Cinquant’anni di storia facendo felici uomini e donne in crisi. Persone che i capelli li avevano persi o li stavano perdendo. Per motivi naturali o a causa di brutte malattie oncologiche. È davvero una storia piena di tante storie personali quella di Giambertone parrucche, bottega artigianale di Isola delle Femmine che con i capelli costruisce protesi e ciocche per clienti da tutto il mondo che hanno bisogno di tornare a essere loro stessi guardandosi allo specchio.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Rosalia Gullo, quando nasce questa azienda che costruisce parrucche ed esaudisce a suo modo i sogni?
«Nasce più di mezzo secolo fa. Tutto è cominciato con i genitori di mio suocero. Oggi se ne occupa il figlio Marco, mio marito, con cui collaboro».
Di cosa vi occupate specificatamente nel campo del capello?
«Della lavorazione dei capelli, che spediamo in tutto il mondo per farne parrucche e protesi, ma anche per farne dei test su tinture e decolorazioni. Vendiamo inoltre parrucche e il nostro punto di forza è la creazione di protesi, che vengono utilizzate in caso di diradamento maschile o femminile. Servono a dare stima alle persone che ne usufruiscono, che rivedendosi con i capelli si sentono più felici».
Chi sono i vostri clienti?
«C’è chi acquista i capelli per farne test, chi per farne parrucche, ma non dobbiamo dimenticare i pazienti oncologici. Quest’ultima è la parte più dolorosa. Spesso siamo identificati come approfittatori del male delle persone e così non è. La mia soddisfazione è quando una cliente arriva qui e piange perché non nota di avere una parrucca».
Come si costruisce una protesi di capelli?
«Ci sono quelle interamente fatte a mano e lavorate con l’uncinetto. Altre possono essere fatta in parte a mano e in parte con l’uncinetto. I capelli usati sono naturali e italiani. Questo vuol dire che non hanno subito alcun trattamento e si possono fare delle schiariture o si possono scurire tranquillamente».
E come fate a ottenere i capelli?
«Vengono acquistati in diverse parti del mondo. Noi non lavoriamo con il capello cinese, ma con quello indiano, dove per religione, come se fossero dei voti, le donne tagliano le trecce di capelli, che vengono raccolte. Poi abbiamo anche i capelli italiani, che tiriamo servendoci di una barra di chiodi e un coltello per determinare le misure per farne le ciocche».
Quale è il futuro della vostra bottega di capelli?
«Vorremmo incrementare la vendita dei capelli in Italia e all’estero. In particolare per chi si occupa dei test. Per evolvere anche questo mestiere»,
Alla fine dell’intervista il pensiero commosso della signora Rosalia va al suocero, che qui ha raccontato fino a tre giorni prima di morire. «Perché anche noi – sostiene – conosciamo cosa è il dolore. Per questo motivo puntiamo a fare felici i nostri clienti colpiti da una malattia incurabile. I capelli donano speranza».
Scopri tutti gli artigiani del sud Italia con noi di Italian Bees.