I periodici inglesi hanno definito questo posto come “The jewel of Sicily”, il gioiello della Sicilia. Basta solo dire che qui si sono serviti da Moira Orfei a Christian De Sica, da Gian Maria Volontè a financo un direttore della Cia, i servizi segreti americani. È passata davvero la storia dentro la Sartoria Crimi, in via Dante a Palermo. Un luogo dove l’abito diventa un simbolo di stile, da sfoggiare in pubblico e da trasformare in storia.
Mauro Crimi, quando nasce la sartoria sua omonima?
«Nel 1970, grazie a mio padre Carmelo. Che dopo un lungo apprendistato in varie sartorie italiane, decide di aprire il proprio atelier. Sin dall’inizio la sua attività è stata piena di soddisfazioni, vincendo anche dei premi di ambito nazionale e raccogliendo intorno alla sartoria una clientela esigente, ricercata e prestigiosa».
In quale settore operate?
«Nel settore dell’alta sartoria italiana, conosciuta in tutto il mondo. Noi siamo ambasciatori e cerchiamo di mantenere viva la tradizione e siamo impegnati a conservarla e mantenerla viva e attuale. I nostri clienti arrivano a Palermo da tutto il mondo, scelgono il nostro stile riconoscibile e il nostro impegno è fatto di studio, ricerca della perfezione e ricerca della clientela. Il tutto mantenendo la sartoria a Palermo, città elegante e fonte di ispirazione. Oggi i nostri clienti arrivano qui da tutto il mondo. Siamo senza confini e senza tempi. Il nostro impegno è basato su stile, studio, aderenza al territorio e identità culturale»
Quale è l’abito dell’atelier che per voi è fonte di orgoglio?
«Il doppio petto, che rappresenta sicuramente la creazione di punta della nostra sartoria, che nel 1977 è valso il primo premio dell’Accademia nazionale dei Sartori. Siamo conosciuti per il doppio petto e i nostri clienti vogliono indossarlo e partecipare alla sua fase creativa. Si caratterizza per la linea marcata che rispetta l’anatomia del corpo, la spalla “a esse”, molto armonica e che distribuisce il peso della giacca in modo uniforme. Il collo retto che contribuisce allo stile, ma anche ai tecnicismi della vestibilità e una manica tonda con il raggio ampio e il giro alto. È una giacca attuale, moderna e che rispetta a pieno la tradizione dell’alta sartoria italiana».
Come si sviluppa la creazione di un abito partendo da zero?
«Nasce dentro la sartoria, accogliendo il cliente e ponendolo di fronte alla scelta del tessuto, che è l’inizio di tutto. La prima fase realizzativa è quella del taglio degli accessori interni, che porterà alla creazione del capo verso la prima prova. La prima prova è per noi importante, perché rappresenta l’inizio della progettazione. Dopo ci sarà una fase lunga e meticolosa con la realizzazione dei particolari della giacca, come le tasche e il taschino. Scatta la seconda prova del capo davanti allo specchio. Poi si va alla fase finale, realizzando i fianchi, le spalle, il collo e le maniche, con la definizione di particolari e le puntature a mano, fino alla stiratura a secco con i ferri tradizionali da 7 chilogrammi. Questa ultima fase porta alla prova finale del capo sul cliente, con la sua soddisfazione. Poi la fase successiva toccherà al cliente, portando i nostri capi in giro per il mondo, secondo le sue esigenze e le sue abitudini».
Che futuro ha un’azienda sartoriale come questa?
«È già nelle corde. Noi siamo impegnati nella formazione di giovani che vogliono intraprendere una professione: la professione del terzo millennio. C’è ricerca del particolare e del prodotto unico fatto a mano. Le nostre botteghe vivono la difficoltà di trovare giovani. Noi puntiamo a questo settore. Ovviamente continueremo a studiare e seguire i nostri clienti, accogliendoli nella nostra città».
Ed è questo il punto su cui Mauro Crimi vuole puntare prossimamente: il turismo sartoriale. «Abbiamo – dice - clienti da tutto il mondo che devono necessariamente passare da qui per provare il vestito. Io sono in collegamento con i principali alberghi e ristoranti palermitani e siciliani, per accompagnarli in questo percorso e fare conoscere la Sicilia. Questa è la prossima invenzione per il futuro».
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