A Collesano c’è una tradizione della ceramica antica, anzi, antichissima, che nel tempo ha saputo distinguersi per originalità ed eleganza. La famiglia che più si è distinta da decenni da questo punto di vista è quella degli Iachetta. In particolare Litterio Iachetta è diventato un punto di riferimento per i collezionisti.
Oggi sua nipote Cinzia continua la tradizione nei negozi di Collesano e Palermo, dove si producono manufatti che riprendono fedelmente forma, colori e motivi della tradizione delle Madonie. Candelabri, lucerne antropomorfe, frati, fiaschi col segreto, melanzane, borracce, vasi a canestro.
Tutti prodotti fatti a mano che, nonostante il trascorrere dei secoli, continuano a essere apprezzati. La ceramica è terra e acqua, è fuoco e colore, è materia trasformata, plasmata, è concretizzazione di gesti, di sapienza acquisita. È popolare e preziosa, antichissima e attuale.
Nei laboratori Iachetta, alla produzione classica delle Madonie si affianca la produzione di ceramiche dal gusto moderno: piatti, pigne coloratissime, vasi a pigna, lumi e teste di moro nonché una vasta gamma di oggettistica per bomboniere.
Cinzia Iachetta, quando nasce questa azienda che da decenni si dedica al mondo della ceramica made in Collesano, che si caratterizza nel mondo per la sua particolarità?
«La mia bottega fonda le sue radici in tempi antichissimi. Devo dirlo perché siamo ceramisti da generazioni. I nostri ricordi familiari si incentrano sulla ceramica. Già il nonno Litterio faceva ceramica, il padre di mio nonno altrettanto. Poi ha continuato mio padre Salvatore, quindi io.
Esistiamo quindi da tanti anni, siamo ceramisti, soprattutto a Collesano, anche se abbiamo anche l'attività a Palermo da 45 anni. Le mie origini affondano proprio a Collesano ed è qui che ci piace essere sempre presenti e abbiamo tuttora un negozio che apriamo in estate e nei fine settimana. Collesano sicuramente saprete che è nota per la ceramica sin dalla fine del 1500.
Però la nostra ceramica Iachetta risale, soprattutto questa, nei colori tipici in giallo e verde, alla fine dell'Ottocento, inizi del Novecento. È il nostro fiore all’occhiello ed è quella che si trova nei vari musei: al museo internazionale delle ceramiche di Faenza, al museo di Caltagirone e al museo Pitrè di Palermo. Proprio Giuseppe Pitrè è stato un grande collezionista delle ceramiche di mio nonno Litterio».
Che tipo di ceramiche producete e quante linee avete?

«Noi produciamo diversi tipi di ceramiche, in realtà seguendo diversi stili. Dal '600 siciliano, al barocco siciliano, che riproducono un po' tutte le ceramiche e le città delle ceramiche siciliane, quindi lo stile da Caltagirone a Sciacca, a Palermo, a Collesano.
Sicuramente ci siamo evoluti nel tempo con della ceramica più moderna, più colorata, più bizzarra, però il nostro fiore all’occhiello rimane sempre la ceramica tipica di Collesano con i colori tipici giallo e verde. Giallo rame e verde paglia sono dei colori antichi ed è proprio le forme e i colori antichi che ci tramandiamo da generazioni».
Perché la ceramica di Collesano è così importante?
«La ceramica di Collesano in realtà nasce come ceramica popolare, nel senso che era d'uso quotidiano. Tant'è vero che un esempio di ceramica è l’antica “criscintera”. Qui si usava mettere il lievito per il pane. Poi ci sono i candelabri in diversi modelli: arabo, normanno e feudale. Servivano in casa a fare la luce. Poi ci sono le brocche per contenere acqua o vino. Poi c’era la melanzana usata come scaldino. La si riempiva di cenere calda per riscaldare il letto. Oggi, di tutti questi oggetti di uso quotidiano si fa collezione. Poi ci sono anche i candelabri antropomorfi che servivano a fare luce».
Quali sono i passaggi per creare una ceramica di alto livello come le vostre?

«Il procedimento della ceramica è un po' complesso ed è un po' lungo.
In realtà, si parte dall'argilla, che è formata da terra e acqua impastata che viene forgiata al tornio. Dopodiché, dopo una lunga e attenta asciugatura, la nostra argilla passa nel forno. Qui deve raggiungere una temperatura di almeno 1000 gradi, da cui uscirà il cosiddetto “biscotto”.
Il “biscotto” passerà nuovamente alla smaltatura, quindi verrà immerso nel bianco se desideriamo una base bianca nei colori. Giallo e verde se desideriamo ottenere questi colori o tutte le varie basi che scegliamo di avere.
Su base bianca si passa alla decorazione, dove andiamo a inserire qualsiasi motivo vogliamo: floreale o classico. Poi siamo pronti a rientrare nuovamente al forno, dove raggiungerà la temperatura di 930 gradi. Solo lì i nostri colori, che sono a base di polveri ed acqua, fonderanno e usciranno lucidi. Non c'è nessuna aggiunta di lucidante alla fine come molti pensano, ma è solo per fusione degli smalti che si ottiene la lucentezza».
Quali sono gli obiettivi futuri di questa bottega dalle antiche radici e che ha fatto la storia della Sicilia artigianale?
«Noi abbiamo accompagnato per quattro generazioni la storia della ceramica siciliana e io sono alla fine della mia carriera, avendo 60 anni. Ho una bella età, non ho progetti futuri e continuo a coltivare le mie botteghe. Questo mi rende felice».
Una felicità dal sapore amaro quella di Cinzia Iachetta, consapevole che dopo di lei, nessuno prenderà il suo posto. Un vero peccato per la Sicilia perdere questo pezzo di storia, in un momento in cui tanti cercano lavoro.