Lusso, ironia, ricerca ed eleganza sono le caratteristiche dei profumi artistici e degli accessori delle collezioni Vitussi, dedicate a chi apprezza la qualità, ama il design e sceglie il prodotto per la sua bellezza, il rispetto per l’ambiente e l’originalità delle sue forme.
Fondato nel 2014 da Vito Petrotta Reyes, il brand si distingue per l’uso innovativo di materiali come la fibra di fico d’India e per l’integrazione di elementi inaspettati, come i rubinetti trasformati in manici per borse. Questa scelta simboleggia la possibilità di reinventarsi, proprio come ha fatto il fondatore nel suo percorso professionale.
Le sue creazioni, caratterizzate dall’uso innovativo di materiali come la fibra di fico d’India resinata, hanno attirato l’attenzione di figure di spicco nel mondo della moda, tra cui Domenico Dolce e Stefano Gabbana, che hanno selezionato le borse Vitussi per la loro boutique milanese dedicata ai nuovi brand.
Le borse Vitussi sono state presentate in diverse manifestazioni di rilievo, tra cui il Mipel di Milano e il Super di Pitti Immagine, dove hanno suscitato l’interesse di buyer internazionali. Inoltre, le creazioni di Petrotta Reyes sono state protagoniste di eventi come “Iaf, Influence of Art on Fashion” allo Spasimo di Palermo, una kermesse che fonde moda, arte e teatro.
La filosofia di Vito Petrotta Reyes si basa sulla creazione di oggetti raffinati che rappresentano un punto d’incontro tra moda, arte e design, con l’obiettivo di esaltare le eccellenze italiane e proporre prodotti senza tempo.
Vito Petrotta, può raccontarci la storia di Vitussi?
«Vitussi nasce nel 2010. Anzi, il progetto all'inizio non si chiamava nemmeno Vitussi, perché è nato quando io avevo deciso di tornare a Palermo dopo diversi anni a Milano, dove facevo un lavoro completamente diverso. Perché facevo il giornalista e a un certo punto ho deciso di tornare nella mia terra e recuperare e riaprire il vecchio laboratorio di famiglia, dove lavorava mia nonna con la ceramica e dove mia mamma dipingeva.
Così è nata una prima collezione per scherzo, dedicata al sultanato di Abali, la mia prima creazione. Una guest house dove sono nati dei cappotti, dei capispalla fatti con dei tessuti d'arredamento che io avevo cercato in varie parti d'Europa. E sono nati questi, questi strani pezzi che rappresentavano un mix tra le Mille e una notte e la rivoluzione francese.
Poi una mia amica mi ha detto “Se vuoi ti aiuto, vieni a New York, ti faccio fare una sfilata”. Io l'avevo chiamata “La collezione del sultano”, ma quando lei ha sentito queste parole ha detto: “No, guarda che era ai tempi di Bin Laden, non ti fanno neanche passare dalla frontiera, lì ti fermano in dogana, ti tengono lì in prigione”, E allora ho deciso di chiamare l collezione in un altro modo e quindi è nato Vitussi, perché Vitussi era il mio nome di quando ero piccino.
Mia nonna mi chiamava così ed è nata la prima collezione di capispalla che nel tempo poi si è trasformata in una collezione di borse. Perché con i resti dei capispalla abbiamo cominciato a fare delle borse, con tessuti di riciclo e con della pelle, anche questa di riciclo.
Dopodiché sono nate le borse-bauletto, che hanno avuto gran fortuna. Siamo andati in giro per il mondo, avevamo dei punti vendita non nostri, ovviamente, ma vendevamo le borse a Taipei, a Dubai, a New York, a Parigi. Nel frattempo si è sviluppato il progetto, che oggi si concentra in particolare sulla seta e sui profumi. Quindi adesso abbiamo una collezione di foulard di seta e di borse fatte in rafia e seta, ed entreremo a breve nel campo dei profumi».
Andando nel dettaglio, cosa produce in particolare Vitussi?
«Noi produciamo foulard, usiamo una seta molto buona. È una Twill 14 mom, facciamo le cuciture a mano degli orli, come soltanto qualche grande marchio che ci fa concorrenza fa con questa seta.
Facciamo appunto dei foulard, dei caftani che ci piace molto fare, perché sono un nuovo modo, ma un modo antico, di utilizzare la seta e anche il velluto. Quindi facciamo dei caftani che si possono mettere da tutti e due i lati. Dopodiché con la seta lavoriamo delle borse.
Facciamo delle borse che sono con un interno in seta e con un esterno in rafia, con dei manici in cuoio. Quindi delle cose molto artigianali, molto siciliane, ma con un tocco all'innovazione. Sulla seta noi disegniamo, facciamo, rappresentiamo alcuni aspetti, alcune parti della dell'arte siciliana che ci piace molto. Abbiamo fatto una collezione dedicata al Liberty siciliano, riprendendo la sala Basile dell’hotel Villa Igiea dipinta da Ettore De Maria Bergler e ne abbiamo rivisitato automaticamente le pitture. Le abbiamo chiaramente rifatte, perché sono ovviamente consunte dal tempo. E abbiamo fatto una seconda collezione dedicata a Santa Caterina d'Alessandria, quindi un po' più sul barocco. Anche questa è stata rivisitata cromaticamente e l'idea è quella di portare in giro la l'arte siciliana, di indossare l'arte, esportare l'arte in giro per il mondo, indossandola attraverso i turisti che vengono qua e che amano tanto le nostre bellezze.
Oltre a questo abbiamo un progetto che è ormai da tanti anni in cantiere, che sta per arrivare a compimento, che è quello di una collezione di profumi. Profumi siciliani, dove la Sicilia rappresenta il luogo di incontro tra Oriente e Occidente, quindi abbiamo preferito eliminare gli agrumati che sono molto conosciuti. Abbiamo pensato di mescolare delle essenze siciliane come la ginestra, il geranio, il basilico, con delle essenze più orientali come il pepe, pepe rosa, il pepe nero e altre essenze come il patchouli».
Ci sono dei suoi lavori a cui si sente particolarmente legato?
«Uno dei lavori a cui sono particolarmente legato è un quadro di mia mamma che è stato trasformato in un foulard, che rappresenta un fondale della nostra Sicilia. L'idea nostra è di trasformare l'arte siciliana in moda, ma facendo particolare attenzione a un'altra Sicilia.
La Sicilia non è soltanto quella rappresentata dai grandi marchi, ma è la Sicilia del Liberty e la Sicilia degli artisti. Infatti è in cantiere anche una collezione dedicata ad artisti siciliani. E la Sicilia è rivisitata in chiave moderna, partendo da collezioni antiche, da stili antichi come può essere il barocco, ma in chiave moderna».
Come si svolge la sua giornata di lavoro da imprenditore del tessile e creativo?
«Ahimè, per fare impresa è necessario dedicarsi anche ad aspetti diciamo più burocratici, meno simpatici. Per cui diciamo che la mia giornata si divide un po' tra questo e quell'altro.
La parte che amo di più è quando mi metto in laboratorio e c'è quel tempo di vuoto che poi viene riempito da un'idea e che poi viene sviluppata. Io sviluppo l'idea, partendo da un nulla, partendo da un qualcosa che hai visto per la strada, partendo da un appunto come la visita in una chiesa. Partendo dall'emozione che un affresco, un disegno, un marmo intagliato ti può dare. Ecco, da lì io intanto dico: “adesso questo può essere foularizzato”. E quindi lo prendo, lo disegno e piano piano prende forma».
Quali sono gli obiettivi futuri di Vitussi?
«Gli obiettivi prossimi sono nell'ordine: l'apertura di un negozio a Palermo, che è un piccolo obiettivo ma molto importante perché è la mia città e ci tengo molto. Dopodiché, visto che i nostri prodotti sono particolarmente apprezzati in alcuni Paesi, voglio ritornare, così come ho fatto per le borse, con i caftani nei paesi arabi, che sono uno dei mercati secondo me più interessanti. Mi piacerebbe molto che tornasse un po' di tranquillità in questo mondo per recuperare il mercato russo, che potrebbe essere molto interessante per i nostri prodotti, sia per i foulard che per i caftani, ma anche per i profumi, che a breve saranno disponibili».
Alla fine dell’intervista, che si è svolta nel bed and breakfast Abalì gran sultanato, luogo di ricezione ambientato nel mondo arabo e appartenente allo stesso Petrotta, lo stilista ci fa fare un giro delle stanze. In parte ispirate al mondo arabo e in parte anche a quelle del tango, di cui Petrotta è appassionato. La stanza più bella: la stanza del Sultano, con la vasca interna e la vista sulla guglia della cattedrale di Palermo.