È messinese, ci tiene a sottolinearlo a più riprese. E con le sue origini, anche quelle di uno storico costruttore di clavicembali messinese, famoso in tutta Europa nel Settecento proprio per gli strumenti musicali realizzati in riva allo Stretto con il legno di gelso tipico di queste parti della Sicilia: Carlo Grimaldi.
Franco Marino, più noto come Luthier, proviene da un mondo decisamente differente: era un negoziante di articoli da pesca prima delle avventure nel mondo della ristorazione. Poi, la richiesta del piccolo Andrea, accompagnata da un notevole talento musicale: “Papà, realizzi per me una chitarra?”
Da quel giorno di ormai venti anni fa, tra Italia e Stati Uniti, Franco non si è mai più fermato. Tutto con grande passione ma da semplice autodidattica. Da quel giorno del 2004 Franco Marino ha costruito 158 chitarre, guadagnandosi svariati riconoscimenti e partecipazioni a fiere internazionali. Tutto senza mai dimenticare le sue origini né tralasciare ciò che lo ha spinto nel mondo della musica: l’amore per suo figlio Andrea.
Nel 2014, Franco si trasferisce a Boston, dove, oltre a continuare la sua attività di liutaio, gestisce anche un ristorante italiano. Il locale, noto per la qualità della sua cucina, diventa un punto di riferimento per la comunità locale. Dopo la perdita della moglie, ritorna a Messina e riapre la sua bottega di liuteria per coltivare la doppia passione per l’arte e la gastronomia, contribuendo allo sviluppo culturale e turistico della sua amata Sicilia.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con la video intervista disponibile su YouTube:
La liuteria possiamo definirla come un’arte sempre meno praticata con origini antichissime. Qual è la storia di Franco Marino e come è arrivato in questo mondo?
“La spinta è arrivata da mio figlio Andrea, che all’epoca aveva scelto di frequentare il conservatorio, Da lì ho avuto il desiderio di realizzare per lui una chitarra: mi sono documentato tanto e poi ho cominciato da perfetto autodidatta. Andando avanti la cosa mi entusiasmò, anche perché la prima chitarra non era venuta affatto male per essere stata realizzata da uno che non aveva conoscenze pregresse. Da quel giorno sono trascorsi circa venti anni. Sono felice che le mie chitarre abbiano nel frattempo viaggiato per gli Stati Uniti, dove c’è un mercato molto florido, ma anche in direzione Europa e qualcuna in Italia”.
Quali sono i processi per poter realizzare una chitarra?
“Si parte dalla scelta del legno, la parte fondamentale. A Messina anche Grimaldi nel Settecento produceva clavicembali con legno di gelso. Per realizzare le mie chitarre, ho cercato di seguire il suo esempio”.
Hai lavorato in Italia ma anche all’estero, che tipo di risposte hai avuto nei confronti della tua professione?
“Gli Stati Uniti sono stati un territorio più fertile. La differenza con l’Italia è che i ragazzi arrivano da qualsiasi parte per acquistare una delle tue chitarre magari appena terminati i licei per potersi esibire d’estate in concerti in giro per gli States. Questo li rende autonomi e consente loro di acquistare strumenti che invece in Italia sono quasi sempre comprati direttamente dalle famiglie. È in ogni caso fondamentale che tutti possano coltivare in libertà la loro passione”.
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