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Da questo negozio, Di terra e di fuoco, in via del Quattro Aprile a Palermo, è passato persino Mick Jagger. No, non è uno scherzo. Il leader dei Rolling Stones è stato davvero qui. Esattamente il 13 agosto 2021 quando, in vacanza a Palermo, dopo avere visitato Palazzo dei Normanni, ha deciso di percorrere l’area del Cassaro, fino ad arrivare qui, attratto da un dipinto di Antonio Fester Nuccio che rappresenta una delle "strafalarie", come venivano chiamate le donne che un tempo vivevano nei locali in questione, quando erano case d'appuntamento. È il ricordo più bello a oggi di Lavinia Sposito, che qui trascorre le giornate lavorando la terracotta e trasformandola in splendide opere in ceramica.
Lavinia Sposito, quando nasce Di terra e di fuoco?
«Di terra e di fuoco nasce nel 1998. Poi ho fatto una pausa per maternità e ho riaperto nel 2019. Io non nasco artista. Ho fatto studi classici e ho studiato chimica all’università, senza però laurearmi. Ho poi cominciato a fare una serie di formazione che mi han portato a interessarmi all’arte della ceramica artistica e da trent’anni sono una ceramista professionista».
Cosa si può produrre partendo dalla ceramica?
«Di tutto. La mia produzione qui a Di terra e di fuoco copre il settore dell’arredamento, con le piastrelle e le maioliche per fare le pavimentazioni per tavoli o rivestimenti per bagni. Realizzo anche lumi, servizi di piatti, servizi di caffè, piatti, teste di moro e pigne. Tutto può essere inoltre personalizzato su richiesta. Essendo artigiana posso realizzare qualsiasi disegno a mano».
Quali sono i prodotti più richiesti dalla clientela a Di terra e di fuoco?
«Le pigne. Oggetti anticamente utilizzati per proteggere gli immobili dalle influenze esterne. Oggi possono essere utilizzati come lumi o elementi di arredamento. Il colore tipico è quello del verderame. Ci sono anche in altri colori e con varie misure. Molto richieste sono le maioliche, realizzate a mano da 5 a 50 centimetri di grandezza, con smalti lucidi o opachi. Poi le teste di moro, che nascono nel quartiere Kalsa e poi vengono “copiate” dalle altre città».
Quali sono i passaggi per costruire una sua opera?
«Ogni pezzo subisce due cotture. L’opera marcata Di terra e di fuoco viene prima realizzata a mano. L’argilla ha tempi di asciugatura variabili a seconda della stagione. C’è una prima cottura che trasforma l’argilla in terracotta. Il tutto viene smaltato. Si colora, di decora, si informa ed esce fuori il prodotto finito maiolicato. Ogni singolo pezzo ha quindi i suoi tempi di lavorazione».
Esiste un futuro per la ceramica?
«A Palermo ne abbiamo un gran bisogno. Ultimamente hanno chiuso i loro locali molti artigiani. È un peccato, perché la ceramica nasce a Palermo e poi si diffonde nel resto della Sicilia con l’arrivo degli arabi. Noi ceramisti palermitani vogliamo che Palermo sia la città della ceramica, capace di unire tradizione e innovazione per fare in modo che sia apprezzata in tutto il mondo».
Tornando a Mick Jagger di fronte al negozio Di terra e di fuoco, Lavinia ricorda: «Dopo avere visto e fotografato il quadro di Antonio Fester Nuccio è entrato qui in negozio. Ha abbassato la mascherina, perché allora eravamo in piena pandemia, e mi ha fatto cenno di non dire a nessuno che era lì. Ricordo di lui solo una parola: “Wonderful”».
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