Cuoche combattenti. Donne in cucina contro ogni forma di violenza

Articolo di Vassily Sortino

Donne contro ogni forma di violenza, subita e fatta. Sia familiare che economica, che attraverso la cucina hanno saputo rinascere e riaffermare il loro essere, rapportandosi anche con altre donne e facendo non solo rete, ma creando una vera e propria azienda che è uno dei simboli della Sicilia nel mondo. C’è tutto questo dietro l’idea di “Cuoche combattenti”, attività artigianale di cucina, in via Cluverio a Palermo, fondata da Nicoletta Cosentino. L’idea nasce da un progetto di imprenditoria sociale che ha come obiettivo l'emancipazione economica delle donne vittime di violenza di genere.

L’impresa sociale si muove nel concreto, dando alle donne la possibilità di allontanarsi da ambienti malsani e di porsi in un’ottica lavorativa attraverso il recupero, la produzione, la commercializzazione di ricette popolari tradizionali. Dal laboratorio artigianale di Cuoche combattenti nascono conserve e prodotti da forno. Su tutti c’è l’etichetta antiviolenza e cioè dei messaggi che possano arrivare alle mani e al cuore di donne che stanno subendo violenza domestica. Entrati in questo circolo poi c’è la violenza economica, perché si porta la donna a non lavorare più, e poi c’è l’isolamento da parte dell’abusante, che ti allontana dai familiari e dagli amici. Quando sei dentro queste dinamiche non è facile percepirlo.

All’inizio la ricerca di finanziamenti non è stata facile, ma lentamente, grazie a Banca Etica e a un business plan presentato con dovizia di particolari, Nicoletta riesce ad accedere a un finanziamento di microcredito e da qui spicca il volo verso la libertà e l’autonomia, aiutando e accogliendo donne in tirocinio formativo che come lei hanno fatto un percorso al centro antiviolenza.

L’obiettivo qui non è mai speculativo sugli affari, ma resta sociale. Il tutto per favorire l’emancipazione economica delle donne vittime di violenza di genere. L’impresa sociale si muove nel concreto, dando a queste la possibilità di allontanarsi da ambienti malsani e di porsi in un’ottica lavorativa attraverso il recupero, la produzione, la commercializzazione di ricette popolari tradizionali.

Nicoletta Cosentino, quando e come nasce l’idea di Cuoche combattenti?

«Cuoche combattenti è un laboratorio artigianale che produce conserve artigianali sia dolci che salate. L’idea di aprire questo laboratorio è nata nel 2017, a seguito del mio percorso, dopo la mia separazione di coppia, al centro antiviolenza La Onde onlus di Palermo. 

Durante il percorso ho avuto la grande opportunità di attivare un tirocinio di reinserimento lavorativo di cucina. 

Al termine ho deciso di riproporre ad altre donne la stessa opportunità e creare un laboratorio dove crescere professionalmente, ma anche acquisire consapevolezza sulla violenza contro le donne. Nel 2019, grazie alla creazione di un business plan che mi ha permesso di accendere un finanziamento, sono riuscita ad aprire questo laboratorio».

Chi si rivolge a Cuoche combattenti?

«Questo spazio si rivolge a raccogliere donne che hanno subito violenza. E che hanno chiesto aiuto ad associazioni e centri antiviolenza. 

Le associazioni poi si rivolgono a noi e stipuliamo degli accordi per fare frequentare un tirocinio in questo laboratorio e ridare loro il senso della vita attraverso la cucina».

E cosa produce la cucina delle cuoche combattenti?

«Più che altro produciamo marmellate e confetture con la frutta stagione. Quindi marmellate di mandarini di Ciaculli, di arance e di limoni, e confetture di ciliegie, di albicocca, miele e cannella. Poi abbiamo anche in produzione dei salati. Dei pesti particolari. C'è un pesto di olive e mandorle, un pesto di melanzane e anche un pesto di carciofi e arance e mandorle. 

E ci occupiamo anche di piccoli prodotti da forno, quindi dei biscotti totalmente vegani, dei dolcetti di pasta di mandorla o delle mandorline pralinate. Talvolta facciamo anche dei piccoli catering per associazioni dedite alla solidarietà e a gruppi impegnati nel sociale»

Tra tutti questi prodotti, cosa è richiesto in particolare dalla vostra clientela?

«Tra i prodotti più apprezzati dalla nostra clientela, che non è solo una clientela, c'è la marmellata di cipolle rosse, da accompagnare con i formaggi, ma anche con le carni. 

E un altro nostro grande cavallo di battaglia sono le “Minne combattenti”, ovvero dei dolcetti che noi facciamo riprendendo appunto la forma e il nome di antichi dolci siciliani, producendole con pasta di mandorle e pasta di pistacchi. Ne andiamo veramente orgogliose».

Come si svolge la giornata in Cuoche combattenti?

«Dal 2019 a oggi hanno attraversato lo spazio del laboratorio 11 donne, che hanno fatto dei tirocini per un anno intero. Qui arrivano la mattina e si cucina. Quindi si lavora sulla frutta se bisogna preparare una marmellata. E si sta fino alle due del pomeriggio. Qui chiaramente si crea un'atmosfera nel tempo molto interessante. 

La cucina è sempre un luogo di condivisione e scambio per le donne. Qui c’è un’area professionale rispetto alle cucine delle nostre case o delle nostre nonne però in realtà qui si creano, volutamente, delle forti collaborazioni, anche umane».

Quali sono i vostri obiettivi futuri?

«Principalmente è accogliere più donne possibili e riuscire ad attivare più tirocini. Ne partono continuamente di nuovi e speriamo di potere accogliere altre donne. Il nostro obiettivo non è espanderci commercialmente, perché si perderebbe il senso dell’attività, che è l’accoglienza e non il commercio».

Nicoletta si rimette il grembiule. Oggi c’è da cucinare per un catering. Esattamente del cous cous di verdure. Al suo fianco una delle donne combattenti a cui ha saputo ridare la forza di tornare a vivere. Vederle lavorare insieme riporta speranza verso l’umanità».

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