa a ruggine ed io lo vedevo lavorare e creare i blocchi. Io sono sempre stata molto appassionata di storia così ho deciso di recuperare questa antichissima tradizione rendendola mia, studiandone la storia e cercando di capire come mai si era diffusa proprio in questo territorio. Volevo portare avanti una parte di territorio e di una tradizione che si stava perdendo, all’epoca eravamo già in pochi ma oggi siamo rimasti in dieci in tutta la Romagna, quindi in tutto il mondo dato che la stampa a ruggine è solo qui. Mi sono assunta questa responsabilità e porto avanti questa tradizione del popolo romagnolo che altrimenti non ci sarebbe più, è quello che mi sono sentita di fare trent’anni fa e che continuo a fare.

Utensili per la stampa a ruggine romagnola del Guado


Raccontaci un po’ la storia e la tecnica della stampa a ruggine romagnola


L’origine esatta della stampa a ruggine non la sappiamo, abbiamo le prime testimonianze

scritte alla fine del 1400 e inizio 1500. Ho fatto una ricerca negli archivi del comune di Urbino e lì ho trovato un documento del duca Federico, che si riferiva ad alcune stamperie del territorio e si preoccupava di come spostare la loro lavorazione che creava disturbo all’interno delle mura, per gli odori che emanavano. La tradizione di questa stampa comprende quindi i territori delle Marche, della Toscana e della Romagna, dove avrà la più larga diffusione e l’origine rimarrà qui, infatti si chiamano tele romagnole. 


Nasce come imitazione dei tessuti nobili delle famiglie ricche, per questo ritroviamo decori ispirati al broccato o al ricamo, per poi arrivare a quei simboli più comuni del mondo contadino come l’uva, la spiga o il galletto. La particolarità de Il Guado è quella del colore, che è fatta con il ferro e per questo si chiama “a ruggine”. Il ferro viene fatto macerare nell’aceto, diventa ruggine ed è poi unito ad altri ingredienti come il solfato di ferro e la farina; nell’ultimo passaggio viene bollito. 

Stampa a ruggine romagnola: il Guado


Questa è la mia “ricetta” ma ognuno ha la sua, gli ingredienti sono quasi sempre gli stessi, cambiano le dosi e i procedimenti per le matrici, i blocchi di legno su cui è inciso il disegno che poi verrà riportato sulla stoffa. Variano anche i colori, le tonalità distinguono le varie stamperie e i decori, scelti dopo un’attenta ricerca. Tutti però abbiamo il mazzuolo, lo strumento che permette di battere e di imprimere il disegno riportato sul blocco direttamente sul tessuto.


Quali sono i prodotti che il Guado produce e vende maggiormente?


La produzione che realizziamo qui al Guado è principalmente di biancheria per la casa: tovagliato, copriletti e tende. Negli ultimi anni c’è però più attenzione per il complemento d’arredo come cuscini o l’accessorio di abbigliamento come lo scialle, le borse le rifiniture di giacche e pantaloni, scarpe...tutte cose che nel tempo abbiamo iniziato a proporre e che stanno avendo un loro mercato. Anche se la tovaglia stampata a ruggine rimarrà sempre un’icona, era la cosa che dovevano avere tutti sulla tavola, perché era un prestigioso simbolo della famiglia e del focolare, da utilizzare nelle grandi occasioni.


Quanto sono importanti i materiali di recupero nella tua attività e perché?


Il recupero dei vecchi tessuti per me è importantissimo. Io vado a cercare tutte le tele che si facevano in Romagna, e non solo, con i filati di provenienza, qui ad esempio andava molto la canapa. Fino alla metà del ‘900 si usava coltivare, filare e tessere e ci creavano i rotoli di tela che poi servivano per fare le lenzuola, i copriletti o le tende. La maggior parte di questi telai sono ormai andati distrutti dopo la seconda guerra mondiale ma ancora in moltissimi hanno in casa dei corredi avuti in eredità dalle nonne o dalle bisnonne. A me piace moltissimo l’idea di ridare vita a quello che è nato tanti anni fa, nascosto forse in un baule, ma che noi qui al Guado recuperiamo. Spesso sono tessuti rovinati o rimessi in sesto con altri pezzi ma è proprio questo il bello: non si butta via niente, tutto può veramente avere una seconda vita.


Il cliente è davvero affascinato dalla storia di questi materiali di recupero e allora racconto

loro la storia di quello che stanno acquistando e la motivazione di qualche imperfezione presente nel tessuto. Io non sto semplicemente stampando su un pezzo di stoffa ma

racconto una tradizione, regalo qualcosa che arriva dal passato.

Stampa a ruggine romagnola del Gaudo


Quali progetti ci sono nel vostro futuro qui a il Guado?


Io vorrei riuscire a ridare vita a tutto quello che è l’artigianato artistico in Italia perché ci

stiamo perdendo e vorrei anche stimolare attivamente questa riscoperta. Questo è il mio progetto futuro, certo vorrei anche che qualcuno portasse avanti il Guado ma ad oggi tutti l’apprezzano ma nessuno riesce a vederci una possibilità di lavoro, soprattutto adesso che viviamo in un mondo sempre più tecnologico. 


L’innovazione non è solo il fatto concreto di usare una macchina al posto dell’essere umano ma è anche la possibilità di utilizzare la tecnologia per recuperare dei disegni, per snellire i procedimenti e per promuoversi anche dove nessuno ci conosce. Noi siamo stati troppo spesso chiusi nelle nostre botteghe, il mio ideale di futuro è recuperare tutto quello che c’è ma bisogna partire prima di tutto dalla nostra sensibilità culturale e dalla voglia di non tralasciare le origini e la storia della nostra italianità.


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