Culla di una tradizione millenaria, l’Umbria, è il cuore pulsante della ceramica italiana tramandata di generazione in generazione dalla maestria degli artigiani. Dalle maioliche di Deruta alle eleganti ceramiche di Gubbio e Orvieto, ogni pezzo racconta una storia di passione, cultura e creatività. Nel panorama del Made in Italy, la ceramica umbra si distingue non solo per la qualità dei suoi manufatti, ma anche per la capacità di evolvere rispettando la tradizione. A Spoleto abbiamo incontrato Gina Pelli, pittrice ceramista di seconda generazione che ci ha raccontato la sua arte appassionata densa di storia e innovazione.
Quando e come nasce la tua attività?
Io sono di Deruta, nasco come pittrice ceramista e vengo da una famiglia di pittori ceramisti, i miei genitori, Enzo Pelli e Marcella Segoloni, erano molto bravi e avevano un laboratorio. Io ho preso in mano la tradizione di famiglia, migliorandola secondo il mio gusto e creando dei decori, anche innovativi, rivalutando, rivisitando quelli antichi per realizzare dei disegni che si discostano da quelli classici comunemente diffusi. Dopo il diploma di maturità artistica ho proseguito gli studi all'Accademia delle Belle Arti laureandomi in pittura e mi sono dedicata alla pittura su ceramica anche, a volte, creando delle forme più moderne che però ho lasciato più a uso personale, benchè fosse una interessante sperimentazione!
Quale obiettivo ti ha guidato nel raccogliere la tradizione di famiglia?
Direi creare oggetti un po' diversi, particolari, unici, se vogliamo. Realizzare decori rivisitati, con variazioni di colori, mixando più stili ed epoche nello stesso prodotto, passando da classico a rivisitato. Secondariamente volevo migliorare e far crescere l’azienda di famiglia prima a Deruta, dove avevamo un negozio, e poi, con mio marito, aprendo il nostro punto vendita nel cuore dell’Italia, a Spoleto. Qui c’è gran parte della mia produzione, fedele al classico e rivisitata, alla quale posso aggiungere la produzione su commissione che, devo dire, è sempre fonte di grande gratificazione. Una soddisfazione grande nella mia vita professionale è stata prendere parte, in qualità di artigiana, insieme ad altri artigiani, ad un progetto ideato dalla FMR Art’è, una casa editrice che si occupa di libri d'arte, per creare un cofanetto dedicato a Caterina de’ Medici. Io mi sono occupata della copertina e dei lati del trittico: le ante avevano incastonate delle maioliche così come la copertina è in maiolica e ritrae Caterina de’ Medici in preghiera nella sua cappella privata. Un vero capolavoro! Infatti, questo manufatto, di cui sono state prodotte pochissime copie, è esposto nella Biblioteca del Congresso di Washington.
Cosa caratterizza la tua produzione? Qual è il decoro che senti più tuo?
La mia produzione è interamente Made in Italy: le mie decorazioni sono fatte su oggetti realizzati dalle sapienti mani di artigiani derutesi; Deruta, infatti, con la sua tradizione ceramica, è un’eccellenza nota in tutto il mondo. Io prendo il biscotto e lo lavoro per realizzare maioliche che si distinguono dalle ceramiche perché prevedono un doppio processo di cottura che smalta, nella maiolica, il prodotto finito. I decori antichi sono tanti, c’è il Deruta, il Raffaellesco, il Grottesco, il Vario, l’Arabesco che deriva da un decoro che si chiama Calligrafico, e sono tutti derivanti della tradizione derutese. Ci sono anche decori che si rifanno all'arcaico ma con delle variazioni nei colori: durante quel periodo si usava soltanto il blu manganese e il verde ramina, quindi una riproduzione fedele di un oggetto arcaico vedrebbe l’uso esclusivo solo di quei colori. Nel 400 invece abbiamo un’ampia varietà di colori, totalmente naturali perché derivanti dagli ossidi: il verde ramina è ossido di rame, il giallo è il cadmio e il blu, il nostro bellissimo blu, è ossido di cobalto. A me piace spaziare e mixare, tra stili, epoche e soggetti: le figure, come ad esempio le Madonne, le scene mitologiche, i motivi raffaelleschi, anche i paesaggi, seppure io sia più incline ad altri tipi di raffigurazioni e mi piace molto la figura umana. Se dovessi scegliere, tra tanti decori, quello che più mi rappresenta, forse un po’ il mio cavallo di battaglia, è proprio il grottesco. Come per quasi tutta la mia produzione il “mio” grottesco è rivisitato e si distanzia un po’ rispetto al classico che troviamo nella tradizione derutese, forse più affine a quello che possiamo vedere nella Domus Aurea di Nerone a Roma.
Come nascono le tue maioliche?
Una volta smaltato il pezzo lo vado a dipingere, posso farlo a mano libera oppure creo un disegno su carta velina che poi ripasso bucandolo con un ago sottile, lo adagio sul pezzo da decorare e con uno spolverino, un tampone contenente carbone, tamburello il carbone finché il disegno non rimane impresso sull'oggetto. Poi con pennelli e colori inizio a dipingere e quando è terminata la fase decorativa lo vado a cristallinare; la cristallina è una soluzione acquosa di smalto, è trasparente e serve, in questo caso, a dare la brillantezza. Infine, lo cuocio intorno ai 940 ° ed ecco nate le mie maioliche!
Che manufatti realizzi in laboratorio? Su quale cade maggiormente la scelta dei clienti?
Come per i decori anche per gli oggetti che realizzo amo spaziare da oggetti di uso comune, dalle tazzine da caffè, le oliere o le brocche per l’acqua; oggetti ornamentali, dagli orologi, alle lampade ai piatti da appendere; ma anche gioielli come bracciali, collane con fuseruola e orecchini oppure souvenir. La produzione è molto varia e a questa si aggiungono gli oggetti che realizzo su commissione, una realtà che mi caratterizza e mi valorizza. Non posso dirti che ci sia un oggetto che viene “scelto” di più, dipende dai periodi dell’anno, dai gusti personali, dall’esigenza, non esiste una regola. Posso dirti che chi visita il nostro negozio ci regala sempre belle soddisfazioni riconoscendo il valore dell’arte a cui ho dedicato tutta la mia vita professionale.
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