Un siciliano e uno spagnolo. Entrambi figli d’arte del mondo dell’agricoltura e allo stesso tempo esperti di comunicazione. Insieme decidono di abbandonare un lavoro di ufficio sicuro in Spagna e di fondare la loro azienda agricola biologica in Sicilia, a Roccamena. Rivoluzionando il senso della coltivazione del territorio in due modi: sostituendo le colture a grano con quelle a ulivo e portando la gentilezza nella vallata, insegnando le tecniche di coltivazione migliori anche ai coltivatori vicini. È la fantastica storia di Paolo Miceli e Sergio Sensat, fondatori della Miceli & Sensat, ovvero la più internazionale delle aziende dell’olio siciliane, con i suoi 50 mila ulivi, controllati uno per uno come se fossero figli.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Paolo Miceli e Sergio Sensat, quando avete scelto di iniziare a fare affari insieme?
Paolo: «Nel 2017, quando prendiamo la decisione, mentre vivevamo in Spagna, di fare partire un progetto agricolo e biologico in Sicilia. Abbiamo acquistato questa azienda, che era della famiglia di mia madre, per impiantare un oliveto, con l’obiettivo di fare uno dei migliori olii italiani. L’idea nasce da un mio lavoro precedente, quando in Spagna ho lavorato per una delle più importanti aziende olivicole spagnole. Quella esperienza l’abbiamo traslata qui, col beneficio che in Sicilia il terreno è più ricco di minerali, c’è più sole e gli obiettivi di qualità si raggiungono più in fretta».
Le vostre famiglie nell’agricoltura hanno fatto la storia prima di voi. Quante varietà di olio producete?
Sergio: «La tradizione familiare di Paolo ha aziende agricole da 6 generazioni in Sicilia e in Toscana. La mia famiglia ha iniziato nel 1850 ed è stata la prima a esportare in tutto il mondo. Anche questo progetto è figlio di duecento anni di storia. Questo ci permette di produrre varietà d’olio siciliane e spagnole e ci consente di fare dei blend, cioè l’unire varietà diverse di olive».
Quali erano gli obiettivi aziendali?
Paolo: «Fare degli olii straordinari. Abbiamo così scelto le varietà che ci aiutassero a fare olii blend o monovarietali. Sono sei le varietà di olive che produciamo. Tre autoctone: biancolilla, cerasuola e nocellara del Belice. Poi ci sono due varietà spagnole: arbequina e picual. L’ultima è la coratina. Questi sei tipe di olive, mischiate come abbiamo fatto noi, ci hanno permesso di produrre tre olii di ampio successo mondiale: U Ciuri, Verde e Delicato. Sono entrati nei mercati di alta gamma e hanno ottenuto premi ai più importanti concorsi italiani e mondiali, portandosi al top degli olii nazionali».
Come si fa a raggiungere questi standard di qualità?
Paolo: «Specifico che non siamo un frantoio, ma un’azienda agricola biologica con un frantoio. E la qualità la raggiungi con le olive: sane, in buone condizioni e coccolate. Noi conosciamo le condizioni di tutti i nostri 50 mila alberi. Le olive sono raccolte a mano, col metodo della brucatura, cioé direttamente dai rami, vanno entro due ore in frantoio. Vengono poi filtrate e messe subito in depositi di acciaio inox. Il nostro frantoio non fa solo lavorazione a freddo, ma raffreddata. Vuol dire che tutte le macchine hanno un sistema di raffreddamento che permette di abbassare la temperatura intorno alle olive, per estrarre l’olio alla temperatura ideale».
Perché è rivoluzionario il vostro metodo di coltivazione?
Paolo: «Lo è perché è un’azienda sostenibile. I nostri alberi di ulivo sono irrigati attraverso tubi sotterranei. In questa maniera si evita l’evaporazione dell’acqua, che arriva direttamente alle radici. Questo consente un grande risparmio di liquidi e di energia. Abbiamo anche due laghi aziendali che ci consentono autonomia in caso di crisi idriche. Questo è importante per affrontare il futuro e il cambiamento climatico».
Quali sono gli obiettivi futuri dell’azienda?
Paolo: «Avere cura del territorio che stiamo occupando, continuando con la stessa filosofia di ricerca di qualità della produzione. Il prossimo anno nascerà una nuova qualità di olio. Abbiamo creato anche due varietà di miele biologico. Stiamo convivendo con la comunità che ci sta intorno e tanti contadini nei dintorni hanno deciso di coltivare anche loro una parte del terreno a ulivi».
E il bello di Paolo e Sergio è che aiutano tutti. Sono stati loro a spiegare ai contadini., loro dipendenti, come si coltivava l’ulivo e, quando richiesto, si impegnano a dare consigli di coltivazione dell’ulivo anche ai loro vicini, che hanno scelto di abbandonare la coltura del grano, meno remunerativa. «È anche – dicono – un modo per garantire una economia locale per chi vuole dedicarsi a nuovi mercati. Il tutto, sempre nel rispetto della comunità e del territorio».
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