Una bottega piccola, ma storica. Che è punto di riferimento per generazioni di palermitani, che qui cercano un gioiello da regalare per un lieto evento. È una storia che è iniziata il 16 luglio del 1946 quella di Giambertone Gioielli, in corso Vittorio Emanuele a Palermo. Una sede unica in tutti i sensi con un piccolo laboratorio quasi nascosto, dove Emanuele Giambertone crea gioielli in base alle sue ispirazioni, ma anche alle richieste dei clienti.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Emanuele Giambertone, lei rappresenta la terza generazione di gioiellieri di questa sede, cos’altro può dirci della sua storia?
«Il laboratorio nasce nel 1946 con Giuseppe, mio nonno. La seconda generazione vede impegnato mio padre Paolo e oggi tocca a me. Siamo tutti orafi, incisori e incastonatori».
Di cosa vi siete occupati da tre generazioni nello specifico?
«Di tutto quello che riguarda il mondo del gioiello e della creazione artigianale. Io in particolare sono esperto di incisione al bulino. Una pratica che stava scomparendo a Palermo. In più siamo esperti nel confezionamento di gioielli su misura».
Quali sono i gioielli che sono il vostro fiore all’occhiello?
«Quella delle riproduzioni del barocco siciliano. È la tradizione di famiglia. Non trascurabili anche le produzioni moderne e contemporaneo in oro bianco, diamanti e pietre preziose di vari tagli e colori».
Da dove si parte per arrivare alla creazione di un gioiello artigianale?
«Dagli schizzi preparatori. Si parte con un disegno a matita per cercare forme e proporzioni in scala, fino ad arrivare al prodotto finito in funzione del budget a disposizione e dei materiali richiesti».
Che futuro ha una gioielleria artigianale come la sua?
«Si punta alla quarta generazione. Poi vogliamo allargarci, anche se questa piccolina è la sede storica».
Intanto Emanuele Giambertone si prepara a festeggiare gli ottanta anni di attività di questa sede che ha permesso di vivere e sognare a Palermo ad almeno tre generazioni di famiglie, che da una porticina di un negozietto grande poco meno di una stanza, hanno visto Corso vittorio Emanuele inizialmente nel dopoguerra, poi invasa dal traffico e dal cemento e oggi felice isola pedonale per turisti.
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