Sartoria Dino Piantadosi: un viaggio tra l’eleganza e la storia di Napoli

Articolo di Sergio Cimmino

La storia di Napoli lega, sin dal 1300, il suo nome a quello dell'alta sartoria partenopea. A eccellere è la Confraternita dei Sartori, primo esempio a livello europeo di artigianalità sartoriale. Nel 1600 sono ben 607 i sarti registrati, ma è dagli inizi del Novecento che i più grandi maestri sartori, ispirandosi all'Inghilterra, danno personalità e stile alla celebre giacca partenopea, caratterizzata dalla "manica a camicia" e dai famosi "mezzi punti". I nomi di Attolini, Blasi e, soprattutto, Giorgio Costantino, rendono lo stile partenopeo celebre in tutto il mondo. Quella passione e quella eleganza sono oggi ereditate dalla Sartoria Dino Piantadosi, maestro di conoscenza e storia della sartoria partenopea. Un laboratorio, nel cuore di Chiaia, che trasuda sapienza, incarnata dallo stile e anche dall'istrionica verve laboratoriale, tra modelli inglesi, come tight e frac, ma anche stoffe di pregevolissima fattura. L'arte di Dino Piantadosi risiede nella sua capacità di modellare le giacche, le sue creazioni, cucite con cotoni estremamente sottili, incantano per leggerezza e manualità, abili realizzazioni figlie dell'antica scuola sartoriale partenopea. Un amalgama tra le tessiture che ci racconta tutto l'amore per la propria maestria e che ci pone dinanzi alla bellezza di un mestiere dalla valenza conoscitiva irraggiungibile e che può regalare incontri umani e creativi dal valore inestimabile. 

La Sartoria Dino Piantadosi coniuga conoscenza, eleganza partenopea e storia dei Napoli: ci racconti la sua storia

"Io sono Dino Piantadosi, sarto napoletano innamorato del suo lavoro, e con cinquant'anni di attività lavorativa alle spalle svolta con immensa passione. 

La sartoria napoletana è in auge in tutto il mondo, anche grazie al supporto dei vari strumenti tecnologici, come il web, le applicazioni e i vari social network. La nostra capacità e unicità è il lavoro amanuense, figlio di un'incredibile lavorazione del tessuto. Oggi disponiamo di stoffe di altissima qualità, ed è nei compiti del laboratorio sartoriale esaltarne le doti, rendendolo finemente pregevole. Questa peculiarità rappresenta al meglio la sartoria partenopea in tutto il mondo e ci rende orgogliosi e al contempo piacevolmente soddisfatti del nostro lavoro."

I suoi abiti sono il frutto di una lavorazione sartoriale e il suo laboratorio si incentra anche su capi "storici" come tight e frac. Ci illustra come questi ultimi si sono introdotti nel mondo della moda?

"In questo momento sto lavorando alla realizzazione di un abito di un'importante personalità. Per la sua lavorazione c'è bisogno di conoscenza ed esperienza, ereditate dalla vecchia scuola sartoriale. Essendo un capo di estremo prestigio, indossato da nobili e aristocratici, gode di uno stile redingote, ovvero spezzato nel punto vita e con uno importante spacco sul retro. 

Storicamente si tratta di un abito da cerimonia usato per ricorrenze mattiniere e veniva indossato soprattutto mentre si passeggiava a cavallo, da notare la differenza con il frac o lo smoking usati per appuntamenti serali. 

I processi lavorativi sono molto particolari, personalmente uso ancora il metodo tradizionale e possiamo dire che incarna e rappresenta un biglietto da visita eccezionale per un laboratorio di sartoria. 

Amo, in maniera particolare, che la clientela che indossa il mio tight sia soddisfatta, è piacevole vedere la felicità nei loro occhi e sul loro corpo. Certamente è un capo non di facile creazione, in maniera leggermente presuntuosa credo di realizzarlo abbastanza bene; bisogna capire che la vera sartoria è quella capace di trasmettere personalità e storia, questo permette di ampliare conoscenze e anche stima all'interno della clientela."

I tessuti della sartoria partenopea sono noti per la loro storia che mescola eleganza e qualità. Ci può dire come la sua esperienza ha incrociato l'utilizzo di queste stoffe?

"Per quanto concerne i tessuti utilizzati dai laboratori sartoriali partenopei, parliamo di "quarta qualità". Sin dall'Ottocento, con l'avvento degli industriali in Inghilterra, c'è stato un considerevole incremento di pregevolezza delle stoffe; i britannici, facenti parte del Commonwealth, tendevano a usare le lane merinos provenienti dall'Australia, note soprattutto per la morbidezza e l'eccezionale linearità. 

Portandoci all'epoca attuale, si preferisce lavorare maggiormente con i micron, anche perché parliamo di un milionesimo di metro, fibra dall'incredibile forza e tenuta. Passando alle lane, anche il Nord Europa, come gli irlandesi, godono di un importante monopolio. Ricordando che le mode e gli stili sono figlie della storia, ad esempio, la Gran Bretagna era conosciuta prettamente per la moda maschile, mentre la Francia per quella del mondo femminile.

L'Italia e la storia di Napoli hanno avuto il merito, nella loro scuola sartoriale, di avvicinarsi alle tecniche europee, anche grazie al confronto e ai viaggi intrapresi dai maestri sartori partenopei nella capitale londinese."

La conoscenza e la professionalità sono fondamentali nel rapporto con la clientela, ci racconta la sua esperienza?

"Per quanto concerne l'esperienza, credo sia corrispondente anche alla storia della propria clientela. A me è capitato più volte di vestire intere generazioni, dal nonno al nipotino. 

I clienti più piccoli mi fanno emozionare particolarmente, perché è come se entrassi nella loro sfera familiare e affettuosa. È un vero piacere fare questo lavoro, soprattutto rendendo tutto più leggero."

Come immagina il futuro artigianale, soprattutto in ottica di avvicinamento delle nuove generazioni?

"Il futuro della sartoria è soprattutto conoscenza del proprio lavoro. Inviterei le nuove generazioni a mettersi alla prova, capendo il valore dell'esperienza e dell'offerta professionale.

 È un'opportunità che può aprire innumerevoli strade sia dal punto di vista umano che professionale. Un mondo variegato, che può metterti a confronto con personalità eccezionali. 

A livello istituzionale c'è da registrare una certa lacuna di fondo, alcuni fondi andrebbero spesi in maniera più attenta e oculata. Offrire un totale di ore di lavoro non permette di definire l'esperienza del sarto, per essa ci vogliono molti più anni, soprattutto per eccellere nelle fasi di lavorazione e nei rapporti con la clientela. 

La sartoria è un mestiere meraviglioso, si ha la possibilità di fare delle esperienze conoscitive incredibili, come la mia vita lavorativa, che curo con passione ed estrema serenità grazie al mio laboratorio."

La Sartoria Dino Piantadosi è un luogo dall'incredibile storia, un maestro di eleganza e umiltà lavorativa, coniugata a un'incredibile conoscenza, garbo e passione verso il proprio lavoro. I metodi e i processi realizzativi sono ereditati dall'antica e pregevole sartoria partenopea, unica e tra le più importanti al mondo. La professionalità ed esperienza, tramandate sapientemente dal maestro Giorgio Costantino, ci parlano di abiti passati alla storia, come il frac o il tight, autentiche opere d'arte artigianali realizzate grazie alla meticolosità e sapienza laboratoriale. 

La famosa "manica a camicia" o le cuciture a "mezzi punti" sono creazioni che nel corso della storia hanno caratterizzato e celebrato l'alta sartoria partenopea in tutto il mondo. Dino Piantadosi è un illuminante e sapiente artigiano del passato, che ama e condivide la sua arte con vena istrionica, fatta di parola, sapienza e linguaggio. È intensa la sua artigianalità, virtuosa nei processi e finemente "english" nei modi, capace di trasmettere tutta l'importanza di un lavoro incantevole e fascinoso, che rende il sarto un viaggiatore nel mondo e confidente amichevole dell'anima e dello stile dei propri clienti.

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Sartoria Dino Piantadosi: un viaggio tra l’eleganza e la storia di Napoli
Sergio Cimmino August 21, 2025
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