A volte il lavoro che decidi di fare nella vita lo hai nella genetica. Ed è probabilmente quello che è accaduto nella vita a Sebastiano Di Bella, imprenditore proprietario della Di Bella Vini a San Giuseppe Jato. Quella dei suoi bisnonni e nonni era infatti una famiglia che lavorava nelle vigne. I suoi genitori, invece, decisero di fare tutt’altro. Sebastiano, ribellandosi, ha seguito le orme della storia. Prima lavorando sul vino con altri e poi per sé stesso.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Sebastiano Di Bella, come nasce la sua storia da imprenditore del vino?
«Sia la famiglia di mio padre che di mia madre lavoravano nel campo del vino. I miei genitori decisero di dedicarsi ad altro. Io sono tornato a occuparmi di vigne, rinnovando questa tradizione nel 2003. Inizialmente ho comprato un vigneto a Noto. I primi risultati sono arrivati 5 anni dopo. Nel 2019 ho deciso di creare io stesso una cantina, invece di appoggiarmi a quelle di amici, e ho fondato questa azienda».
Che tipo di vino producete?
«Noi lavoriamo con quattro tipi di uve. Due bianche e due rosse. Queste ultime sono il Nero D’Avola e il Sirah. Mentre le bianche sono il Grillo e il Catarratto. Tre di queste uve sono quindi tipicamente siciliane. Negli ultimi anni abbiamo incentrato, con l’Università di Palermo, i nostri sforzi sul Catarratto, la più diffusa coltivata uva in Sicilia e allo stesso tempo la più misconosciuta. Oggi produciamo tre tipi di Catarratto diverso»
Quale è il vino preferito dalla sua clientela?
«La bottiglia più venduta è il Catarratto linea Esperides, affinato in acciaio. Resta lì un anno. Quindi il vino ottenuto quest’anno, dopo l’affinamento, lo vendiamo il prossimo. Solitamente ai siciliani piace il vino dell’annata corrente. Noi stiamo scommettendo sulla capacità di invecchiamento. Il Catarratto comincia a essere più interessante un anno dopo la vinificazione. Per i consumatori è un vino che non fa venire il mal di testa».
Come si sviluppa la sua giornata lavorativa?
«Inizia già alle 7 del mattino, finendo alle 19 in estate. Non c’è una tipologia standard di svolgimento dell’attività. Molto dipende dalla stagione. Quando c’è la vendemmia siamo tutti concentrati sulle uve e i suoi processi lavorativi di vinificazione. Dopo ci occupiamo dell’imbottigliamento. Poi i sono dell’attività accessorie sulla cura dei vini nei suoi contenitori. E poi c’è l’attività di accoglienza degli enoturisti».
Che progetti futuri avete per i vostri vini?
«È legato allo sviluppo del mercato. Vogliamo lavorare sul Catarratto, per migliorarlo ulteriormente, in nome della qualità del territorio. Ci piacerebbe essere presenti nei mercati più importanti. Sul fronte organizzativo vogliamo sviluppare l’accoglienza in cantina e lo svolgimento di eventi».
A tutto questo si sommeranno le attività che Sebastiano di Bella vuole dedicare all’educazione del consumatore al vino. Per lui «il vino è una porta sul territorio» legato all’alimentazione e al bel vivere.
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