Era un alto dirigente della Regione Siciliana. Ma dopo trentatré anni di attività e a tre anni dalla pensione, ha deciso di abbandonare la vita da burocrate d’ufficio per dedicarsi e vivere della sua passione: la costruzione di pipe artigianali di altissimo livello. Può riassumersi così la vita a oggi di Gioacchino Sauro, che nel suo laboratorio trascorre, ora, le giornate a costruire pipe per esperti e collezionisti da tutto il mondo. Anche se, iniziare non è stato semplice.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Gioacchino Sauro, quando ha scelto di rinunciare a un posto fisso sicuro nello Stato, per darsi all’artigianato in privato e nel mondo delle pipe?
«Ufficialmente nel 2009, dall’esigenza di provare a costruire pipe per me. Mi è bastato costruirne alcune e farle vedere a Carlo Riggio, che è stato uno dei più noti venditori di articoli per fumatori in Italia, perché mi sentissi dire: “Lei ha la mano per fare questo lavoro. Non si fermi e si cerchi un maestro”. Così l’ho cercato in Danimarca, dove ho trovato il maestro Mimmo Romeo. Sono stato suo allievo. Inizialmente sosteneva che le mie pipe facevano schifo. Sono rimasto e non mi sono arreso su insistenza di mia moglie e perché volevo stare sereno per capire il perché le giudicava così. Romeo mi ha così accolto, mi ha insegnato e mi ha permesso di fare partire questa attività».
Che tipi di pipe produce?
«Pipe da fumo, oggetto che fa parte di una nicchia di mercato. In particolare preferisco costruire pipe in radica di erica, ma mi capita di costruire anche pipe in legno di morta, che è un legno fossile di circa 7 mila anni, nero e leggero, che simula le pipe di schiuma».
Quale pipa è la più richiesta dai clienti?
«Non esistono pipe più richieste, ma il prodotto del pipe maker, cioè l’artigiano della pipa che crea pezzi unici e non modelli industriali. Nel mio caso ogni pipa che creo è unica. Ne ho creato una in omaggio a Luigi Pirandello, a forma di giara, che mi ha chiesto un collezionista palermitano. Le forme sono tutte uniche e diverse».
Come, partendo da zero, si arriva alla pipa?
«Quando inizio a costruirla parto dalla radica di Erica, che viene lavorata al tornio per fare le forniture del fornello e del bocchino. Il bocchino è in ebanite e va inserito nel cannello. All’interno si crea una foratura particolare e ingegneristica, per poi arrivare al prodotto finale».
Quale è il futuro della sua piccola attività con clienti da tutto il mondo?
«L’obiettivo è produrre 50 pipe all’anno. Il mercato è di nicchia e con valori economici alti. Non si può fare nulla in modo grossolano».
E per non perdere la tradizione, Gioacchino Sauro ha fondato anche una “Accademia della pipa” con altri soci, per insegnare ad allievi che vogliono imparare il mestiere come costruire la pipa. Un lavoro fatto gratuitamente, per salvare un mestiere destinato a sparire.
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