Quando Simona La Torre apre la porta del suo atelier, l'immagine è quella iconica delle sarte d’altri tempi: il metro al collo e gli spilli tra le mani, pronta a plasmare la materia. Designer e mente creativa di Atelier Variazioni, situato in via Isidoro La Lumia a Palermo, Simona coordina una bottega d’eccellenza dove il sogno di un abito da cerimonia, da sposa o prêt-à-porter diventa realtà.
Qui, l’attesa è parte del valore: la cura meticolosa delle sapienti mani di Simona e delle sue collaboratrici richiede tempo talvolta fino a dieci mesi affinché ogni dettaglio sia realizzato a regola d’arte.
Il percorso di Simona affonda le radici in una solida formazione accademica. Dopo la laurea in Product Design presso la Facoltà di Architettura di Palermo, si trasferisce a Venezia per un tirocinio in Lotto Sport Italia.
L’esperienza nell’ufficio stile calzature le permette di conoscere da vicino i meccanismi complessi e spesso farraginosi dell’industria del fashion.
Questa consapevolezza matura definitivamente durante la specialistica allo IUAV di Venezia. È qui che, seguendo la propria inclinazione verso una dimensione più umana e autentica, Simona sceglie la via del Design della Moda. Una "deviazione" naturale che le ha permesso di coniugare energia, motivazione e un profondo amore per l'artigianalità, dando vita a una realtà dove la persona e il "saper fare" tornano finalmente al centro.".
Simona, quando è stato inaugurato l’Atelier Variazioni?
"Atelier Variazioni nasce nel 2015, al mio rientro a Palermo dopo il percorso di studi a Venezia, dove ho conseguito la laurea in Design della Moda.
Fin dall’inizio, ho scelto di intraprendere una strada che si allontanasse dal mainstream del fashion system: non condividevo le dinamiche produttive del fast fashion, né la frenetica ciclicità delle sfilate e delle collezioni sempre più ravvicinate.
Ho sempre abbracciato il concetto di slow fashion, ricercando un approccio produttivo basato su un’etica e una morale profondamente legate alla figura dell’artigiano. Attraverso l’artigianato, ho trovato la mia dimensione ideale, mantenendo il controllo diretto su ogni singola fase: dalla progettazione allo sviluppo, fino all’esecuzione del capo.
Il mio percorso è iniziato con una piccola collezione presso un rivenditore; da lì, passo dopo passo, il progetto è cresciuto. Ho aperto il mio primo piccolo laboratorio, per poi approdare a un atelier più grande e strutturato, circondandomi di collaboratrici e dipendenti.
In questi anni ho consolidato la mia esperienza, maturando e crescendo insieme alla mia azienda".
Qual è il suo ruolo operativo e quali linee di abbigliamento caratterizzano l'Atelier?

"All'interno dell'Atelier Variazioni coesistono armoniosamente due anime distinte. Da un lato, vi è la realtà del marchio Variazioni: una produzione esposta e venduta su taglia, composta quasi interamente da pezzi unici.
In questa linea esprimo appieno la mia visione personale di collezione, fondendo arte e moda in totale libertà creativa.
Dall'altro lato, rispondo a un filone sempre più richiesto: l’abito su misura. In questo ambito, creo mantenendo un’identità stilistica forte, ma instaurando una profonda sinergia con la cliente. L’obiettivo è trovare il perfetto equilibrio tra le mie competenze tecniche, il mio stile e le esigenze estetiche e di fisicità di chi si affida a me.
Si tratta, dunque, di due percorsi artigianali differenti ma complementari: il prêt-à-couture, dove l'abito è già espressione compiuta del mio concetto artistico, e la sartoria su misura, dove il capo nasce dal dialogo e dalla personalizzazione totale".
C’è una creazione che più di altre racconta la sua anima e il suo percorso?
"Sono molti gli abiti di cui vado orgogliosa e a cui mi affeziono profondamente, perché ognuno di essi custodisce un contenuto emotivo unico.
Quando una cliente entra in atelier e dà vita al pensiero che anima un vestito, sento che quel capo ha trovato la sua destinazione naturale: «L’abito è tuo, ti appartiene», le dico, e ogni volta è una nuova emozione.
Un legame speciale mi unisce a una delle mie creazioni, caratterizzata da un ricamo centrale realizzato a mano da una sarta di novant’anni che vive sulle Madonie.
Si tratta di un'opera irripetibile, in cui il lavoro artigianale tradizionale incontra l'innovazione di un tessuto tecnico contemporaneo. In questo progetto sono riuscita a far dialogare la tradizione siciliana e la sartorialità con una visione attuale e moderna.
Ho realizzato molti abiti da sposa impreziositi da questi ricami: per me rappresentano un valore inestimabile, testimonianze di tradizioni preziose che rischiano di andare perdute e che, attraverso Atelier Variazioni, continuano a vivere e a raccontare una storia".
Cosa cerca oggi la clientela in una figura come la sua?
"Nonostante la convivenza di diverse subculture, il mercato attuale evidenzia come certe tendenze, come i pizzi classici o i volumi eccessivi, stiano lasciando il passo a nuove estetiche. L’età media della clientela si è notevolmente abbassata: oggi il percorso sartoriale inizia già con i diciottesimi eventi diventati ormai spettacolari e prosegue con le lauree.
Le giovani generazioni richiedono abiti dai colori vivaci, tagli accattivanti e silhouette che giocano con scollature profonde, lunghezze ridotte e volumi audaci, spostati magari sulle maniche piuttosto che sulla gonna.
Il pubblico di Palermo, rispetto a contesti come quello milanese, conserva un’impronta più classica e tradizionale; non è sempre immediato scostarlo dall’immaginario dell'abito convenzionale con fasce o cinturine.
Tuttavia, chi sceglie Atelier Variazioni cerca una rottura con l'omologazione dei negozi di massa. La mia cliente desidera la semplicità, rifuggendo l'eccesso o il superfluo, ma esige quel quid distintivo: un capo che abbia carattere, particolarità e che celebri l’unicità tipica della sartoria artigianale".
Quale consiglio darebbe a un giovane che oggi sogna di intraprendere la via dell'artigianato d'eccellenza?
"Ai giovani che desiderano intraprendere questo mestiere, dico che la chiave di tutto risiede nel saper fare. Spesso si approccia questo mondo con il sogno di diventare stilisti, limitandosi a disegnare figurini, ma per eccellere davvero e dare forma all'immaginazione è necessario conoscere a fondo le tecniche sartoriali, i tessuti, i materiali e i volumi.
Per farlo, la pratica costante è fondamentale: bisogna studiare e mettersi in gioco con umiltà, senza mai pensare di essere arrivati. La modellistica il campo in cui mi sono specializzata e il cucito sono discipline infinite; lo studio non termina mai.
In questo settore, l’immaginazione deve essere sempre supportata dalla competenza tecnica.
Il mio consiglio è di non fermarsi alla teoria o alla ricerca di visibilità sui social. È necessario riportare tutto a una dimensione manuale e pratica. Bisogna integrare da subito la formazione tecnica con quella teorica, consapevoli che questo è un percorso che dura anni.
La sartoria d’eccellenza non è un mestiere che si impara in sei mesi: richiede tempo, dedizione e un profondo rispetto per l'artigianalità".
Come si svolge la giornata tipo di una designer-artigiana come lei?
"La mia giornata tipo si articola attraverso una sequenza di fasi rigorose che iniziano con una meticolosa pianificazione del lavoro, necessaria per coordinare le attività delle mie collaboratrici e rispettare una programmazione che si estende fino a dieci mesi.
Data la grande responsabilità che sento verso ogni cliente, la gestione dei calendari e delle consegne rappresenta il punto di partenza imprescindibile per garantire puntualità ed eccellenza.
Una volta definita la strategia operativa, ogni figura professionale agisce in autonomia mentre io mi occupo della costante supervisione di ogni dettaglio, dedicandomi in prima persona alla modellistica e al taglio, che sono i veri pilastri tecnici della mia specializzazione.
Il lavoro tecnico viene costantemente intervallato dai momenti dedicati alle consulenze con la clientela, incontri che iniziano come dialoghi informali ma che si trasformano subito nel cuore creativo del progetto attraverso la realizzazione di bozzetti e schizzi tecnici.
In questa fase si scelgono i modelli, si definiscono i prezzi e si attinge alla nostra vasta libreria di tessuti per individuare il materiale perfetto per ogni esigenza. Una volta prese le misure, il processo ritorna alla fase di progettazione vera e propria, dove il disegno diventa realtà attraverso la creazione del cartamodello e il taglio del tessuto.
Da qui ha inizio la fase di esecuzione manuale in cui fornisco le istruzioni tecniche alla mia sarta per procedere con la prima imbastitura dell'abito, avviando così il ciclo delle prove sartoriali. Questo percorso prevede un primo incontro con la cliente per verificare la struttura del capo, seguito da una seconda prova per il perfezionamento della linea e un'ultima sessione dedicata alla definizione dei dettagli o alla consegna definitiva.
Ogni passaggio, dalla rifinitura degli orli al controllo finale, è parte di un sistema ciclico e accurato che caratterizza la vita quotidiana in sartoria, dove ogni gesto è finalizzato a trasformare un'idea in un’opera di sartoria artigianale d’eccellenza".
Quale futuro sta disegnando per la sua realtà di sartoria artigianale?
"Il mio obiettivo futuro è differenziare nettamente la linea di alta sartoria da quella di prêt-à-couture, implementandole e rafforzandole entrambe attraverso una strategia precisa.
Desidero ampliare la mia realtà, ma con la volontà di mantenere una dimensione contenuta: superare un certo volume di produzione o un numero eccessivo di dipendenti significherebbe dover delegare a laboratori esterni, perdendo il controllo diretto sulla qualità.
Credo fermamente nel Made in Italy autentico e non sono disposta a scendere a compromessi con l’eccellenza dei miei prodotti; per questo scelgo una crescita moderata e sostenibile.
Come imprenditrice, la mia filosofia mette al centro non solo il successo lavorativo, ma anche la dignità della vita. Non aspiro all'arricchimento fine a se stesso, ma a una quotidianità equilibrata che mi permetta di coltivare il mio tempo libero.
Mi definisco un’imprenditrice consapevole che desidera mantenere una dimensione media, valorizzando l'aspetto umano del lavoro. Tra i miei progetti c'è inoltre lo sviluppo di un canale web dedicato alla vendita di cartamodelli e di una selezione esclusiva di abiti su misura online, capi creati solo su richiesta e gestiti interamente sotto la mia supervisione.
Nel corso dell’intervista, osservando le mani e le braccia segnate da piccole ferite, ho chiesto ingenuamente se la causa fossero i continui spilli del mestiere. La risposta di Simona è stata spiazzante e poetica al tempo stesso: «No, sono state due rondini rimaste incastrate qui in atelier.
Per liberarle, mi sono ferita con un cactus». In fondo, anche le spine, come gli spilli, sono parte di chi dedica la vita a proteggere e creare bellezza con le proprie mani artigiane".






