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Sulle Rigaste che portano alla basilica di San Zeno a Verona, a ridosso di Castelvecchio con la sua impareggiabile vista sul ponte, meta imperdibile di turisti a caccia di selfie, si trova Medusa bottega del cuoio, il laboratorio-store di Mariolino Spadina, uomo di poche parole, ma di grande produttività.
Imprenditore per eredità familiare o per desiderio personale?
Agli inizi degli anni Settanta, ho iniziato a giocare con il cuoio, e da lì è partita la mia avventura imprenditoriale. Non si tratta di una attività di famiglia, poiché io sono cresciuto nel mondo della falegnameria di mio padre.
C’è qualche motivo particolare per la scelta del volto di Medusa, in bella vista sul logo aziendale?
Medusa è un personaggio mitologico particolare: a me piaceva molto, ma il grafico che mi ha disegnato il logo me l’aveva sconsigliata, perché produceva un impatto decisamente negativo. L’ho liquidato con un fermo “Non m’interessa”… e Medusa è stata.
Come nasce un suo prodotto?
Sicuramente si parte da un desiderio espresso nello specifico dal cliente; poi si costruisce il modello in cartoncino, si studiano le varie misure e proporzioni utili a creare un oggetto armonioso e poi si procede con il taglio dei vari pezzi del pellame. A volte, la prima versione può non risultare perfetta: allora si corregge il modello nei piccoli particolari utili a realizzare il prodotto al meglio.
La mia giornata inizia molto presto al mattino e quasi subito è diretta verso il negozio: è il mio parco-giochi, dove vengo sempre volentieri per realizzare oggetti di mio gusto, con l’uso e la lavorazione dei materiali di mio gradimento.
Per creare i miei prodotti uso la concia vegetale toscana, che tipicamente utilizza i tannini, e dove si elimina molta più acqua rispetto alla concia al cromo. Tuttavia, a fronte della grande quantità d’acqua usata, c’è il vantaggio che la stessa è utilizzabile anche per irrigare i campi, perché non è inquinata. Mentre nella concia al cromo serve una minore quantità d’acqua, che però, una volta impiegata in altri usi, produce danni seri.
A quale tipologia di clienti si rivolge?
Vendo a veronesi e a turisti in generale. Il guaio con i turisti è che passeggiano sopra le Rigaste (argine alto dell’Adige) e quindi la camminata sul marciapiedi davanti a tutti i negozi di questa strada, ne risente parecchio. Anche la logistica ha il suo peso… Di buono c’è che una volta acquisito il cliente-turista, sicuramente in un secondo viaggio a Verona non mancherà mai di fare tappa da me. Torna volentieri a trovarmi… Ed è un bel segno di fidelizzazione. Soprattutto dopo la crisi economica dovuta alla pandemia, in cui l’attività ha sofferto parecchio: a fronte di entrate assenti, le spese di manutenzione (affitto, utenze, ecc.) non sono state sospese, quindi la fatica di tenere aperto è stata grande.
Quali sono i suoi “ferri del mestiere”?
La timbratrice mi serve per marchiare a fuoco; la pressa idraulica è utile a tagliare i vari pezzi di pellame e le fustelle. Seguono la tingibordi e la tagliastrisce, che serve per il taglio di tracolle e cinture. Con la scannitrice si tagliano i bordi più sottili della pelle, che permettono poi di realizzare gli orli e creare meno spessore.
E infine, ecco la vera protagonista: la mia macchina da cucire! È un’amica fidatissima: mi segue ormai da oltre quarant’anni e non ha mai avuto un solo problema!
Qual è l’oggetto che l’appassiona maggiormente, quando vuole sprigionare la sua creatività?
La cosa che mi piace creare di più sono le borse, anche se, in termini di redditività, rappresentano il prodotto su cui si guadagna meno, perché richiedono fino a tre giorni di lavorazione.
Ha mai cullato il desiderio di ingrandire la sua azienda?
Negli anni, di tanto in tanto è arrivato qualcuno con suggerimenti o proposte indirizzate a strutturare la mia attività in modo più “massiccio”…, ma passare dalle chiacchiere ai fatti è sempre un salto notevole, e quindi ho preferito proseguire da solo, mantenendo l’azienda così com’è oggi.
Qual è il futuro della sua attività?
Tante persone mi chiedono di fare esperienza artigianale: di fatto avrei molte richieste da parte di giovani che vorrebbero imparare il mestiere, ma costano troppo e non ho possibilità di tenerli, nemmeno in stage.
Purtroppo, dopo di me, non ci sarà seguito, perché i costi per tenere un apprendista sono troppo elevati; mia figlia vive a Monaco ed è un ingegnere, quindi… L’attività si concluderà quando andrò in pensione.
Quanto vale il Made in Italy nella sua attività?
Tutto quello che c’è nella mia azienda è Made in Italy: dai materiali, al tipo di concia, alla creatività… Tuttavia credo che in giro ci sia molto meno Made in Italy di quanto in effetti si racconta. E lascio alla fantasia di tutti, immaginare nel mondo della pelletteria quanto possa pesare la concorrenza…
Se siete in giro per Verona e volete vedere un artigiano che ancora concia a mano il pellame… Fate tappa da Medusa, la bottega del cuoio, in Rigaste San Zeno 19.