L’uomo che salva e crea le opere sacre. È questo ormai da decenni il destino di Benedetto Gelardi, responsabile dell’argenteria che porta il suo nome, in piazzetta Giovanni Meli a Palermo. Qui religiosi di ogni credo si rivolgono per acquistare non solo i propri strumenti di lavoro preziosi, ma anche dei ricordi a questo legati. Non solo. Qui chiedono aiuto alle mani preziose del signor Benedetto e dei suoi collaboratori anche istituzioni da varie città per recuperare e restaurare opere del passato. L’ultima opera commissionata da rimettere a nuovo: una barca di San Giovanni Battista risalente al 1600.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Benedetto Gelardi, quando nasce la sua argenteria?
«Nel 1978. La formazione è avvenuta in bottega. Inizialmente abbiamo prestato manodopera per altre aziende. Poi ci siamo rivolti direttamente alla committenza. Oggi ci occupiamo prevalentemente di oggettistica sacra e del restauro di oggetti moderni e antichi».
E cosa si produce qui?
«La produzione è basata prevalente mente sull’oggettistica sacra. Realizziamo calici e ostensori e siamo in grado di personalizzare gli oggetti. Può capitare che un prete prossimo all’ordinazione può chiederci un calice di un certo tipo e con determinati simboli. Noi, lavorando a mano, possiamo soddisfare certe richieste. Per le comunità ebraiche realizziamo le opere con gli argenti che utilizzano nelle loro feste. Sul fronte del restauro ripristiniamo gli oggetti che necessitano di essere rilavorati».
Qui in negozio ha un oggetto di cui va particolarmente orgoglioso?
«Una particolare madonnina. Statuetta a tutto tondo, realizzata interamente a mano, con due metà preparate separatamente e poi assemblate. È stato un lavoro impegnativo».
Come si svolge la sua giornata lavorativa?
«Comincio alle 7,30 del mattino. Organizzo il lavoro dei collaboratori e mi dedico alla realizzazione di qualche nuovo progetto o alla definizione dei lavori in corso d’opera. Tutto questo va fatto con la routine della giornata: telefonate del cliente, lavori da portare avanti. E non è facile, in particolare in estate, quando ci sono molte feste rionali e gli impegni si accavallano. Lavoro mediamente da 10 a 12 ore al giorno»
Che futuro ha il suo mestiere?
«Il futuro, considerando i tempi, lo vedo roseo. C’è un lato negativo: mancano le maestranze. Arrivano commesse da tutta Italia qui, proprio perché non ci sono argentieri nel resto del Paese. Grazie a Internet ci siamo fatti conoscere e abbiamo ottenuto commissioni. Il problema è che anche qui da almeno 20 anni non ho nuovi collaboratori disponibili a imparare il mestiere. I miei collaboratori attuali sono arrivati anni fa partendo da zero, si sono formati, sono cresciuti e lavorano qui. Non trovo nuovi lavoratori da almeno 20 anni».
Un vero problema sociale quello che evidenzia il signor Benedetto Gelardi, disposto anche ad assumere domattina chiunque, pronto a imparare, che vuole bussare alla porta della sua bottega.
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