Creare “consumi responsabili attraverso il recupero di materiali ancora performanti, prossimi alla dismissione, e la creazione di long-life product d’uso quotidiano”. È questa la filosofia aziendale di Junkle, azienda artigianale in piazza Aragona 13 a Palermo, in pieno centro storico, a pochi passi dal Museo d’arte moderna.
Le regole sono semplici: lì dove ci sono canapi, plastiche, e tessuti in fibra di carbonio, tutto si può trasformare in vestiti, borse, zaini, cartellini, trench, parka e tanto altro. Per non parlare di arredi e complementi di ammobilio vari. Così, da quella che sarebbe potuta diventare una vela per una barca, si può ottenere un abito di altissima fattura e qualità. Il tutto per fare capire che l’ambiente si può salvare con un prodotto di qualità e come si deve, anche se si chiama plastica
Concetta Chillemi,è la founder di Junkle, quando è nata questa azienda?
«Buongiorno sono Concetta Chilemi e la bottega nasce con questa nuova forma societaria nel 2023 e come impresa totalmente al femminile. Il brand Junkle esiste invece già da prima. Questo è un laboratorio con negozio dove si pone attenzione alla qualità del prodotto».
Cosa producete in questo laboratorio?

«Noi produciamo accessori moda creati da materiali di scarto.
E realizziamo due linee principali: una è formata e composta con scarti di pre consumo derivanti dalla lavorazione di altri artigiani che usano il pdc, che è del materiale plastico che ha la caratteristica fondamentale di essere molto resistente. Di questo materiale recuperiamo scarti che non vengono più utilizzati, per esempio da chi ci costruisce materiali di vario genere con le plastiche, e trasformiamo questo materiale depositato ad accumularsi nei depositi in elementi di moda.
L'altra linea, invece, riguarda un materiale post consumo: le vele da imbarcazione di qualsiasi forma e qualsiasi tipo. Le vele sono riciclate. In nylon, in dacron, fibre sintetiche e carbon kevlar. E ovviamente cerchiamo di realizzare prodotti che siano resistenti nel tempo, perché si tratta di materiali ancora molto performanti. Quindi li rimettiamo sul mercato, proprio perché possono ancora dare molto. Un contributo molto grosso».
C’è un oggetto che è particolarmente amato dal suo pubblico o dai turisti?
«L'oggetto più richiesto dai clienti è il portachiavi. Diciamo che è decisamente l'oggetto che ha avuto più successo. Lo otteniamo da una vela riciclata. Un oggetto semplice e piccolo, che in genere viene acquistato non solo perché è carino, ma anche perché piace proprio il concetto della vela riciclata da salvare e trasformare in oggetto comune. Magari c’è chi non gradisce portare a casa una borsa o uno zaino, ma un portachiavi lo possono portare addosso tutti. Alcuni portachiavi sono solo in spinnaker, altri dentro hanno una vela in carbon kevlar e quindi sono più rigidi».
Come si svolge la giornata di lavoro di questa bottega dove ha scelto di fare lavorare solo donne?

«La giornata inizia ovviamente aprendo il negozio e allestendo un po’ quello che c’è da preparare e programmare subito: su tutto la produzione. In genere si riparte da quello che abbiamo smesso di fare il giorno prima, in modo tale da creare in un certo senso la continuità tra passato e presente.
Tendenzialmente la produzione prevede prima il recupero dei materiali, poi il taglio, il lavaggio, ma una volta arrivati in negozio siamo già al quasi della confezione del prodotto. Poi si decide quanti prodotti fare e mettere in lavorazione, preparando i materiali e mettendoli in linea. Ovviamente a tutto questo si affianca poi il lavoro legato al rapporto col cliente e all’amministrazione, che comportano un investimento di tempo notevole».
Oltre 700 artigiani hanno già scelto ItalianBees per raccontare la loro storia.
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Che obiettivi futuri ha un’azienda che possiamo definire ecologista e femminista?
«Mantenere e allargare la possibilità di lavorare e di lavorare bene, creare lavoro e raggiungere anche la possibilità di dare una stabilità al recupero di tutto ciò che noi usiamo.
Quindi uno degli obiettivi che vogliamo raggiungere è quello del reperimento dei materiali: quello delle vele usate. Soprattutto questo sarà un obiettivo che speriamo di raggiungere nel prossimo anno attraverso un progetto a cui stiamo partecipando e in virtù di ciò stiamo allestendo un secondo magazzino dove appunto conservare le vele che ci arriveranno e allestire lì anche un tavolo da taglio e un laboratorio un po' più solo laboratorio».