Dalla risposta genuina di una bambina che alla domanda “Che lavoro fa tua madre?” ha risposto “la terracottamista” (sul modello di altri nomi di lavori che terminano in “ista” come estetista, elettricista etc) nasce la bottega di artigianato di Ilia Scardigno. Creatività, unicità e passione sono le tre parole che animano il laboratorio, un luogo dove i prodotti partono dalle idee di Ilia per poi diventare manufatti singolari. In questo articolo scopriamo qualche curiosità sull’artigiana e sul mestiere che l’ha portata a trovare la felicità.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Come e quando nasce l’attività?
«Quest’attività nasce nel 2010, quando ho smesso di lavorare come grafica pubblicitaria: per caso ho frequentato un corso di ceramica a Bari e di lì mi sono appassionata a quest’attività, ho cominciato a sperimentare».
Quali sono stati i tuoi primi approcci al mestiere e quali sono i primi oggetti che hai realizzato?
«Ho cominciato dal basso, realizzando oggetti piccoli e soprattutto che mi rappresentassero, poi pian piano la voglia è cresciuta, ho cominciato a fare oggetti un po’ più grandi, che possano essere utili o che siano semplicemente d’arredo. La cosa che più mi piace è riuscire a inventare, la cosa che non sopporto fare è produrre cose che sono già viste e che sono sempre le stesse. Il mio obiettivo principale è quello di riuscirmi a inventare delle cose: mi piace diversificarmi, mi diverto di più se creo qualcosa di nuovo, qualcosa che prima non era mai esistito. Così gli oggetti sono diventati oliere, barchette, tazze particolari, rosoni».
Secondo te come nasce la creatività?
«Io penso che siamo tutti creativi in qualche modo. La creatività bisogna saperla tirar fuori, nasce da quello che è il proprio animo, perché ognuno è diverso dall’altro. Tutto sta nel cercare di conoscerla, di tirarla fuori, essendone consapevoli e arricchendosi la vita.
Qual è stata la risposta del territorio alla tua attività?
«Negli anni ho guadagnato un bel riscontro perché hanno notato il mio voler essere originale, la mia ricerca costante sui progetti. Chi mi ha preferito sa che io i pezzi che faccio li studio, dall’inizio alla fine. Ogni prodotto lo accarezzo come fosse un figlio: quando si danno ai clienti dei pezzi unici è come donare delle parti di sé. Qualche volta mi hanno detto che nei miei pezzi c’è sempre qualcosa di me: questo è in assoluto il riconoscimento migliore».
Quali tecniche utilizzi per lavorare l’argilla?
«Ho cominciato con quelle manuali come il pollice, la lastra, il basso rilievo, ma ce ne sono davvero un’infinità. Mi sono approcciata al tornio negli ultimi anni, però non è la tecnica che prediligo, è sin troppo precisa. Una volta che il pezzo è pronto non parliamo più di argilla, ma di terracotta, che può essere poi decorata o smaltata e poi rimessa nel forno. Chiaramente non si saprà mai all’inizio come viene il prodotto finale perché il prodotto decorato è assolutamente differente da quello che viene messo in forno. Infatti, quando il forno viene riaperto dopo la cottura, quel che ne viene fuori è sempre una grande sorpresa».
Qual è l’essenza del lavoro che svolgi?
«Questo lavoro mi fa stare bene, è innanzitutto terapeutico: mi permette di realizzare dei progetti molto carini, spero di portarlo avanti per molto tempo perché, oltre a far star bene me, fa star bene anche gli altri».
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