A San Cipirrello, alle pendici dell’area archeologica del Monte Jato, a circa trenta chilometri da Palermo, nella Valle dello Jato, terra assai fertile e generosa, in un territorio ricco di storia e tradizioni, troviamo la Cantina Don Tomasi, nata nel 2004 grazie all'intraprendenza imprenditoriale, ma soprattutto al grande legame con la propria terra di Giuseppe Terrasi, che con i suoi soci ha saputo creare una azienda semplice ed efficiente, dove il lavoro non manca mai.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Giuseppe Terrasi, quando nasce la sua azienda vinicola?
«Siamo nati nel 2004. Siamo una famiglia di viticoltori. Un tempo portavamo le uve nelle cantine sociali e poi abbiamo deciso di fare noi il vino. Coltiviamo sia ulivi autoctoni che internazionali. Vendiamo il nostro vino in Canada, negli Stati Uniti, in Cina e in Giappone. Non siamo una grossa azienda, ma da piccoli puntiamo alla qualità»
Che linee di vino producete?
«I nostri vini sono sia autoctoni che internazionali. Produciamo Nero D’Avola e Cataratto. Poi facciamo dei blend Cabernet e Nero D’Avola e di Grillo con Chardonnay. In totale sono cinque linee a cui abbiamo abbinato anche la linea del vino frizzante».
Quale è il vostro vino di punta?
«Il nostro top di gabba è il blend tra il Cabernet sauvignon e il Nero D’Avola. Oltre all’affinamento in contenitori di acciaio, lo facciamo riposare anche nelle botti di legno. È venduto molto negli Stati Uniti e in Canada, dove è apprezzato».
Come si svolge la sua giornata di lavoro?
«È molto impegnativa. Arrivo in azienda alle 6 del mattino. Indico cosa fare agli operai della vigna. Poi mi occupo di dare istruzioni a chi lavora in cantina. Alla fine cerco di dare una mano a mio figlio che si occupa della contabilità».
Che obiettivi futuri ha questa azienda?
«Raggiungere nuovi mercati come la Corea del Sud e l’est d’Europa, dove ancora non siamo presenti. Vogliamo essere identificati nella qualità. Dobbiamo in questo distinguerci dagli altri».
E se quest’anno la produzione è diminuita del 50 per cento, Giuseppe Terrasi non si lamenta, perché l’uva appare di buona qualità. Anche questa volta il vino siciliano vincerà.
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