Lace and Flowers: un laboratorio e quattro mani per tante storie da raccontare e tramandare

Articolo di Maria Orlandi

Benvenuto nella nostra WebTV!

Entra nel mondo di Antonella e Clorinda e guarda la nostra video intervista a Lace & Flowers sulla nostra WebTV!

Scopri di più

Le mani di Antonella e Clorinda non si fermano mai, tra un racconto e un aneddoto, appena possono tornano dietro al bancone del loro laboratorio per riprendere ago e filo, come se cucire e creare fossero una necessità, oltre che un mestiere. 

In effetti, la loro storia è prima di tutto il racconto della scoperta casuale di una passione comune. Poi il caso, il fato, il destino – chiamatelo come volete – ha messo insieme queste quattro mani affinché creassero piccoli e grandi oggetti di artigianato, tutti accomunati da una caratteristica molto speciale: ognuno di essi ha sempre una storia da raccontare. Reale o inventata, cantata o narrata, i manufatti ideati e realizzati da queste due artigiane sono anche e soprattutto pezzetti di tradizione, abruzzese e ortonese, che resistono al passare del tempo grazie alla volontà delle loro instancabili ed entusiaste creatrici. 

La vostra è una storia speciale, iniziata per caso e proseguita sotto il segno dell’amicizia e di una comune passione. Raccontateci qualcosa di voi

Siamo Clorinda e Antonella e la nostra storia è iniziata un po’ per caso. Fino a qualche anno fa, eravamo semplici vicine di casa e solo di recente abbiamo iniziato a condividere la nostra passione, ovvero creare tutti gli oggetti presenti nel laboratorio. 

Per molti anni lo abbiamo fatto nella privacy delle nostre rispettive case, ognuna con le sue peculiarità e capacità. Però la creatività è stata sempre il filo conduttore delle nostre storie personali, sin da quando eravamo ragazzine, anche se entrambe abbiamo dovuto seguire percorsi di studio diversi rispetto alle nostre aspirazioni e, di conseguenza, lavorare in altri ambiti; altri studi e altri lavori, ma sempre portando avanti la passione per la creatività, la ricerca di nuove tecniche, nuovi materiali, per dare spazio alla fantasia.

Antonella e Clorinda di Lace and Flowers

Antonella, quando dalla semplice conoscenza siete passate ai fatti diventando “complici” in questa avventura?

È avvenuto tutto per caso. In occasione della sagra “Antichi sapori” cercavano artigiani e persone interessate a fare dei laboratori. Io desideravo partecipare, ma avevo un po’ di timore a farlo da sola e così ho pensato ad Antonella e le ho proposto di andare insieme. Abbiamo unito le cose che avevamo già pronte e partecipato. Quello è stato il primo anno ed è stato un grande successo.  

Per noi ha rappresentato un passo importante perché le persone creative realizzano oggetti innanzitutto per loro stesse, per alimentare la propria fantasia e solo successivamente per proporli agli altri, perché il giudizio altrui è un muro piuttosto alto da scavalcare. 

Comunque, dopo questa esperienza positiva abbiamo deciso di aprire un piccolo laboratorio. All’inizio eravamo in un garage e siamo rimaste là un paio di anni, ma poi abbiamo deciso di investire in questo locale, un posto che ci ha letteralmente chiamato, perché nella nostra storia ci sono dei punti fermi e uno di questi è proprio questo laboratorio, restaurato con le nostre mani e con l’aiuto di chi ci sta vicino. Noi lo consideriamo una specie di seconda casa, ma anche un universo parallelo, in cui ci fa piacere accogliere altre persone, a cominciare dalle nostre famiglie e non solo.

Qual è il segreto del vostro successo?

Quello che viene definito “il nostro successo” è determinato dal fatto che noi non lo abbiamo cercato, ma abbiamo solo fatto quello che reputavamo giusto e che desideravamo. Quando una persona entra da noi e si avvicina ad un oggetto, amiamo raccontare e spiegare cosa c’è dietro a quel manufatto. 

Molte persone ci chiedono come riusciamo a realizzare delle cose così belle, ma la verità è che dietro quella apparente perfezione ci sono molti errori, molti fallimenti che nessuno vede ma che, un passo dopo l’altro, ci hanno portato al prodotto finale. 

Se una cosa non è come la desideriamo la rifacciamo, perché la cura nei particolari, nei materiali e l’originalità in ciò che noi creiamo sono per noi importantissime.

Come vi dividete il lavoro?

In realtà non esiste un oggetto realizzato da una sola di noi, perché ognuno di essi è passato dalle mani di una a quelle dell’altra e viceversa e quindi rappresenta una fusione di entrambe le nostre abilità. 

Pensiamo a noi come a quattro mani e non come a due persone. Questo è importante perché, se non fosse stato così, non saremmo qui dopo parecchi anni a condividere ancora il lavoro, ad andare d’accordo, cosa non scontata soprattutto per i sodalizi lavorativi e a essere ancora così appassionate nel cercare di fare cose nuove.

Quali sono gli oggetti a cui siete più affezionate?

Ci sono le bambole della Maggiolata, ispirate all’omonima manifestazione canora, ognuna con la canzone a cui è dedicata. Stiamo parlando di una manifestazione canora nata nel dopoguerra e nella quale ogni ortonese può ritrovarsi perché sono canzoni famosissime, come “Vola vola” o “Mare nostro”, musiche che hanno fatto il giro del mondo e sono ancora cantate da gruppi folcloristici del territorio e a cui noi abbiamo voluto fare un omaggio. 

Poi ci sono i souvenir di Ortona realizzati con i sassi della “Ritorna”: sono sassi raccolti nella “Spiaggia della Ritorna” a ridosso del faro. Questa spiaggia è un posto emblematico della storia di Ortona per via di una leggenda. La storia narra di una dama che, avendo perduto l’amato in mare, si recava su uno scoglio per chiedere al mare di restituirglielo intonando un lamento disperato “ritorna, ritorna da me”. Il mare, impietosito, decise di accogliere la dama in un abbraccio e di portarla nelle sue profondità per ricongiungerla con l’amato. Questo è un posto un po’ magico, in cui storia e leggenda si mescolano e sono proprio queste le storie che ci ispirano di più. La nostra Ortona è un crogiolo di storie e leggende, proverbi e fattarelli della zona vecchia e noi siamo molto suggestionate da questi racconti e spesso ne facciamo degli oggetti interessanti per i turisti e per chi vuole portarsi a casa un pezzo di Ortona. 

Poi c’è Geppino, la nostra ultima creazione, sempre ispirato alla tradizione di Ortona perché il gabbiano è il custode del porto. Giù al porto c’è infatti la statua di San Tommaso con un gabbiano sempre appollaiato sulla sua testa. Un custode non solo delle tradizioni ma con l’occhio verso l’orizzonte e verso il futuro. E quindi abbiamo creato Geppino, in varie declinazioni, ma sempre accorto a proteggere e stimolare nuove avventure.

Clorinda, cosa vi chiede di solito la gente che entra in laboratorio?

Spesso mi chiedono cosa sia la creatività e io rispondo che è una malattia in cui si sta male quando non la si ha. 

Un’altra domanda frequente è cosa faccia una creativa quando ha del tempo libero. E io rispondo che prova cose nuove. Per cui quando, in occasione del mio compleanno, mi hanno chiesto cosa desiderassi in regalo, io ho risposto di volere una sega per il legno. Sono nati così tutti gli oggetti in legno che trovate in negozio e che io e Antonella decoriamo insieme. 

Granchi in pezza di Lace and Flowers

In occasione del passaggio del Giro d’Italia avete realizzato una simpatica mascotte, che poi è stata adottata da tutti i commercianti di Ortona e non solo. Raccontateci

Il Peloso è una delle nostre creazioni storiche. Un giorno abbiamo saputo che cercavano qualcosa che rappresentasse Ortona in occasione del Giro d’Italia e così abbiamo pensato di proporre il Peloso. 

Un personaggio che non solo è protagonista delle nostre tavole, con ricette come la pasta con i pelosi, ma è parte integrante della storia della famiglia ortonese perché strettamente legato alla marineria, alla pesca e al fascino di raggiungere gli scogli nottetempo per catturare questo famelico granchio, un personaggio un po’ piratesco che nessuno riesce a catturare, ma una volta preso è un tesoro da condurre a casa nella martafella, la rete usata dai nostri nonni per portare i pelosi. E allora abbiamo pensato che questa poteva essere la mascotte ideale ed è stato un successo perché tutti quanti lo hanno riconosciuto come parte della propria storia. In quei giorni sono entrate da noi persone di ogni età per vedere il Peloso e ognuna di esse aveva una storia da raccontare legata all’incontro con il Peloso. 

È stato bello anche perché i commercianti hanno adottato l’idea ed è diventata una cosa collettiva perché nell’unione c’è la forza di tutti e in questo caso il Peloso ci ha rappresentato bene anche fuori Ortona.

Che rapporto avete con i vostri clienti?

Noi ci teniamo a ribadire che questo non è solo un negozio, ma è soprattutto un laboratorio creativo, dove spesso si creano cose che provengono proprio dalle idee dei nostri clienti. 

Lavorando anche su commissione, quando entra una persona con una idea in testa, a volte neanche tanto chiara, è importante saper interpretare le sue richieste. Capita che sia necessario far comprender al cliente che quei materiali non sono adatti o quei colori non si abbinano, quindi resettare l’idea iniziale, però il risultato finale è stato sempre apprezzato. Perché se sappiamo già che una cosa non viene bene, il nostro compito è dire al cliente che non la possiamo realizzare, ma che magari si può fare in un’altra maniera. 

I nostri clienti sono per la maggior parte persone che si affidano alle nostre mani e alla nostra esperienza. E poi, per noi, ogni idea è uno stimolo nuovo. La creatività è sperimentazione, conoscenza, approfondimento e infatti facciamo corsi, andiamo a fiere, cerchiamo nel web per cercare tecniche e idee nuove. Capita a volte di rivedere lavori di qualche anno fa e ci sembrano bruttissimi, ma non è vero. Semplicemente quello è ciò che sapevamo fare allora, ma poi siamo cresciute, migliorate, perché in questo mestiere si cresce molto se si mantiene l’umiltà di non saper fare tante cose ma di volerle fare.

Quali sogni avete tra le mani e nel cuore?

I nostri sogni sono tanti perché questo è un lavoro che alimenta i sogni: li realizza e li alimenta. Soprattutto sogniamo che le persone tornino ad apprezzare il valore delle cose fatte a mano, in qualsiasi ambito. Quando andiamo in giro per il mondo ci fermiamo sempre vicino all’artigiano, compriamo dagli artigiani, proprio perché c’è un valore aggiunto in quella cosa realizzata a mano pensata, studiata e realizzata con dei tempi diversi da quelli che occorrono per i prodotti commerciali. Durante l’esperienza del peloso abbiamo lavorato tantissimo, ovviamente con i nostri tempi che non sono quelli industriali. Le persone si sono fermate qui ad aspettare che noi realizzassimo l’oggetto e quasi quasi lo hanno apprezzato di più perché lo hanno visto nascere ed era proprio per loro. Il valore del tempo utilizzato per creare, per lavorare e per veder nascere qualcosa e andato perso e noi desideriamo recuperarlo, perché vedere un artigiano lavorare non è una perdita di tempo. 


Insegne Antiche valorizza l’identità del territorio
Articolo di Francesco Fravolini