Entrare nel circuito dell’alta sartoria italiana è un traguardo che pochi raggiungono. Farlo partendo da un piccolo centro siciliano, e conquistare la fiducia di artisti, celebrità e clienti internazionali, è qualcosa di straordinario. È la storia de I Sarti Italiani, sartoria d’eccellenza con sede a Montelepre, in provincia di Palermo, che ha trasformato la tradizione artigianale siciliana in un marchio di stile riconosciuto nel mondo.
Un’eccellenza Made in Italy che unisce tecnica, gusto e visione contemporanea, mantenendo intatta la purezza delle lavorazioni sartoriali tramandate di generazione in generazione. Nel laboratorio di Montelepre, ogni abito nasce da un processo di creazione unico: taglio manuale, selezione di tessuti pregiati, studio delle proporzioni e attenzione ai dettagli.
È questa la formula che ha portato I Sarti Italiani a vestire artisti del Festival di Sanremo, a collaborare con volti noti del cinema come Claudia Gerini e ad attrarre clienti provenienti dagli Stati Uniti, che periodicamente raggiungono la Sicilia per farsi realizzare capi su misura.
Un percorso di crescita che racconta una Sicilia operosa, capace di competere nei mercati internazionali dell’alta moda grazie alla qualità e alla personalità del suo prodotto. L’azienda è riuscita a trasformare le difficoltà in opportunità: nel pieno della crisi economica del 2008, ha scelto di rinnovarsi, puntando su un’elevata personalizzazione e su un’immagine fortemente identitaria.
Oggi I Sarti Italiani rappresenta un modello di impresa sartoriale che valorizza il Made in Sicily come marchio di autenticità e bellezza, esportando nel mondo non solo abiti, ma una filosofia del vestire che unisce eleganza, carattere e orgoglio territoriale. Un esempio concreto di come la qualità artigiana italiana resti, ancora oggi, la misura più alta dello stile. A raccontarlo ai microfoni di Italian Bees è Salvatore Ioco.
Quando ha inizio la storia de I sarti italiani?
“La storia della nostra sartoria è molto lunga e diciamo che la passione parte dalla nonna, la classica “sarta in casa” che faceva riparazioni minime e costruzioni sartoriali. Io fin da piccolo sono stato sempre con mia nonna e ho coltivato questa passione, che è poi diventata un business.
Anzi, prima un progetto di studi e poi un vero e proprio lavoro. Tutto ciò grazie a mio padre e a dei soci. Tutto questo dal 1989 al 2008, quando abbiamo trasformato questo spazio in sartoria. Col momento di crisi, abbiamo ridimensionato il tutto e puntato molto di più sulla qualità a discapito della quantità. E da qui abbiamo cominciato a costruire e ad aprire dei nostri punti vendita, sia a Palermo sia a Marsala. Oggi serviamo clienti anche a New York, Chicago, Miami, San Francisco e Los Angeles”.
Nello specifico, che linee di vestiti producete?

“Realizziamo prettamente abiti sartoriali. Nel nostro gergo si chiamano "bespoke", degli abiti su misura. E che sono fatti a mano con delle parti importanti della sartoria e in altre fasi di lavorazioni.
Un mix tra la vecchia sartoria e la tecnologia di oggi. Noi produciamo giacche, pantaloni, gilet, camicie, cappotti, tutto quello che comprende il mondo bespoke e il mondo gentleman”.
Quali sono i punti di orgoglio della vostra carriera?
“Qualche anno fa siamo stati presenti con i nostri abiti tra chi partecipava al Festival di Sanremo. Per uno dei partecipanti (un rapper, ndr) abbiamo realizzato questo abito in chiave moderna. Per gli attori di Hollywood abbiamo creato vestiti che omaggiavano la Sicilia, inserendo nel disegno elementi come il carretto siciliano, come le maioliche e i limoni.
Per chi ha indossato quei vestiti è stato un orgoglio, mentre per noi era un pregio. Nostro cliente è anche il classico nonno che vuole l’abito su misura per il nipote che è in procinto di sposarsi. Tutto comincia con un pezzo di pezza”.
Come si svolge la sua giornata di lavoro?
“In linea di massima la mia giornata parte alle 7,30 con la programmazione giornaliera per il laboratorio. In altri giorni più impegnativi, i clienti richiedono la presa delle misure, consulenze, curiosità e hanno il piacere che io sia presente.
Poi quando posso delego, perché ho dei collaboratori meravigliosi e perché non riesco a sdoppiarmi”
Sul fronte della sartoria da uomo, cosa va di moda oggi?
“Va tantissimo tra lo streetwear e il vintage. È vero che nel nostro mondo la moda è una concezione molto più astratta, perché la sartoria da uomo appartiene a un altro mondo, che viene influenzato alla lontana dalla moda. Vanno tantissimo i toni del pastello, i toni della terra, i toni del verde e del marrone.
Brad Pitt ha di recente utilizzato un tessuto italiano per un abito verde, per presentarsi a un evento mondano. Una cosa che pochi anni fa era quasi impensabile. La mondanità non è proprio massima espressione nel nostro campo sartoriale. Però la moda ci influenza: per ora va di moda il vintage, che nei vestiti si traduce in proporzioni più ampie. Così sono finalmente tornati nei pantaloni le pence: singole e doppie”.
Quali sono gli obiettivi futuri della sartoria dei divi?
“Sicuramente, affermare il brand nel mercato estero. Più che realizzare abiti, vogliamo far conoscere l'aria e il gusto italiano alla clientela americana.
Diciamo la nostra è anche una missione divulgativa dedicata al buongusto”.
