Ceramiche Liberati: la forza della tradizione artigiana e l’energia dell’innovazione

Articolo di Maria Orlandi

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Giuseppe Liberati è un outsider della ceramica abruzzese. Con i piedi nella tradizione e la testa nell’innovazione, si è saputo distinguere dagli altri artigiani per la sua caparbietà e originalità. Sin dall’inizio, quando nessuno voleva insegnargli il mestiere perché tutti gelosi dei loro segreti, eppure lui non si è scoraggiato: aveva un progetto, un sogno e lo ha portato avanti e, quando è stato il suo momento di offrire a giovani la possibilità di imparare, non si è tirato indietro. Li ha accolti nel suo laboratorio e gli ha insegnato tutto ciò che sapeva. La vitalità, la positività di questo approccio è oggi la linfa vitale di un’azienda che continua a investire e può guardare al futuro grazie al coinvolgimento appassionato della moglie e dei tre figli del fondatore. E così, oggi, ognuno a modo suo, porta creatività e personalità agli oggetti firmati Ceramiche Liberati dando nuova energia al sogno del padre, come racconta con orgoglio la figlia Erika.

Quarantacinque anni sono tanti da narrare. Dagli inizi in un garage al coinvolgimento dei figli nell’attività, come racconteresti la storia di Ceramiche Liberati?

Il laboratorio nasce a Villamagna nel 1980 grazie alla tenacia di mio padre che ha dato il via a questa avventura. Mi piace chiamarla così perché, andando avanti negli anni, si è creato proprio un divenire di storie e di progetti, un racconto. Tutto ha avuto inizio a Villamagna, in un piccolo garage di famiglia; mio padre sognava di fare il ceramista sin da quando era un bambino così, subito dopo la scuola, ha avviato questa attività e pian piano è stato affiancato anche da mia madre Assunta che ha iniziato ad aiutarlo. 

Ciò che ha caratterizzato mio padre come ceramista è stata la forte attitudine all'innovazione: pur avendo radici solide nella tradizione della ceramica abruzzese, lui ha sempre cercato qualcosa di più, sperimentando smalti e tecniche che, nel tempo, hanno reso il nostro laboratorio unico nel suo genere. 

Quello che mi piace raccontare è che si dice che i bambini nascono sotto i cavoli, ecco noi forse siamo nati dentro vasi di terracotta perché, fortunatamente, e lo dico con orgoglio, noi figli, ovvero io, mia sorella Marta e mio fratello Lorenzo, stiamo continuando l'attività intrapresa dai nostri genitori quarantatré anni fa.

Quando avete capito che avreste voluto diventare ceramisti anche voi figli?

In realtà non c'è stato un momento preciso in cui l'abbiamo capito, perché noi siamo cresciuti tra pennelli, argilla, creta e giochi manuali per cui è stato quasi un divenire fluido all'interno del laboratorio; è stato naturale ritrovarsi al suo interno e proseguire ciò che i nostri genitori avevano iniziato. Quello che c'è stato insegnato sin da piccoli è di continuare a sperimentare, non fermarsi mai perché la creatività non ha limiti. Questo significa anche non sentirsi mai arrivati, ma cercare sempre quel qualcosa in più che ti dà lo stimolo per sognare e fare qualcosa di grande. 

La famiglia di Ceramiche Liberati

Direi che non c'è stato un esatto momento di passaggio generazionale, di testimone verso noi figli. È pur vero che i nostri genitori sono giovani e ancora parte attiva del laboratorio, quindi piuttosto si è creata una sinergia tra due generazioni a confronto che comunque cercano di dare qualcosa in più al cambiamento in atto nel mondo dell'artigianato; perché in realtà è cambiato tutto e continuare a fare quelli che sono definiti “Antichi Mestieri” in un’era così digitale e veloce potrebbe sembrare anacronistico, invece è qualcosa di fantastico in quanto riusciamo a tramandare le storie della cultura popolare. Nelle mani degli artigiani in genere, non solo le nostre, è custodito un patrimonio culturale importantissimo per la nostra regione e per il nostro paese.

Quali tecniche di lavorazione utilizzate nel vostro laboratorio?

In laboratorio utilizziamo molte tecniche diverse. Oltre al modellato a mano, abbiamo ad esempio le sculture realizzate da mio fratello, una linea tradizionale di dipinte a mano e anche stampa digitale su ceramica, un esempio di come l’artigianato si apra all’innovazione e alle nuove tecnologie. Con la stampa digitale riusciamo a riprodurre su ceramica qualsiasi immagine JPG mantenendo la qualità del prodotto in ceramica, perché la cottura avviene sempre ad alte temperature. 

Altre tecniche che ci caratterizzano sono, ad esempio, la ceramica raku oppure la cuerda seca, una tecnica di origine spagnola che mia sorella Marta ha reinterpretato con decori abruzzesi, riproducendo, tra gli altri, il motivo decorativo della presentosa; abbiamo poi la tecnica del terzo fuoco, con decorazioni realizzate con lustri oppure oro zecchino. 

Qual è la vostra peculiarità?

Potendo gestire tutte le fasi internamente, dalla modellazione alla decorazione finale, siamo in grado di portare a compimento progetti su misura. Per esempio, recentemente, abbiamo realizzato una bottiglia molto particolare su disegno e commissione di un’azienda siciliana. Il cliente ci ha inviato il disegno tecnico e noi ci siamo occupati della realizzazione da zero della bottiglia: prototipi, modelli, produzione, decorazione. La peculiarità di questa bottiglia è che è impilabile quindi per noi ha rappresentato una vera e propria sfida riuscire a realizzare questo progetto. 

I prodotti di Ceramiche Liberati

Un’altra peculiarità del nostro laboratorio è la tecnica a terzo fuoco, che si chiama così perché il manufatto va in forno tre volte, l’ultima delle quali per il passaggio in oro zecchino, che va ricotto a una temperatura particolare per fare presa sul manufatto in maiolica. 

Innovazione e tradizione sono le vostre parole d’ordine. Ma come fate a conciliare questi due concetti apparentemente così distanti?

Ti faccio un esempio. Ogni laboratorio abruzzese di ceramica ha l'immancabile decoro a fioraccio che reinterpreta a modo suo, nei tratti e nei colori. Dunque, anche se gli elementi identificativi come la rosa e la violetta restano fissi, ogni bottega riesce a interpretare il fioraccio in maniera unica. Il nostro tocco personale sul decoro fioraccio è di dare delicatezza al fiore per renderlo più leggero attraverso una pennellata più morbida.

Ci sono poi le opere “senza titolo” realizzate da tuo padre. Come mai si chiamano così?

Tra le opere contemporanee realizzate da mio padre Giuseppe c'è una linea di opere, appartenenti ad un determinato periodo, alle quali ha deciso di non dare un titolo. Si chiamano infatti “Senza titolo” per non condizionare l’occhio del fruitore, lasciando piuttosto spazio all’immaginazione personale. Se, al contrario, avesse dato loro un nome, avrebbe così influenzato l’interpretazione di chi le guarda.

Quali progetti avete per il futuro?

Sicuramente ci sentiamo investiti di tanta responsabilità, perché ereditare un patrimonio artistico così importante è prima di tutto una responsabilità, ma le sfide non ci spaventano e abbiamo già in mente nuovi progetti per l'imminente futuro. Abbiamo anche potenziato il laboratorio con nuovi macchinari e strutture perché intendiamo dare un tocco innovativo al laboratorio, cambiando materiali e tipologie di ceramiche realizzate. Sicuramente le sfide del futuro sono avvincenti anche se non senza rischi ma abbiamo energia da vendere per continuare e dare linfa vitale a questo laboratorio nato ben 43 anni fa e speriamo di portarlo avanti ancora per tanti anni, perché siamo giovani e abbiamo forza e voglia di continuare.


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