Flavia Pinello, l’atelier non per tutti

Articolo di Vassily Sortino

All’inizio della sua carriera, sognava che chiunque potesse indossare un suo vestito. Ma diventando adulta ha capito che la sua capacità e qualità creativa era molto più grande e forte del mainstream dominante e ha deciso di svoltare, dedicando tutti gli abiti che partono dalle sue mani a pochi e selezionati clienti. 

Può riassumersi così a oggi la vita lavorativa di Flavia Pinello, presidente della categoria moda di Confartigianato Imprese Palermo, presidente del Gruppo Regionale della Moda di Confartigianato Sicilia, che qui intervistiamo nel ruolo di artigiana e responsabile del suo atelier in via Terrasanta a Palermo. 

Flavia Pinello è un marchio di lusso Made in Italy, dove la tradizione artigianale siciliana incontra l’innovazione tecnologica. Ogni abito della collezione riflette un’eleganza raffinata, con tagli puliti e dettagli ricercati che esaltano la bellezza e la personalità di chi lo indossa. Ispirati da un minimal chic senza tempo, i suoi capi sono progettati per una donna che desidera esprimere sé stessa attraverso uno stile sofisticato e distintivo.

La sostenibilità è al cuore della sua filosofia: grazie alla profonda conoscenza artigiana del capo, utilizza tecnologie avanzate come la programmazione dei render in AI e la progettazione in 3D per ridurre sprechi e ottimizzare le risorse. Questo approccio eco design non solo rispetta l’ambiente, ma garantisce anche abiti di altissima qualità e perfettamente adattati. L’attenzione ai dettagli e alla maestria artigianale si fonde con un impegno concreto verso il futuro del nostro pianeta. Indossare un abito Flavia Pinello significa abbracciare un lusso sostenibile e vivere un’esperienza di moda unica e inimitabile.

Flavia Pinello, quando nasce il suo atelier e la sua voglia di occuparsi di moda?

«Ufficialmente a dicembre 2013, ma il brand è nato nel 2010. L’atelier nasce dopo un percorso di studi e come sartoria. Si partiva dal figurino e si realizzava il capo finito per i clienti. Abbiamo cominciato con gli abiti da sposa e poi siamo passati anche a quelli per cerimonia. Col tempo ci siamo anche evoluti, creando delle collezioni già pronte per rispondere alle esigenze della clientela. 

Una esigenza figlia della televisione e legata ai programmi sul mondo dei matrimoni. La gente vuole spesso il vestito visto in tv ed è triste da dire, ha cominciato ad avere meno fantasia e maggiore voglia di toccare con mano quello che ha visto sul piccolo schermo».

Se dovesse descrivere nello specifico il suo lavoro, come si definirebbe?

«Ho difficoltà a indentificarmi, sia tra la gente che con i brand di moda famosi che mi hanno contattato. Io ho capito di essere una couturier. Nel mondo della moda esistono varie figure: figurinista, stilista, prototipista. 

Noi artigiani che creiamo il capo dal disegno alla progettazione, creando il cartamodello in piano e poi al computer, siamo couturier, figura rara perché capace di creare un capo in tutte le sue fasi. Siamo una figura rara perché è diventato tutto molto settorializzato, ma noi artigiani siamo speciali perché sappiamo fare tutto».

Quali abiti da lei creati sono rimasti nel suo cuore?

Abiti Pinello


«Ogni abito è creatura dell’artista e mi sento legata a tutti. Io conosco tutti i miei vestiti e so quando li ho creati e a quale collezione. Ricordo un mio abito di matrimonio fatto tutto rosso, creato 12 anni fa. Oggi è normale vedere gli abiti da matrimonio colorati, ma allora questa ragazza in questo vestito rosso da sposa, con i suoi capelli corvini, fece scandalo tra gli invitati, in particolare per la suocera. 

Poi ricordo di avere creato un vestito anni Cinquanta da sposa. Piccole storie che sono le mie avventure. Poi per una ragazza abbiamo fatto un vestito con una schiena tutta di cristalli Swarovski. L’obiettivo è che ogni abito che creo è che faccia moda. Mi fa addirittura piacere che mi copino. Se non mi copiano vuol dire che non sono di moda».

Può raccontarci come, partendo da zero, lei arriva a creare un abito?

«Ci sono due strade. Quando viene una cliente e si affida a me, mi racconta come si immagina il vestito e insieme creiamo il capo, provando i tessuti suggeriti per vedere se il colore va bene. Poi definiamo il capo, il disegno, il figurino e le misure. Se stiamo invece creando le nuove collezioni, partendo da un mood di ispirazione mi interconnetto con una tematica e trasferisco l’ispirazione e i concetti in una serie di disegni. I migliori diventeranno vestiti. 

Recentemente abbiamo creato la collezione “Giacché”, che è una giacca destrutturata per la donna e tutte le sue declinazioni. Ogni capo poi deve mantenere un equilibrio quando viene destrutturato. Se l’abito non è ben equilibrato può creare un disagio. Dopo i prototipi si crea il capo finito. È un percorso creativo a volte anche avvilente, ma capace di dare alla fine delle belle soddisfazioni».



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Che futuro vede per lei e per il suo atelier?

«Ho tanti pensieri. Li ho in quanto presidente del distretto Mythos Fashion District e presidente di Confartigianato moda. Vorrei che gli artigiani riescano ad avere i giusti palchi. Invece come mia carriera personale, confesso che una volta avevo l’ambizione di vestire tutti. Col tempo ho capito che preferisco una clientela più selezionata. Dietro un capo ci sono notti insonni e del lavoro di progettazione. Non voglio più vestire tutti, ma chi apprezza il lavoro di un artigiano. Non voglio diventare Armani e miro a una moda sostenibile ed etica, che veste la gente di unicità. Sembrerà assurdo, ma sono contenta così».

Questa è Flavia Pinello, la donna forte della moda siciliana, su cui puntano imprenditori e istituzioni per il futuro. Ne sentiremo parlare.

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Tartufi del moro August 13, 2025
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Articolo di Vassily Sortino