Jamie Marie Lazzara Master Violin: dalla scuola cremonese di liuteria alla bottega in via dei Leoni

Articolo di Benedetta Colasanti

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Firenze, in via dei Leoni, alle spalle di Palazzo Vecchio, vive la piccolissima bottega di Jamie Marie Lazzara. La liutaia americana, di origini italiane, ha studiato in Italia fin da giovanissima, prima come restauratrice a Firenze, imparando le tecniche di lavorazione dei materiali, e poi presso la nota scuola di liuteria di Cremona.

Ogni passante si affaccia alla piccola vetrina impolverata, estasiato e curioso di osservare un’arte antica, praticata esclusivamente a mano e senza l’uso dell’elettricità. 

Liuteria Jamie Marie Lazzara

Jamie, da quanto tempo lavora in questa bottega?

Sono in questa bottega dall’87. Mi sono diplomata in liuteria nell’85, a Cremona, e sono tornata subito a Firenze, ma c’è voluto un anno e mezzo per trovare e creare la bottega. Poi ho iniziato a lavorare. 

Jamie Marie Lazzara Master Violin

Cosa l’ha portata a intraprendere la strada della liuteria?

Fin da giovane sono sempre stata molto interessata a fare le cose, a costruirle, a disegnare, a dipingere, a fare ceramica, scultura... Ho cominciato a suonare il violino quando avevo otto anni, però quando avevo quindici anni già avevo inquadrato come sarebbe stato essere musicista. Ho pensato che non ero proprio una musicista, non avevo quella passione. 

Quello della musica è un settore particolare, non da tutti: magari ti prepari sei mesi per suonare un pezzo importante, ad esempio Paganini, ed è un po’ come essere un jukebox umano; quando tutti si stancano di quel pezzo, tu devi subito averne un altro pronto. È come essere un atleta.

Non mi piaceva molto questo aspetto, ho sempre preferito quando fai una cosa e rimane qualcosa di tangibile. Allora, riflettendo, ho pensato: “Io non voglio perdere la musica o perdere l’arte, potrei costruire violini!”. In questo modo c’entra la musica però sono protagonisti la manualità, la verniciatura, la costruzione. 

Sono andata in vari negozi dove facevano restauri, sempre nella zona di Los Angeles, in California. Da quando avevo quindici anni fino ai diciannove, quando sono venuta qua, andavo in diversi posti chiedendo se potessi osservare. Mi dicevano che non era un mestiere da donna fare violini, quindi ancora di più mi sono impuntata

Jamie Marie Lazzara realizzando un violino

In quell’epoca veramente le donne non facevano questo mestiere. A Cremona eravamo solo in due o tre. Poi mi sono detta: “Perché devo perdere tempo negli Stati Uniti quando posso andare in Italia dove fanno i violini più famosi del mondo? Dove c’è una tradizione…”. Sono arrivata a Cremona e mi hanno detto che dovevo fare alcuni documenti attraverso il consolato. Allora, invece di stare lì ferma, sono venuta a Firenze e mi sono iscritta all’Università di Belle Arti. Questo mi è servito per conoscere i pigmenti, i collanti, le tecniche di tutte le epoche… 

Quando sono tornata a Cremona mi hanno accettato subito, non avevano mai avuto qualcuno laureato in queste cose, ritenevano forse che fosse una cosa positiva. Quando ho finito a Cremona avevo già conosciuto il mio futuro marito qua a Firenze e sono tornata. Avevo visto questo posto che era in disfacimento. Attraverso anziani della zona avevo chiesto chi fosse il proprietario, mi hanno dato il cognome e ho chiamato tutta la gente della Toscana con questo cognome per sapere se la bottega appartenesse a loro. Li ho trovati. Ed è iniziato tutto. 


Realizza tutto a mano? Senza strumenti elettrici?

Tutto è fatto da me. Non c’è innovazione tecnologica. Se i violini, dal Settecento, sono ancora le cose più preziose che un musicista solista potrebbe sognare, questo non ha niente a che fare con la tecnologia moderna. Tutti credono di fare una cosa più tecnologica, invece io mi accontento di fare qualcosa di simile a un violino che è valutato venti milioni di euro. Nessuno con questi apparecchi ci è riuscito… Io invece non faccio pubblicità, io lavoro perché il violino va fuori, la gente lo suona, devono conoscermi assolutamente, vengono qua e ne succedono di tutti i colori. È assolutamente piacevole. 

Cassa e manico di un violino realizzati a mano da Jamie Marie Lazzara

Ha avuto clienti noti, importanti nel mondo della musica?

Il più grande che ha ordinato un violino da me, Itzhak Perlman, è il più grande solista nel mondo da cinquant’anni. Quando ero giovane già ammiravo la sua arte, è insuperabile. Fece la colonna sonora di La lista di SchindlerProfumo di donnaMemorie di una geisha… e figura anche nel film di Woody Allen, Tutti dicono I Love You. È successa una cosa incredibile: non stavo guardando il primo insediamento del presidente Obama, ma c’era Itzhak Perlman che suonava il mio violino davanti alla Casa Bianca. Quindi ho avuto richieste di interviste radiofoniche trasmesse in tutto il mondo. 

La cosa straordinaria è che ha ascoltato questa intervista radiofonica un filantropo di Hollywood che si è messo in contatto con me affinché creassi un violino da dare in dono al presidente Obama. Anche questo è stato un bel progetto perché avevo la libertà di farlo come volevo io. 

Il violino poi è stato adornato con delle scritte in foglie d’oro: sono delle frasi della nostra Costituzione; io però volevo far vedere il contributo toscano ai padri fondatori degli Stati Uniti… C’era una persona di Poggio a Caiano, Filippo Mazzei, lui era un dottore ma la sua famiglia aveva i vigneti. In America nessuno sa che un toscano faceva parte di quelle persone che pensavano a come scrivere la Costituzione.


Quando tempo impiega per realizzare un violino?

Ci metto tre mesi per fare un violino. Per la verniciatura ci metto quattro mesi però la faccio a casa, perché qui c’è troppa polvere. Quattro mesi perché uso delle vernici che contengono un po’ d’olio, viene fuori la venatura del legno bellissima e sono molto resistenti. Ormai faccio così da sempre. 

Dettagli realizzati a mano di Jamie Marie Lazzara

Costruisce anche strumenti più grandi, come violoncelli?

Durante il lockdown ho fatto un violoncello però no, non creo violoncelli perché se io ho qui il violoncello non mi muovo più. Ho accettato solo una volta di costruirne uno perché un gruppo di musicisti, un quartetto, aveva richiesto strumenti miei. E siccome è un sogno per un liutaio fare tutto un quartetto classico, due violini, una viola, un violoncello, ho detto: “Almeno una volta nella vita!”. 


Cosa ne pensa dei materiali italiani? 

Il legno italiano è eccezionale. Noi usiamo un abete rosso che viene dalla Val di Fiemme e che è straordinario. Dicono che è una valle che protegge il legno, quindi non subisce distorsioni crescendo. E dicono che dal Settecento già prendevano legni per la liuteria lì. Tanto è vero che hanno una mazza per sentire che suono fanno gli alberi battendo sul tronco e si sente proprio suonare. 

Jamie Marie Lazzara lavorando il legno

Come si sente, dopo tanti mesi di lavoro, quando deve lasciare un violino?

Bene, sono fortunata in quel senso perché lavoro direttamente per ogni artista. Non è come fare il commerciante che tu vendi e prendi i soldi, è veramente autentico il pensiero per queste persone per tre mesi, per sette mesi, mentre lavoro. E poi è un'emozione intensa sentirli suonare finalmente lo strumento che ho creato.

È tutto calibrato anche sulle loro mani: io prendo una copia delle loro mani per fare il manico il più comodo possibile per loro. Tutti dicevano che non ce l’avrei mai fatta… Invece sono qui da tanti anni!


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