Lisciandrello: Un sogno portato avanti da un amico

Articolo di Vassily Sortino

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Uno stacanovista del vino, non c’è altro modo per classificare Giuseppe Lisciandrello, imprenditore che, dopo avere gestito per anni due enoteche, ha deciso, affiancato dal socio e amministratore Luciano Tocco, di produrre lui stesso il vino in un’azienda agricola dotata di cantina a San Cipirrello. Qui dove tutto sa di vino e dove il paesaggio mozza il fiato per l’emozione che provoca. Un pezzo di Sicilia da valorizzare, partendo dalle sue rare e pregiate uve da mosto.

Quando nasce la Lisciandrello?

«Lisciandrello nasce nel 2015, quando l’abbiamo rilevata io e Luciano Tocco, il mio amministratore. Originariamente era stata fondata nel 2005, dal primo proprietario che si chiamava Manfredi Guccione. La mia passione nasce dal legame con questa persona che è deceduta nel 2012 per un incidente stradale. Abbiamo deciso così di acquistarla e portarla avanti, rilevando la cantina, ampliandola e comprando altri vigneti».

Vigne di Lisciandrello

Producete solo vino?

«Sì, ed esclusivamente biologico da sempre, siamo certificati dal 2021. I nostri sono vitigni autoctoni siciliani: catarratto, perricone, nerello mascalese e il carricante, che sono tutti siciliani. Questa è una zona adatta per questo genere di uve, in particolare per il catarratto. Qui da Lisciandrello ci troviamo tra i 500 e i 600 metri di altezza, alle spalle del monte Jato. Questo permette il verificarsi qui di una grandissima escursione termica tra il giorno e la notte, che può andare da 35 a 20 gradi. Questo conferisce all’uva una ottima acidità e una bella freschezza. Il nostro messaggio è avere un’uva sana, con una fermentazione classica e senza toccare le uve».

Quale è il vostro vino di punta?

«Il Cataratto, che si caratterizza per una sapidità e per una mineralità particolarissima. Di grandissima beva e molto longevo. Conserviamo ancora oggi in cantina tutte le annate, che sono ancora bevibili e in alcune si sente la grande struttura di questo vino, senza essere invasivo. Il nostro catarratto si chiama Jato, in onore del monte Jato.»

Botti della cantina del vino di Lisciandrello

Può spiegarci il metodo di lavorazione del vino di Lisciandrello?

«Prima di tutto la vigna, che qui a Lisciandrello viene lavorata attentamente, periodo su periodo, con lo scopo di non fare produrre molta uva, ma uva di qualità. Al momento della vendemmia, cerchiamo di lavorare in momenti freschi: o il pomeriggio o la mattina presto. Le uve raccolte vengono poi spostate in una cella frigo per abbassare moltissimo la temperatura da 33 gradi a 7 gradi. Così manteniamo i profumi primari originali del vitigno. Dopo questo procedimento iniziano le fermentazioni alla temperatura di circa 15 gradi. Il vino poi viene affinato in cisterne d’acciaio sui lieviti per almeno un anno. Prima della vendemmia successiva il tutto viene imbottigliato e resta per un anno in bottiglia. Questo perché il nostro vino ha bisogno di parecchio tempo per essere equilibrato. La nostra bottiglia di vino diventa quindi commerciabile due anni dopo la vendemmia».

Cisterne in acciaio del Lisciandrello

Quali sono le prospettive di questa azienda agricola che vive di vino?

«È cercare di uscire dal mercato esclusivamente siciliano. Vogliamo approdare nei mercati internazionali, cercando di portare il nostro vino singolare e unico in giro per il mondo».

Anche per questo motivo Giuseppe Lisciandrello è pronto per partire per Chicago, dove presenterà il suo fino in una fiera dedicata a tema.

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