La Camiceria Tiziano rappresenta una delle eccellenze artigianali di Milano. Fondata nel 1947 da Ida Morlacchi, questa camiceria è un punto di riferimento per chi cerca camicie su misura di alta qualità. Da oltre settant’anni, la tradizione e l’abilità artigianale si tramandano di generazione in generazione, mantenendo viva l’essenza del vero Made in Italy. Abbiamo incontrato la nipote di Ida, Rossella,
pronta a raccontarci l’affascinante storia della bottega, le fasi del confezionamento di una camicia su misura e come la Camiceria Tiziano riesce a mantenere la sua identità artigianale pur integrando le nuove tecnologie.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
La Camiceria Tiziano ha una lunga storia che inizia nel 1947. Potrebbe raccontarci com’è nata e come è stata tramandata di generazione in generazione?
La nostra bottega nasce nel 1947 con mia nonna, Ida Morlacchi, che da ragazzina lavorava presso un laboratorio industriale. Quando questo chiuse mia nonna rilevò parte dei macchinari e cominciò con la sua ditta artigianale. All’inizio lavorava per sette o otto camicerie di Milano e si unì anche mia mamma, che prima era una commessa. Nel 1984 la signora proprietaria del negozio in cui ci troviamo ora voleva, andando in pensione, lasciare la sua bottega a qualcuno che “capisse qualcosa” del suo lavoro. Ecco che quindi mia madre prese questo negozio, mia nonna smise di lavorare per tutti gli altri e avviarono quest’attività. Quando ho finito gli studi ho iniziato ad occuparmene anche io e si è aggiunto anche mio marito, che oggi si occupa del taglio.
Quali sono le tappe del processo di confezionamento di una camicia?
La camicia nasce dalla scelta del cliente, che decide tessuto, forma dei colletti, bottoni e attaccature, le cuciture, pesantezza del collo e dei polsini e iniziali (in caso le voglia). Una volta creato il modello, dopo la prova in teletta col cliente, viene creata una cartella, che viene portata in laboratorio, dove si svolge il taglio della camicia. Oltre al taglio vengono stirate le parte davanti, ovvero i cannoncini, dove ci sono le asole e i bottoni. Poi viene passata al reparto della cucitura, dove si assembla la totalità della camicia. In seguito, si fanno le asole e i bottoni e si passa alla ricamatrice per iniziali a mano o a macchina. Una volta finita, la camicia viene stirata e portata in negozio per essere consegnata al cliente.
In tutti questi anni di storia, com’è cambiata la domanda dei vostri prodotti? E cosa continua a contraddistinguervi?
Non abbiamo visto grossi mutamenti, in realtà, a parte nelle modellistiche e nelle forme delle camicie. Negli anni Sessanta si usava la camicia molto molto stretta, poi negli anni Novanta/Duemila la camicia è diventata larga e comoda, tant’è che non si faceva neanche la prova in negozio visto che l’eccedenza non era più vista come difetto. Ora, da sei o sette anni, la camicia è tornata a essere stretta. Noi abbiamo sempre lavorato con le generazioni quindi tanti nostri clienti sono i figli o i nipoti dei clienti di mia nonna: nella realtà milanese ci distingue molto il passaparola insieme alla nostra capacità e professionalità.
Come fate a stare al passo coi tempi, con le nuove tecnologie, le nuove tecniche, mantenendo la vostra artigianalità?
La nostra camiceria è una camiceria artigianale, che conserva la produzione della camicia come era una volta. Certo, la macchina da cucire una volta tagliava il filo lungo ed era l’operaio che doveva tagliarlo, oggi, invece, ci sono le rasafilo che tagliano loro il filo. Per quanto riguarda la costruzione, però, noi tagliamo ancora con il modello in carta, disegnato apposta per ogni cliente a matita e tagliato con la forbice, a differenza di tante camicerie che usano il CAD, con cui si perde un po’ l’artigianalità. L’unica parte su cui cerchiamo sempre di migliorare riguarda i macchinari, come la macchina delle asole più performante o la macchina del cucito, ma tutto il resto è artigianato puro e vogliamo rimanere così.
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