Conoscere gli artigiani del nostro paese ci permette di entrare nelle vite di centinaia di uomini e donne che, ogni giorno, nutrono tradizioni dando forma a creatività e autenticità.
È come sfogliare un antico libro, ricco di pagine che raccontano storie di colori, profumi e sapori. Racconti unici e veri come le persone e i sentimenti che li popolano.
E tra queste pagine risuonano le parole della famiglia Sommariva che, in Porta Romana a Milano, da inizio ‘900, gestisce l’omonima pasticceria nonché rinomata bottega storica.
Un racconto costruito sulle forti radici di una passione condivisa e tramandata di padre in figlio, di generazione in generazione.
Abbiamo incontrato Giorgio e Ivan Sommariva, con cui abbiamo trascorso un piacevole pomeriggio tra colombe, amaretti di Porta Romana e quell’intenso, inconfondibile profumo di dolce appena sfornato.
Ciao Ivan, qual è la storia della Pasticceria Sommariva e come avete raccolto l’eredità di famiglia?
Io e mio fratello Gianluca siamo i naturali eredi della nostra azienda di famiglia, la Pasticceria Sommariva, in Porta Romana a Milano.
Una bottega storica del 1919, rilevata da mio padre, Giorgio, nel ’76, che fin da subito ne ha modificato l’insegna con le parole “ Pasticceria Sommariva, Giorgio e figli”, una vera usanza dell’epoca, sebbene io e mio fratello avessimo appena 2 e 5 anni.
Una consuetudine che si è presto trasformata in realtà: con il passare degli anni io e Gianluca, cresciuti tra impasti, zucchero e forni, abbiamo imparato ogni segreto della nostra arte di famiglia contribuendo, oggi, a portare avanti una tradizione ormai secolare.
Stiamo dando un seguito alla pasticceria ma anche, e soprattutto, agli Amaretti di Porta Romana, un dolce che rappresenta il nostro marchio di famiglia.
Questi golosi amaretti, la cui ricetta è tramandata di padre in figlio, rappresentano ormai un souvenir di Porta Romana.

Così, mentre gli Amaretti concretizzavano il nostro legame con la tradizione, abbiamo sentito il desiderio di creare qualcosa di nuovo che ne fosse il naturale proseguimento.
Noi, la nuova generazione, abbiamo reinterpretato la ricetta originale, trasformandola in una variante golosa e innovativa.
Il risultato? Una delicata pastina di mandorle, arricchita di cioccolati di diversi gusti, che abbiamo chiamato Amoretti di Porta Romana.
Gli Amaretti incarnano la nostra storia e gli Amoretti sono il futuro, la continuità della nostra azienda, la volontà di custodire la tradizione, aggiungendo un tocco di creatività e passione.
Sommariva non è una semplice pasticceria, vero?
Sommariva non è solo una bottega storica, ma è anche un posto del cuore.
Spesso ospitiamo clienti che raccontano che, da bambini, venivano qui insieme alla loro mamma oppure in compagnia della nonna.
Acquistavano un topolino e una veneziana che, all’epoca sostituivano gli attuali croissant o il pain au chocolat.
Le veneziane allora erano i prodotti più consumati, insieme alle cremonesi, che tuttora sono nella nostra proposta e rappresentano il profondo legame con la tradizione.
Le veneziane sono simili al panettone, senza canditi ma arricchite con crema, zucchero in granella o mandorle. Le cremonesi sono dolci tipici caratterizzati da una consistenza friabile e ingredienti semplici, come mandorle e burro.
Un posto del cuore per i nostri clienti, che si rivolgono a noi per la preparazione di torte per le più svariate occasioni, ma anche per una semplice colazione in compagnia delle persone care.
Ma Sommariva è soprattutto il nostro posto del cuore!
Per noi, che siamo cresciuti tra questi profumi e sapori, giocando da bambini e che ancora oggi continuiamo a giocare, da adulti, divertendoci con il nostro lavoro.
Avete qualche prodotto che unisce tradizione e creatività in modo originale?
Amiamo prenderci cura dei nostri clienti e creare prodotti che li rappresentino e che soddisfino ogni possibile esigenza.
A tal proposito voglio raccontarvi la storia del Pan del Gino, un Panettone rivisitato che cela una simpatica storia legata al piacere di condividere.
Ogni domenica, qui alla Pasticceria Sommariva, veniva a trovarci un cliente accompagnato dal suo cane, Gino, che amavamo viziare con qualche biscotto.
Dopo qualche tempo il cliente, ormai diventato abituale, ci ha commissionato un dolce adatto anche a lui, essendo affetto da diabete.
È nato così il Pan del Gino, oggi richiestissimo: un Panettone con meno calorie, senza uvette né canditi, ma arricchito con cioccolato fondente e noci!

Il nome Pan del Gino, liberamente ispirato al cagnolino, è un omaggio giocoso a panettone, che, secondo tradizione popolare, deriverebbe da Toni, un umile fornaio della corte di Ludovico il Moro (XV secolo).
Si racconta infatti che, durante un banchetto natalizio, il cuoco di corte bruciò il dolce previsto, e Toni improvvisò un pane dolce con farina, burro, zucchero, uova e uvetta. Il dolce ebbe grande successo e venne chiamato "Pan de Toni", poi trasformato in panettone.
Nel periodo di Pasqua creiamo la versione pasquale del Pan del Gino, sostituto della Colomba classica, che amiamo chiamare, ovviamente, Ginetta.
Mentre sono in laboratorio, Ivan, avvia la produzione delle Colombe (e della versione light, le Ginette!), il dolce tipico del periodo di Pasqua.
Nato al Nord Italia oggi, nel periodo pasquale, è disponibile sui banchi di tutto lo stivale, accanto a capolavori culinari, come la Pastiera napoletana, la Scarcella pugliese e lucana, le Pardulas sarde, la Cuzzupa calabrese e ad altre deliziose prelibatezze regionali.
Un dolce lievitato, a base di farina, uova, burro, zucchero e lievito madre, arricchito di scorze di arancia e vaniglia, viene ricoperto di una golosa e croccante ghiaccia decorata con mandorle intere e zuccherini.
Le origini di questo dolce sono legate a diverse leggende, la più accreditata pare risalire all'assedio di Pavia - intorno al 572 d.C., quando il re longobardo Alboino ricevette in dono un dolce a forma di colomba, simbolo di pace e sottomissione della città. Colpito dal gesto, decise di risparmiare la popolazione.

Viene consumata nel periodo di Pasqua principalmente per il suo valore simbolico biblico di pace, riconciliazione e resurrezione.
Basti citare l'episodio dell'Antico Testamento, che vede Noè, in seguito al diluvio universale, inviare una colomba che ritorna con un ramoscello d’ulivo, simbolo inequivocabile della fine della tempesta e della pace ristabilita.
Assisto alla decorazione delle Colombe e delle Ginette, mentre Ivan, con la mente torna alla sua infanzia e mi racconta…
Come già anticipato, il lato giocoso e divertente del nostro lavoro è fondamentale e, da sempre, accompagna ogni fase della produzione, rendendo ogni gesto un'espressione di passione e creatività.
La preparazione delle Colombe, nello specifico il passaggio decorativo, riporta alla mia mente ricordi lontani.
Uno di essi, assai vivido, è legato alle mandorle grezze: un’immagine di me bambino, in piedi su uno sgabello, intento, insieme a mio fratello Gianluca, a trasferire le mandorle all’interno di un macchina che le sbucciava, aiutati dal baslòt (termine milanese per indicare una ciotola).
Per me, quelli, erano davvero momenti di svago e un gioco e, oggi, li posso rivivere attraverso le mie bambine, Anna ed Emma, che ripetono questa simpatica tradizione, con l’augurio che possa accompagnarle verso un futuro in bottega!
Vuoi spiegarci come create gli Amaretti di Porta Romana?
L’impasto è composto di mandorle amare e dolci, macinate con zucchero e albume che aiuta ad ammorbidire il tutto, ma la ricetta resta comunque custodita nella tradizione familiare.
Il composto viene inserito all’interno di una speciale macchina che taglia le forme in dimensioni identiche, così da favorire una cottura omogenea.
Papà per anni ha creato gli Amaretti a mano, io ho deciso di investire su un macchinario che ottimizzasse la produzione, soprattutto ora che la richiesta è sempre più alta.
Tuttavia, la tradizione vuole comunque che, usciti dalla macchina, gli Amaretti vengano sempre arrotolati manualmente.
Cos’altro include la vostra proposta?
Il mondo dei bambini ispira molto le nostre creazioni
Per esempio, guardando un cartone animato che ama mia figlia, ho creato diversi dolci dalle forme stravaganti, tra cui una coccinella e altre creazioni coloratissime.
Produciamo anche lo Zuccotto, ovvero il dolce tipico a forma di cupola realizzato con Pan di Spagna e farcitura.
Ma non solo: torte di compleanno e di laurea, ugly cake (ovvero torte dall’aspetto volutamente imperfetto, caratterizzate da scritte spesso provocatorie) e prodotti senza glutine, come il Monte Bianco e le Meringate al cioccolato.
La continuità è il filo invisibile che lega passato, presente e futuro. È il valore che ci guida ogni giorno, nel custodire la tradizione e innovarla con passione, affinché ogni gesto, ogni sapore e ogni emozione possano vivere ancora, attraverso le generazioni.