Dalla moda al design, dall’alimentare all’edilizia: storie di aziende italiane che fanno del rispetto per l’ambiente una scelta strategica.
Un abito in fibra d’arancia, una sneaker fatta di mela. Fantascienza? Provocazione? Niente di tutto questo: è l’orange fiber, una fibra realizzata con scarti di agrumi siciliani. Un richiamo alla coesistenza di lusso e sostenibilità. Il Made in Italy ha imparato la lezione, e oggi racconta una nuova bellezza: quella che nasce dalla terra, con un occhio d’attenzione per il mondo green.
In prima fila, l’amministratore delegato di Salvatore Ferragamo sorride. Sostenibilità e lusso non solo possono convivere, ma devono. Non è solo comunicazione: è sostanza, innovazione, strategia. In un’epoca in cui le filiere si accorciano, i consumatori sono più consapevoli e i mercati chiedono trasparenza, molte imprese italiane hanno scelto di integrare la sostenibilità come parte del proprio DNA.
È proprio in questo incrocio tra tradizione e innovazione che affonda le proprie radici il Made in Italy Green. All’estero sperimentano da anni forme alternative di riciclo dei materiali e di rispetto della natura, ma gli elevati costi per singolo capo rappresentano ancora un deterrente per il pubblico di massa dell’usa e getta. Ma quali sono le aziende italiane che hanno tracciato la strada da percorrere?
Ferragamo: il lusso che pensa circolare
Tra le case di moda più attente alla transizione ecologica, Salvatore Ferragamo si distingue per approccio e costanza. Dal 2019, con il progetto Sustainable Thinking, la maison ha avviato una riflessione interna ed esterna su moda e ambiente, coinvolgendo artisti, designer e innovatori.
Ha introdotto materiali rigenerati come Newlife (filato da bottiglie PET) e Orange Fiber, realizzato in Sicilia da una startup guidata da giovani imprenditrici. Anche il quartier generale fiorentino è stato riqualificato seguendo criteri di efficienza energetica. Una strategia che coniuga estetica e responsabilità, posizionando Ferragamo come riferimento del lusso sostenibile.
Alce Nero: la filiera biologica che racconta la terra
In campo agroalimentare, Alce Nero è un punto fermo per chi cerca cibo buono, etico e tracciabile. Da oltre 40 anni, l’azienda aggrega agricoltori e apicoltori che producono secondo i criteri del biologico certificato. Dalla semina alla trasformazione, ogni passaggio è documentato, trasparente e pensato per ridurre al minimo l’impatto ambientale.
Il packaging è compostabile o riciclato, le coltivazioni sono no OGM, le rotazioni colturali preservano la fertilità del suolo. Un modello agricolo che restituisce dignità alla terra e valore al lavoro. E che esporta, nel mondo, l’idea di un’Italia rurale, innovativa e pulita.
Oltre 700 artigiani hanno già scelto ItalianBees per raccontare la loro storia.
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Rubner Haus: l’architettura del legno che respira
Una casa in legno che isola, protegge, consuma poco e invecchia bene. Non è utopia, è il quotidiano di Rubner Haus, impresa altoatesina leader nell’edilizia sostenibile. Ogni edificio è progettato per integrarsi con il paesaggio, ridurre le emissioni, valorizzare il ciclo breve del legno.
La certificazione CasaClima garantisce l’efficienza energetica, mentre la filiera corta consente di monitorare ogni passaggio: dal bosco alla trave, fino alla finitura. Qui, la sostenibilità non è un’aggiunta, ma una logica costruttiva. E anche il design parla italiano, con linee essenziali e materiali naturali.
ACBC: la startup che reinventa la scarpa
Una scarpa può essere smontabile, riparabile e fatta di... mela? Se si chiama ACBC, sì. Questa startup milanese — acronimo di Anything Can Be Changed — ha fatto delle sneaker sostenibili il proprio core business, utilizzando materiali innovativi come pelle vegetale, cotone organico, sughero e gomma riciclata.
Il successo è tale da aver attirato l’attenzione di grandi marchi: Moschino, Armani, Save the Duck. La suola si cambia, la tomaia si rinnova: meno sprechi, più durata. ACBC è la dimostrazione che anche nella moda, l’innovazione verde può scalare i vertici globali.
Marzotto Wool: la lana che rinasce
Rigenerare la lana per produrre nuova bellezza. È questa l’intuizione dietro Re.VerSo, progetto del gruppo tessile Marzotto. Scarti pre-consumo vengono trasformati in filati pregiati, riducendo drasticamente il consumo di acqua, energia e CO₂.
Un ciclo virtuoso, interamente tracciato e made in Italy, che dimostra come l’economia circolare possa inserirsi anche nei processi industriali di lunga tradizione. Il risultato? Tessuti di altissima qualità, con un impatto ambientale vicino allo zero.
Il futuro ha radici italiane
Il Green Made in Italy non è una nicchia: è una direzione da percorrere. Scopri le storie di aziende intervistate da ItalianBees che hanno già scelto di intraprendere la strada del green:
Si tratta di una scelta strategica che porta vantaggi competitivi, rafforza il legame con il territorio, risponde alla domanda crescente di etica, bellezza e verità.
Le aziende che investono nella sostenibilità oggi non stanno solo facendo la cosa giusta: stanno costruendo il futuro. E lo stanno facendo con il linguaggio che il mondo ama: quello dell’italianità autentica. Perché oggi il vero lusso è un prodotto che sa di buono, dura nel tempo e non consuma il pianeta. E anche le PMI italiane hanno risposto presente.