I coltelli sardi dell’azienda artigiana Vittorio Mura & Figli

Articolo di Daniele Marzeddu

Ci troviamo a Santu Lussurgiu, un paese della provincia di Oristano nel distretto del Montiferru, un territorio di antichi saperi e mestieri da sempre altamente vocato all'artigianato. Alla fine degli anni Venti, quando Vittorio Mura cominciò a lavorare nella bottega del padre, il paese contava una popolazione di circa cinquemila abitanti e la produzione di coltelli rappresentava un attività importante a livello locale, ma poco conosciuta fuori dal circondario. 

Vittorio aveva appreso dal padre l’arte della forgiatura dei metalli, accostando ai materiali della tradizione locale, quali il ferro e le corna degli animali, i metalli preziosi. 

Oggi i quattro figli di Vittorio mandano avanti quest’attività fabbrile assieme ad alcuni nipoti producendo coltelli, forbici e accessori per l’equitazione. 

Ciao Piero, com'è iniziata la storia della vostra azienda? 

Ciao a tutti, sono Piero e assieme ai miei tre fratelli sono il titolare di quest’azienda artigiana che ha una storia che risale al 1700. Nostro padre Vittorio è mancato nel 2000 all'età di 80 anni: oggi lavoriamo noi quattro figli e qualche nipote, ponendo, pertanto, le basi perché l'attività possa andare avanti. Io ricordo che sia mio padre che mio nonno facevano questo mestiere producendo praticamente tutto quello che serviva alla comunità di Santu Lussurgiu. Oltre ai coltelli si producevano anche delle forbici da tosatura perché allora le pecore venivano tosate a mano. Nostro padre, che aveva cominciato a lavorare giovanissimo, si è voluto distinguere dalle altre botteghe di fabbri del paese puntando soprattutto sulla ferramenta da taglio e sulla coltelleria, tanto che nel 1984 vinse anche una Medaglia d'Oro per il miglior coltello nella rassegna di Macomer. 



Qual è il vostro settore di appartenenza e cosa producete? 

Noi siamo una coltelleria artigianale che produce sia coltelli da uso che da collezione, e tutta la nostra produzione viene rigorosamente fatta a mano. I tradizionali coltelli sardi, conosciuti anche con il nome di "Resolza", erano originariamente progettati per i pastori per la lavorazione della carne e delle pelli. Ogni coltello è un pezzo unico con lama affilata realizzata in acciaio e manico in corno di montone e/o muflone. Inoltre produciamo ancora forbici e accessori per andare a cavallo, dato che il nostro paese è ancora fortemente legato al mondo dell’equitazione. 

Piero, che metodologie di lavoro utilizzate?

Una volta tranciato l’acciao si passa alla fase della forgiatura riscaldando la barra di metallo sulla forgia che poi viene modellata col maglio pneumatico (che fa una prima sgrossatura del metallo), mentre la finitura viene eseguita col martello a mano. Questa è una fase di lavorazione molto importante che ci fa distinguere dall’industria, dato che le nostre lame risultano alla fine molto più taglienti di quelle industriali grazie ad un preciso ed attento lavoro di forgiatura e finitura. Dopodiché si passa alla fase della molatura: vengono azionate le mole spargendo dell’acqua per evitare il surriscaldamento dei metalli e il conseguente deterioramento. Il corno, che può essere sia di montone che di muflone, viene tagliato con una sega elettrica e raddrizzato per diventare il manico del coltello; a quel punto viene montata una ghiera sul coltello e applicata la lama che verrà infine limata e rifinita. Quest’ultima è una fase che richiede molta precisione e molto tempo, ma si sa, per fare bene le cose ci vuole tempo! 



Che idee avete per il futuro? 

Ci auguriamo davvero di portare avanti questa coltelleria che fa parte ormai dell’anima e della storia del nostro paese. Purtroppo, rispetto a quando ero ragazzo, le cose sono cambiate tantissimo: l’aumento dei costi di gestione e del prezzo delle materie prime hanno portato conseguenze molto pesanti per chi fa artigianato. Ma noi ci crediamo e vogliamo andare avanti anche grazie alla passione dei nostri nipoti che hanno deciso di intraprendere questa strada con noi.


 








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