Nel canale di Sicilia c’è sempre meno pesce. I pescatori di Lampedusa chiedono il fermo biologico.

Articolo di Vassily Sortino

L’appello arriva dal punto più a Sud D’Italia: “Non c’è più pesce nel canale di Sicilia, attuare il prima possibile il fermo biologico”. E a sostenerlo non sono ambientalisti o animalisti, ma i pescatori di Lampedusa, quindi gli eredi di persone che con il mondo del pesce lavorano da centinaia e centinaia di anni.

«Chiediamo il fermo biologico e tecnico nel periodo delle riproduzioni delle specie ittiche, retribuito per la durata di sei mesi». A dirlo è Totò Martello, presidente del consorzio Cogepa di Lampedusa che raccoglie la marineria di Lampedusa e Linosa, rilanciando l'allarme per la carenza di pesce nel Mediterraneo. «Nel frattempo chiediamo – aggiunge – che vengano fatte delle indagini in tutto il Mediterraneo per comprendere le ragioni per cui nel canale di Sicilia non ci sono più pesci».

«Vogliamo un incontro immediato – ha spiegato Martello – con l'assessore regionale alla Pesca. Una volta esaminati i dati, chiederemo un incontro a Bruxelles per affrontare questo problema che coinvolge centinaia di pescatori. I pescatori siciliani devono unirsi, perché il problema riguarda tutte le marinerie siciliane e calabresi». 

Nei giorni scorsi anche le cooperative di pescatori di Sciacca hanno denunciato la drammatica riduzione di specie ittiche nel Mediterraneo e hanno partecipato a un'audizione della commissione attività produttive dell'Assemblea regionale siciliana.

I pescatori in particolare segnalano una carenza significativa di diverse specie, inclusi il pesce azzurro come sarde e alici, e ritardi nella crescita degli esemplari. Le cooperative di pescatori siciliane hanno espresso forte preoccupazione per la situazione, chiedendo addirittura la dichiarazione dello stato di calamità naturale.

Una delle cause principali indicate è il cambiamento climatico e il surriscaldamento delle acque del Mar Mediterraneo, che sta alterando gli equilibri marini e rendendo l'ambiente meno favorevole a diverse specie ittiche. Vengono menzionati anche altri fattori che contribuiscono alla crisi, come dinamiche ambientali non ancora pienamente comprese e, in passato, la pesca a strascico intensiva. Alcuni pescatori sportivi segnalano anche la pesca illegale vicino alla costa come un problema.

Francesco Tiralongo, docente e ricercatore all’Università di Catania ha dichiarato nei giorni scorsi che «la crisi della pesca in Italia è il prodotto di una somma di pressioni che convergono sugli ecosistemi marini e sui comparti produttivi costieri. A peggiorare il quadro c’è la pesca eccessiva e spesso mal gestita, ancora troppo presente, dove lo sforzo di pesca continua a superare i limiti di rigenerazione biologica delle popolazioni». 

Tra le principali cause della riduzione di pesci nel Canale di Sicilia spicca l’aumento delle temperature delle acque, un problema che gli esperti denunciano da tempo. Un altro elemento critico è rappresentato dalle specie aliene invasive, come granchi blu, pesci palla, pesci coniglio e pesci flauto, favoriti proprio dal riscaldamento delle acque. Queste specie competono con quelle locali per lo spazio e le risorse alimentari, minacciando la biodiversità.

A questi problemi già noti una ricerca recente ha aggiunto anche il fatto che i mari stanno diventando sempre più scuri, riducendo la penetrazione della luce solare e impattando la fotosintesi e la catena alimentare marina. 

La soluzione appare quindi il fermo biologico, ovvero un periodo di tempo in cui la pesca è vietata in determinate aree marine, con l'obiettivo di tutelare la riproduzione e la crescita di specie ittiche.

I pescatori, come quelli di Lampedusa, chiedono un fermo biologico e tecnico retribuito per una durata significativa, fino a sei mesi: una richiesta che indica la gravità della situazione e la necessità percepita di un intervento drastico per permettere al mare di riprendersi. 

Non sarebbe la prima volta che si applica questa misura in maniera straordinaria, ovvero oltre la fase riproduttiva delle varie specie: in Sicilia ci sono stati precedenti di fermo biologico obbligatorio come quello del 2024 per le navi da pesca registrate nei compartimenti marittimi della regione.

Quello dei pescatori di Lampedusa non è quindi un capriccio. Se davvero iniziasse una crisi del pesce, entrerebbe in crisi non sono una catena alimentare, ma un intero mercato artigianale-alimentare capace di muovere grande economia. Un prezzo che gli isolani, al momento rimasti inascoltati, e la Sicilia in generale non si possono permettere di pagare.


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Nel canale di Sicilia c’è sempre meno pesce. I pescatori di Lampedusa chiedono il fermo biologico.
Vassily Sortino 4 luglio 2025
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