Per la luna, il laboratorio di ceramica di Cristina: quando l’artigianato incontra la solidarietà

Articolo di Floriana Vitiello

Il laboratorio Per la luna crea ceramiche artigianali a Chivasso (TO): è un delizioso angolo di mondo che,  oltre a realizzare oggetti unici e belli, si avvale dalla collaborazione tra il Dipartimento di Salute Mentale  dell’AslTo4 e la Cooperativa Animazione Valdocco. Qui, gli ospiti della Cooperativa trovano un ambiente su  misura per loro, grazie a un servizio educativo che ha lo scopo di favorire l’integrazione sociale di persone  con un disagio psichico. 

Si tratta di due realtà complementari (il laboratorio artigianale e la Cooperativa Valdocco) che permettono  la creazione di articoli in ceramica da usare come idee regalo, oggetti per la casa, oggetti personalizzati per  cerimonie, bomboniere e molto altro. Abbiamo chiesto a Cristina di raccontarci come nasce l’idea di unire due realtà così diverse tra loro, creando un luogo dove l’arte e l’artigianato si legano al sociale in un  connubio perfetto. 

Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:


Come nasce il laboratorio di ceramica e l’idea di collaborare con il Dipartimento di Salute mentale? 

La Cooperativa Valdocco di Torino ha aperto questo posto nel 2000: un servizio di riabilitazione al lavoro per utenti psichiatrici, che vengono mandati dal Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Chivasso.  All’epoca, le educatrici hanno deciso di scegliere l’ambito della ceramica artigianale perché era quello più  idoneo per gli utenti della Cooperativa. La ceramica artigianale, infatti, è più facile da realizzare anche dal  punto di vista della sicurezza sul lavoro, rispetto ad altre attività. Quindi hanno creato questo posto e  hanno affidato a me la parte progettuale a grafica dei prodotti. Poi, con il tempo, dopo vari esperimenti,  siamo riusciti a creare un prodotto che fosse pronto per essere venduto. Così, nel 2008, abbiamo deciso di  avviare questa piccola attività artigianale che permettesse, con la Partita Iva, di poter vendere gli oggetti in  modo formale. A quel punto, mi sono dovuta occupare della parte commerciale del prodotto, perché  questo rendeva più vero e reale il percorso educativo delle persone che vi lavoravano. 



Perché avete scelto proprio la ceramica? 

La ceramica permette un grande margine di “errore”, a differenza di altre lavorazioni, come ad esempio la  cartotecnica, che invece richiede una precisione e una qualità decisamente più elevate. Con gli oggetti in  ceramica la presenza di un difetto o un’imprecisione non rappresenta un limite, ma una particolarità che  contribuisce a rendere l’oggetto unico e originale. La ceramica trasforma un difetto in un pregio. Infatti, i  cartoncini che accompagnano i nostri prodotti riportano proprio questo slogan: “Pregio o difetto?” 

Qual è la clientela tipo? 

I nostri prodotti sono rivolti ad un pubblico molto sensibile, che ovviamente apprezza gli oggetti artigianali  ma che riconosce anche che l’oggetto porta in sé un valore aggiunto, perché è il risultato tangente e  concreto del nostro progetto. È un messaggio, è il simbolo di quello che noi facciamo qui dentro. Ad ogni  modo, il nostro articoli sono venduti soprattutto tramite i negozi specializzati nel commercio di prodotti per  la casa e per le cerimonie. 

Come si riesce a coniugare l’esigenza educativa della Cooperativa con la necessità di mettere in  commercio prodotti di buona qualità? 

Tutte le lavorazioni che vengono fatte nell’nostro laboratorio sono molto semplici, questa è una cosa  necessaria. Quindi per produrre un oggetto che sia vendibile abbiamo fatto leva sulle forme (fatte da noi) e  sui colori. La lavorazione parte dalla terra che viene lavorata con il matterello, facciamo le lastre, e facciamo  i cosiddetti biscotti. Questi poi vengono asciugati e rifiniti, dopo di che entrano in forno e vengono cotti. Il  biscotto, poi, viene smaltato o cristallinato per immersione. Ci sono solo piccole lavorazioni che vengono  fatte con il pennello. Dopo la fase di colorazione, il pezzo viene fatto asciugare e rimesso in forno per la  seconda cottura, questa tecnica si chiama maiolica. Questi pezzettini, poi, vengono assemblati in base a 

quello che dobbiamo realizzare. Ad esempio, il pezzo può essere attaccato alla molletta o alla calamita, etc.  Generalmente cerchiamo di creare oggetti che abbiano una funzione.  

Come siete riusciti a semplificare le lavorazioni? 

Per semplificare le lavorazioni abbiamo cercato degli stampini sul mercato, altri li abbiamo realizzati noi, e  soprattutto abbiamo creato dei timbri. I nostri ragazzi utilizzano mattarelli, stampi per tagliare le forme. Si  tratta di strumenti semplici e che semplificano le lavorazioni. I timbri, ad esempio, nel tempo sono diventati  tanti perché all’inizio li abbiamo trovati già fatti ma ultimamente li stiamo progettando noi. 

Quale prodotto, tra le varie creazioni, la rende più orgogliosa? 

Ci sono più oggetti che possono essere definiti il fiore all’occhiello del nostro laboratorio, per motivi diversi.  Sicuramente l’angioletto smaltato è una delle creazioni più rappresentative, perché è un nostro disegno e ne facciamo quasi 1000 all’anno e può essere considerato il simbolo della nostra produzione. 



Cosa si augura per il futuro del laboratorio? 

Spero che il nostro lavoro venga conosciuto da tante persone, perché è un progetto pilota anche se  longevo, ma credo che ci sono ancora tante persone che non lo conoscono.




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