La Bottega del Cuoio è una pelletteria che si trova nel pieno centro di Arezzo, a solo pochi passi dalla chiesa di Santa maria della Pieve.
Nel negozio il cuoio viene lavorato con grande attenzione, non solamente ai dettagli e alla cura dei prodotti, – che vanno dalle borse ai portafogli, dalle scarpe alle cinture – ma anche all'ambiente: tutti gli articoli sono realizzati in pellame di grande qualità e a concia vegetale, quindi senza l'utilizzo di nichel o cromo, ma solo di sostanze naturali dette tannini, meno nocive per l'ambiente.
Nella bottega abbiamo incontrato l'artigiano Antonio Cappello, che ci ha parlato del suo lavoro e della storia della sua attività.
Come nasce La Bottega del Cuoio?
La Bottega del Cuoio nasce nel 1975 a novembre, in alternativa ai lavori che c'erano una volta. Certamente avevo più capelli ed erano leggermente più lunghi... e volevo fare qualcosa di diverso dai lavori che erano presenti in quel periodo. Poi, con il tempo, l'attività si è sviluppata e ampliata con studi di modelleria e disegno, che hanno permesso di iniziare a produrre articoli un po' differenti.
Come lavora il cuoio?
Il cuoio si lavora con le mani, si lavora con le macchine e si lavora anche con la testa, perché bisogna stare ben attenti a quel che si fa.
Le modellerie vengono prima fatte in cartone, poi vengono appoggiate sulla pelle e usate come traccia. In genere come materiale qui a La Bottega del Cuoio utilizziamo pelle di mucca; abbiamo la fortuna di essere in Toscana, dove abbiamo un polo conciario molto importante, quindi è facile reperire la materia prima.
C'è un prodotto che vendete più di altri qui a La Bottega del Cuoio?
La piccola pelletteria è ciò che si vende di più, in special modo le cinture. In questo momento qui a La Bottega del Cuoio abbiamo circa 600 cinture esposte con varie tipologie disponibili di intrecci, colori e fibbie. Possono essere fatte sia di vacchetta che di toro, che viene usato perché di spessore maggiore rispetto alla prima: si taglia, si rifiniscono i bordi ed è gia pronta la cintura. Poi, certamente, le stesse cinture possono essere cucite o lasciate lisce.
Inoltre abbiamo, diciamo, inventato noi dei modelli in vacchetta sottile che si intreccia fra di sé fino a formare la cintura intera. Queste cose particolari in special modo vendono abbastanza bene.
Cosa vuol dire per lei e per La Bottega del Cuoio essere un artigiano?
Per me essere un artigiano vuol dire esprimere emozioni e dare qualcosa di creativo agli altri cercando di creare sempre qualcosa di nuovo, anche se ormai si crea poco, perché ad oggi in pelletteria non ci sono grandi novità che possono essere fatte.
Come vede il futuro del settore artigianale in Italia?
Non molto bene. Ci sono situazioni politiche che non aiutano il settore dell'artigianato, perché l'artigiano deve sgomitare e comprendere il settore sia dal un punto di vista economico che da un punto di vista pratico, capendo cosa va tra le persone; inoltre ci sono le grosse aziende, che tagliano le gambe agli artigiani.
Il settore dovrebbe essere aiutato dal governo e da enti locali per poter andare avanti: l'Italia è piena di artigiani capaci – è sempre stato un popolo di artigiani, non di industriali – per cui l'artigianato dovrebbe essere incentivato, specialmente tra i giovani, invitando anche i vecchi maestri artigiani in scuole professionali, per aiutare lo sviluppo del settore.
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