Nicola Enrico Antonio Monzino: laboratorio di liuteria tra arte e tradizione

Articolo di Sonia Teti

A due passi dalla Metro di Wagner, si trova il Laboratorio di Liuteria di Nicola Enrico Antonio  Monzino. Il Suo desiderio è stato quello di recuperare l’importante lavoro di liutaio, che era la  tradizione della Sua famiglia. Monzino ha ricreato i valori della Liuteria e l’ha rimessa in piedi. 

L’entrata del palazzo è antica e intrigante, il cortile è un giardino che ci invita tra alberi e siepi e  ci porta al laboratorio. Si tratta di una stanza semplice e rustica, ma non vi manca proprio  niente, è piena zeppa di utensili e attrezzi di lavoro, scenario indice del grosso fervore creativo  di questo artista. 

Siamo circondati da viole, violini e violoncelli. E se ora volassero, come nel film Fantasia?  Potrebbero volteggiare in un concerto d’archi, intonando Vivaldi, Mozart, Bach o Rossini.  

Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube: 


La Sua professione è legata a quella del nonno e alla riscoperta delle tradizioni del  passato. Ce ne vorrebbe parlare?  

La mia passione è nata un po' tardi, nonostante fosse un mestiere della mia famiglia. Io ho  lavorato comunque nell'ambito del mercato degli strumenti musicali per sedici anni, sempre  all'interno dell'azienda di famiglia, che aveva lasciato tutta la produzione di strumenti dal dopoguerra. Dopo questi 16 anni, nel 2008 ho dato un colpo di testa e ho deciso di riprendere in  mano il lavoro della liuteria. Non essendoci più mio nonno, ho dovuto rimboccarmi le maniche, 

mi sono iscritto alla Scuola di Liuteria di Milano ed eccomi qua. 



Suo figlio a tre anni ammirava la bellezza di un violino prodotto da Lei. Lei espone una  profonda riflessione sulla Bellezza, sul sito, collegandola all'ipotesi che la Bellezza venga  generata dall'Eccellenza e dal Talento. In Sicilia si è soliti dire che un cibo è bello per  intendere che, se è bello, è stato cucinato bene ed è buono. Tramite la Bellezza e  l'Eccellenza di uno strumento musicale il musicista potrebbe trovare la propria identità? 

Che la bellezza salverà il mondo è un dato di fatto. La bellezza degli strumenti ad arco, secondo  me, è intrinseca. Per quanto riguarda l’identità dei musicisti, gli strumenti non vengono cuciti  intorno al musicista, di solito è piuttosto il contrario: è il musicista che deve trovare il suo  strumento. 

Produce soprattutto violini. Quali sono le peculiarità di questo strumento? 

Mi occupo specificatamente della costruzione di soli strumenti ad arco: la viola, il violino e il  violoncello. Ci sarebbe anche il contrabbasso della stessa “famiglia”, ma essendo troppo grande  non ci starebbe in laboratorio, quindi non lo costruisco.

Peculiarità dello strumento... fa parte dell'eccellenza italiana perché il violino moderno, come lo  conosciamo noi oggi, è stato creato in Italia; quindi è un orgoglio nazionale, che ci sentiamo di  portare avanti. La mia famiglia lo fa da circa 260 anni e io spero di continuare. 

Chaplin nella scena della fabbrica ben rappresentava la fretta dei tempi moderni, mentre  dal Suo laboratorio artigianale la fretta viene lasciata fuori. Ogni strumento richiede la  giusta calma per progettare bene ed eseguire bene. Quale sarebbe l'iter di costruzione?  

Certamente la calma e la pace sono essenziali; quando entro in laboratorio e chiudo la porta, è  quello che cerco in questo posto. 

Per costruire uno strumento si parte dalle basi, che sono i legni. Noi utilizziamo essenzialmente  due tipologie di essenze diverse: l’abete rosso e l'acero marezzato. L'acero marezzato arriva dai  Balcani, dall'Adriatico, perché in Italia ne abbiamo poco. Viene usato per fare la struttura dello  strumento: il fondo, le fasce, il manico... mentre per la tavola armonica si usa l'abete rosso, che  arriva dalle foreste del Nord Italia, fatto di cui noi siamo orgogliosi produttori. Lo esportiamo  in tutto il mondo. Il legno massello viene lavorato manualmente in tutte le sue fasi. Nella prima  fase, andiamo a creare il profilo dello strumento, che ci servirà successivamente per andare a  tagliare poi il fondo. Lo stesso procedimento avviene anche per la tavola, dopodiché verranno  entrambi scavati con l'utilizzo di strumenti come la sgorbia, per esempio, o dei pialletti, sia nella  parte esterna che in quella interna. Si crea così lo spessore dello strumento.  

Sia la tavola che il fondo andranno poi applicati alle fasce, dopo aver tolto la forma interna, che  serve solo per mantenere la forma dello strumento. Chiuso anche il fondo, la cassa armonica è  terminata.  

A questo punto andrà aggiunto il manico, con il suo riccio; è un lavoro effettivamente più di  scultura che di falegnameria, viene innestato all'interno della cassa armonica con un incastro a coda di rondine. Vanno poi aggiunti tutti gli accessori, che in genere sono di legno di ebano.  L’ebano è un legno naturalmente nero, molto resistente. Questi accessori sono la tastiera, il  capotasto, il capotasto inferiore, la cordiera... Lo strumento è ora bianco, non ancora verniciato,  così se ci fosse ancora qualcosa da modificare si potrebbe farlo. Di solito lo faccio provare al  musicista. Solo il musicista è in grado di provare lo strumento fino a fondo. Come un pilota che  testi una macchina a fondo, il musicista è capace di dirmi se va tutto bene o se c'è qualcosa da  cambiare. Se va tutto bene, smonto tutti gli accessori e passo alla verniciatura con vernice a base alcolica o a base di olio. Lo strumento è finito.  



Ci sono progetti per il futuro? 

Sicuramente continuare questo lavoro portando avanti il nome della famiglia il meglio possibile. 

Come altro obiettivo, mi piacerebbe fra tre anni riuscire a vincere il concorso della Triennale di  Cremona, che è un po' l'Olimpiade della Liuteria, dove i liutai del mondo si incontrano per  cercare di prevalere con il migliore strumento.


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