Regina di Sicilia, le api prima di tutto

Articolo di Vassily Sortino

“Pensare anzitutto alle api. Ancora prima del profitto”. È questo il modello aziendale che si è imposto Alessandro Brucia, imprenditore dell’azienda Regina di Sicilia di Alcamo, che produce numerose varietà di miele proveniente da molteplici espressioni dei territori di Trapani, Palermo e Agrigento, dove sono diffusi i suoi apiari. Con devozione e rispetto ogni giorno attraversa il territorio siciliano per vedere lo stato di salute delle sue api e trarne il loro nettare, figlio della botanica territoriale variegata che offre la Sicilia e dove ogni molteplicità di pianta compone un miele di tipo diverso.

Quando nasce l’apicoltura Regina di Sicilia?

«Nel 2013, come azienda apistica. Ci occupiamo di apicoltura in realtà dal 1996, prima come hobby e poi in modo semiprofessionale. In queste stagioni abbiamo raccolto i prodotti dell’alveare, rendendoci conto che ogni anno è una stagione diversa dall’altra. Questo settore è vario e comporta occuparsi di tutto: La raccolta di miele, la smielatura, produzione polline, propoli, allevamento di api regine e sciami per ‘impollinazione».



All’interno del settore del miele, che varietà producete?

«Sulla, millefiori, cardo, miele d’agrumi, mandarino tardivo di Ciaculli, nespolo, ferula colza selvatica, eucalipto. La nostra è una apicoltura tradizionale e familiare, espressione del territorio. Lavoriamo in un raggio di azione di cento chilometri».

Quale è il miele più amato dai suoi clienti?

«Il millefiori, che è la nostra produzione massiva e più richiesta. Noi produciamo tre tipi di millefiori: uno che abbraccia il cardo con l’aneto, un secondo che abbraccia la sulla e il cardo e un terzo fatto con una sulla spontanea e altri fiori come la ferula. È un miele richiesto, perché riconosciuto ottimo in numerosi concorsi».

Quali sono i passaggi per ottenere il miele dalle api?

«C’è una fase di raccolta che avviene in primavera. Le api, approfittando dell’abbondanza dei fiori raccolgono il polline, che alla fine è una sorta di acqua zuccherata, portata nell’alveare. Qui scatta una fase enzimatica di scambio tra le api e poi scatta una fase di ventilazione che porta all’asciugatura di quello che sarà il miele, essenza dolce, ricca di sostanze ed enzimi».



Che prospettive ha per la sua azienda?

«Anzitutto la salvaguardia dell’ape nera sicula. Ci interessa mantenerla in salute, sperando che l’ambiente ci aiuti. Gli obiettivi di vendita non li abbiamo. Non cerchiamo mercati esteri e ci basta il riscontro locale».

Solo vendita diretta e fidelizzata con la clientela vista in faccia. Questo vuole Alessandro Brucia. Un uomo felice tra le api e che non vuole sottomettersi al grande mercato, in nome dell’amore per i suoi animaletti.


 








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Articolo di Vassily Sortino