Bastah: L’atelier delle donne giramondo

Articolo di Benedetta Colasanti

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Passeggiando tra San Frediano e Santo Spirito, tra le antiche ma mondane mura di Oltrarno, è facile rimanere incantati dai colori pastello dell’atelier Bastah. Un nome intrigante che richiama l’italiano “basta” e che fa venire voglia proprio di dire: «basta, ho voglia di indossare uno di questi capi comodi e freschi e di partire alla scoperta del mondo». 

Le stoffe naturali, le linee delicate, il sentirsi a proprio agio ma eleganti sia nella vita di tutti i giorni sia nelle occasioni più speciali; sono questi gli ingredienti di Bastah. E dietro l’atelier c’è una giovane donna amante dei viaggi che, solo con lo sguardo, trasmette lo stesso spirito di delicatezza e di avventura che i suoi capi sono in grado di trasmettere.

Chi c’è dietro Bastah? Come nasce questo marchio?

Ciao, mi chiamo Natasha, sono designer e fondatrice del mio marchio Bastah. Come la maggior parte degli stilisti, ho sempre sognato di creare una mia linea di capi. Non mi sono mai immaginata a lavorare per altri marchi, volevo completamente esprimere la mia filosofia e, soprattutto, la mia creatività, il mio stile nel modo di vestirsi. Così, dopo essermi laureata, ho iniziato a piccoli passi a entrare nel mondo della moda, partendo con la realizzazione di pochissimi capi di prova, per vedere cosa ne pensasse il pubblico. 

Poi i capi hanno funzionato benissimo, piacevano molto alle prime clienti. Quindi l’ho visto come un segno che mi diceva di continuare su questa strada. E dunque proprio con quei primi capi di prova esattamente dieci anni fa è nato il mio marchio Bastah. 

Perché hai scelto proprio questo nome, Bastah? Che cosa significa?

L’anno in cui ho fondato il mio marchio ho fatto un viaggio in Egitto. Dopo aver visitato questa terra surreale e dopo varie visite nei musei mi sono appassionata alla divinità Bastet, che è una dea gatta, alla sua storia e al suo significato. Secondo i racconti, la sua città si chiamava Tel Bastah. Dall’altra parte, quando ero piccola, passavo tanto tempo con mia nonna paterna, che aveva tantissimi gatti, e il suo nome tradotto in serbo significa proprio “basta”. 

Quindi mi sembrava che tutto fosse una coincidenza davvero magica. E inoltre il nome mi sembrava anche facile in lingua italiana da ricordare. Non sai quante volte qui, con le porte aperte dell’atelier, sento i passanti chiacchierare e pronunciare questa parola: «basta, basta», insomma, è abbastanza buffo!

Natasha dell'Atelier Bastah

Tu sei nata in Serbia. Come hai deciso di trasferirti in Italia? Perché hai scelto proprio Firenze?

Dopo aver concluso gli studi a Belgrado avevo fatto un po’ di riflessioni sul mio paese. Purtroppo, ho dovuto fare i conti con la realtà di un posto che non poteva offrirmi quello che cercavo. Dopo tantissimi anni di guerra l’industria tessile è fallita e non rimaneva nulla per ripartire. Firenze era una città che conoscevo già e me ne ero innamorata. Inoltre, un mio caro amico di scuola aveva già studiato qui e quindi sceglierla è stato un passo del tutto naturale. Sinceramente all’inizio non pensavo di rimanere, ma semplicemente finire gli studi e poi tornare in Serbia. Però poi mi sono innamorata ancora di più, non solo di Firenze ma di tutta la Toscana e di tutta l’Italia in generale. Poi, se pensiamo che l’Italia è uno dei paesi più importanti per la moda di tutto il mondo, il gioco è fatto, la mia scelta di aprire Bastah è stata facile!

Perché hai scelto con Bastah di realizzare prodotti totalmente Made in Italy e in Toscana?

La risposta tocca tanti argomenti diversi. Da sempre sono contro la produzione di massa, del cosiddetto fast fashion, che genera quei fenomeni di inquinamento di cui stiamo pagando il conto negli ultimi anni. Poi qui da Bastah seguo una filosofia della mia vita che sostiene il biologico e il consumo equo anche nella vita di tutti i giorni. Quindi applico questa filosofia anche nelle realizzazioni delle mie collezioni, scegliendo tessuti sostenibili sia a livello di qualità che di produzione. Inoltre, non accetto lo sfruttamento del personale nei paesi cosiddetti “poveri” e produrre in Toscana mi permette di verificare che ci siano condizioni di lavoro adeguate. 

Secondo me bisogna ripensare la moda in un altro senso, scegliendo i capi di maggior qualità e più duraturi nel tempo. Inoltre, producendo in Italia, ho il marchio Made in Italy, che ha ancora un valore importante in tutto il mondo. Quindi ci sono tantissimi motivi per produrre qui e tutti molto validi. 

Ti va di parlarci delle tue creazioni? A cosa ti ispiri di solito quando crei un nuovo capo? E quali piacciono di più ai tuoi clienti? 

L’ispirazione varia di periodo in periodo, però molto spesso mi ispiro ai viaggi che faccio e alle culture diverse. Mi faccio guidare dalla natura e dall’energia della vita. 

Adesso viviamo in un mondo molto veloce. Spesso usciamo da casa la mattina presto e torniamo la sera tardi, trascorriamo momenti diversi nell’arco di una giornata. Quindi a Bastah cerco di creare capi molto comodi, abbastanza semplici nelle linee però con i piccoli dettagli che fanno la differenza. Insomma, cerco di fare abiti versatili ma che non rinuncino mai a un tocco di femminilità. 

Abiti dell'Atelier Bastah

Quali stoffe preferisci utilizzare? 

In tutto questo percorso, per me la scelta dei tessuti è molto importante. Uso solo le stoffe naturali, soprattutto se si parla delle collezioni estive. Invece, per quanto riguarda le collezioni invernali uso sempre le basi naturali, magari con il minimo compromesso: una piccola percentuale di cifre artificiali che però aiutano nella durata del tessuto. 

Quali sono i tuoi capi preferiti qui a Bastah?

È un po’ difficile per me rispondere, sono tanti. Ma ti posso dire quali capi le mie clienti amano di più. In assoluto i preferiti sono i pantaloni Fabienne e Zagazig, il top Zara, la gonna Darlen, il kimono Dorothy e l’abito Alma. 

Visto che piacciono tanto, questi capi sono diventati continuativi per la mia linea Bastah. Quindi ogni anno li inserisco in collezione, sia nei tessuti degli anni passati sia in tessuti e colori novità. 

Quando hai deciso di aprire Bastah, interamente dedicato alle tue creazioni, perché hai scelto proprio Santo Spirito? E cosa ne pensi delle collaborazioni con altri artisti/artigiani?

Santo Spirito è da sempre una delle zone di Firenze che amo di più. Ultimamente è diventato un quartiere dove tanti artigiani hanno deciso di aprire i loro atelier o le loro botteghe e mi piaceva l’idea di diventare, con Bastah, parte della squadra. Inoltre, per adesso è rimasta una delle poche zone non troppo affollate di turisti e mi sembra anche di vedere in giro più visitatori alternativi, che sanno apprezzare il concetto di negozio di quartiere e prodotto artigianale. 

Sono molto aperta alle collaborazioni con altri designer e artigiani e penso che in questo modo possiamo anche supportarci tra di noi. 

Hai progetti per il futuro?

Mi piacerebbe riuscire in qualche modo a completare ancora di più la mia linea, ovvero fare le cose che fino ad adesso non ho avuto la possibilità di realizzare, non avendo proprio spazio. In questo modo vorrei offrire ancora più possibilità di scelta alle clienti, sia nei modelli che nella varietà dei tessuti. Perciò sono già in programma altre collaborazioni di Bastah con alcuni designer e artigiani del territorio. 

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