Masseria Barbaccia: il formaggio che unisce la famiglia

Articolo di Vassily Sortino

Il latte e il formaggio, come punto di unione di una famiglia. Si respira aria di unità quando metti piede dentro la Masseria Barbaccia, azienda agricola di Godrano, in contrada Monticchio in provincia di Palermo. Qui si inizia a lavorare dall’alba al tramonto e il latte e il formaggio sono l’economia base di un nucleo familiare che ha scelto la vita tra gli animali. Sette giorni su sette, senza sosta.

Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:


Pietro Barbaccia, quando nasce la masseria che porta il suo cognome?

«Nel 1962 a opera di mio nonno e suo fratello: Pietro e Salvatore Barbaccia. Io, con mio cugino, omonimi loro, rappresentiamo la terza generazione di casari, che continuano la tradizione di famiglia».



Cosa si produce nella vostra masseria?

«Partendo dall’allevamento, in seguito alla mungitura, trasformiamo il latte bovino. Produciamo caciocavallo di Godrano e ricotta. Lo facciamo utilizzando sistemi tradizionali, come gli attrezzi in legno che danno al nostro prodotto caratteristiche organolettiche particolari».

Quale è il vostro formaggio di punta e più richiesto dai clienti?

«Il caciocavallo palermitano, ma amiamo dire di Godrano. Fatto come era prodotto 400 anni fa, con gli attrezzi in legno. Una tecnica importata dai Borbone. Peculiari sono i microrganismi presenti nel legno che, trasferendosi nel latte, donano al formaggio degli aromi, profumi e sapori particolari».

Come si svolge la giornata lavorativa di un casaro?

«La sveglia della mia famiglia è alle 5,30 del mattino con la prima mungitura delle vacche. Il latte viene raccolto in caseificio e ci vogliono due ore di lavoro per formare il formaggio per il caciocavallo o le caciotte. Verso mezzogiorno la tuma va asciugata e nel pomeriggio effettuiamo la seconda mungitura e lavoriamo fino a sera, quando gli animali vengono accompagnati al pascolo naturale lungo i nostri terreni».



Quale è il futuro di una azienda familiare di caseari come questa?

«Passa per me e mio cugino. La produzione non è industriale e il prodotto è di nicchia. Quello che ci preme è farci conoscere in Sicilia e di esportare il nostro formaggio nel sud Italia, per fare conoscere le nostre tradizioni e i nostri valori».

Alla fine dell’intervista, Pietro porta le sue cinquanta vacche a bere. Tutte quante lo riconoscono e tutte vogliono una sua carezza. Sono i suoi animali relativamente domestici. La sua vita.







 



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