Quaranta ettari di terreno coltivati a olio e vino, figli della cooperazione tra soci e della voglia di lavorare e di non abbandonare terreni che ancora oggi producono prodotti di qualità alta.
Con questa filosofia aziendale va avanti La Scalia & Oliva agricola, azienda di Salaparuta in provincia di Trapani, dove tutti devono sapere fare tutto.
Dal coltivare, al rapportarsi con i turisti, passando naturalmente per il districarsi con i clienti e quindi consegnare i prodotti.
Pietro Scalia, quando nasce questa azienda da lei fondata con suo fratello e il suo socio Giuseppe Oliva?
«Nel 2009, quando abbiamo avuto l’idea di raggruppare più terreni, con lo scopo anche di ridurre i costi di produzione e portare avanti un certo tipo di convenienza commerciale, anche nel potere variare i tipi di vino.
Con quaranta ettari coltivabili a disposizione in questa area collinare, abbiamo in mano a oggi un bel fascicolo di cultura aziendale e agricola».
Quanti e quali vini producete? E che tipo di olio?

«Produciamo cinque bianchi, tra cui spiccano lo Zibibbo e il Catarratto. Poi produciamo anche quattro rossi, dove da mettere in evidenza sono il Perricone e il Nero D’avola.
Per quanto riguarda l’olio, coltiviamo e produciamo la Nocellara del Belice. Tutti prodotti di qualità, che cerchiamo di vendere in filiera corta, dal produttore al consumatore»
Quali sono i vini punta di diamante?
«Lo Zibibbo e il Nero D’Avola. Il primo è profumato, piace alle donne e si può abbinare a tavola con gli antipasti o col pesce.
Il secondo è un vino leggero, con un bel retrogusto di frutta, da abbinare agli arrosti, il cui sapore piace alla clientela più giovane».
Come si distribuiscono i tempi di lavoro qui?
«Tutti dobbiamo sapere fare tutto. Essendo io il socio fondatore, mi sento tante responsabilità addosso: dalla coltivazione in loco, alla consegna personale dei prodotti in giro per la Sicilia.
Lo stesso cercano di fare tutti quelli che lavorano qui, cominciando al mattino presto e concludendo al tramonto».
E che progetti futuri aziendali avete?
«Rafforzare il mercato europeo. Vendiamo già in Svizzera, Germania, Olanda e Polonia, non sottovalutando l’Italia e la Sicilia.
Produciamo trentaduemila bottiglie l’anno di vino e sappiamo che non possiamo competere con la grande distribuzione.
L’altro punto è investire sui giovani che vogliono fare questo lavoro e che credono nelle capacità della terra come investimento lavorativo e di marketing intorno a questo settore».