Opificio Dì Ceramica: le linee di Diletta

Articolo di Beatrice Amadei

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Diletta è un’artigiana che con la ceramica realizza pezzi unici per l’arredamento e per la cucina e nel suo Opificio, a Pontedera, tiene anche un laboratorio attivo tutto l’anno: da settembre fino a giugno. 

Lavorare l’argilla, ci racconta, è un’attività terapeutica che offre la possibilità di dar vita a qualcosa che non esiste: qualcosa che viene pensato, richiesto, personalizzato. Ed è così che ogni increspatura delle sue creazioni ci racconta una cura, un amore e un’esperienza che rendono unico qualsiasi oggetto, che lo contraddistinguono e lo fanno stare a galla, permettendogli di non dispendersi in un mondo dove troppo spesso ci si dimentica di dare valore al tempo e al lavoro. 

Qual è la storia di Opificio di Ceramica?

“Opificio di Ceramica nasce da un’idea avuta molti anni fa: è sempre stato il mio sogno avere uno spazio, che parlasse di me, dove poter creare. Per molti anni ho lavorato in strutture e centri ricreativi che ospitavano più corsi e più persone e quindi poter mettere una mia impronta dentro un qualche spazio e mantenerlo è sempre stato impossibile.

Qui invece ci sono riuscita. Creo, espongo e vendo quello che faccio oltre anche alla parte di laboratorio che è sempre dentro questo Opificio.”

Volto in ceramica dell'Opificio Dì Ceramica

Come hai iniziato a lavorare l’argilla?

“Il mio approccio con l’argilla è avvenuto grazie ad un fiume. Nel 2003 avevo un labrador e lo portavo spesso a nuotare in un fiume vicino a Lajatico che ha un fondale molto argilloso. Nel tempo che passavo lì ho avuto modo di affondare le mani nell’argilla e una volta ne portai a casa una quantità minima che mi fu sufficiente per fare una prima forma. 

Da lì Iniziai a frequentare un corso professionale per 1 anno, finito il quale mi trasferii a Barcellona per frequentare un altro corso. Il primo era più improntato sull’industria e mancava la parte artistica, a Barcellona invece ho imparato la svuotatura, la scultura e tutto ciò che ha a che fare con l’arte.

Ritornata in Italia però ho accantonato l’arte per un po'. 

Ho fatto tanti lavori diversi, fino ad arrivare a tenere i miei primi laboratori con l’argilla presso strutture terapeutiche.

Poi è nata mia figlia e nel 2015 ho aperto la Partita Iva continuando a gestire vari corsi in centri, scuole e strutture psichiatriche.

Solo verso la fine del Covid però mi sono detta: comunque succederà sempre qualcosa per cui dovremo rimandare quello che volevamo fare ma poi rimanda e rimanda, passa una vita e si rimane con il chiedersi ho provato a fare quello che desideravo? E non volevo che la mia risposta fosse no.

Esporsi con un’attività artigianale oggi è rischioso però mi sono buttata e dal dicembre 2021 sono aperta: vendo sia le mie creazioni sia organizzo un corso di ceramica che è attivo tutto l’anno e aperto a tutti.” 

Da cosa prendi ispirazione per le tue creazioni?

“I manufatti che creo sono spesso legati ad elementi naturali. L’ispirazione la cerco nelle superficie irregolari che ritroviamo nelle rocce, nei tronchi degli alberi, nei fondali del mare. Cerco sempre di ricreare colori che sono intorno a noi e texture che al tatto sono irregolari: la superficie liscia non mi piace molto.”

Lavorare la ceramica è terapeutico?

“Per tanti anni ho tenuto corsi anche in strutture che ospitavano soggetti con disabilità sia fisica che mentale o che attraversavano momenti di cambiamento. Si, lavorare l’argilla è terapeutico perché si tratta di un materiale freddo, umido che riesce a tenerti impegnato e incollato nel momento. Per me, che sono iperattiva, questo lavoro mi aiuta a non correre veloce con i pensieri: ti svuota la testa, ti calma. E quella possibilità di creare qualcosa che non esiste, con cura, esperienza e tempo, ti insegna un sacco di cose.”

Lampadari in ceramica di Opificio Dì Ceramica

Cosa significa, per te, essere un artigiano?

“Essere un artigiano, per me, è sicuramente un privilegio perché mi dà la possibilità di creare oggetti che di fatto non esistono. Un artigiano dà vita, con le mani, l’esperienza e i giusti strumenti a forme e superfici: nel mio caso intagliando un materiale naturale che è l’argilla. Ecco, riuscire a farlo in un mondo come quello di oggi dove siamo circondati da franchising e prodotti che puoi trovare qui a Pontedera così come a Milano o a Parigi, è sicuramente un privilegio per me e per chi riceve un oggetto che anche se rifatto 100 volte non sarà mai uguale.”


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