Si autodefinisce “ultimo dei ceroplasti siciliani in attività” Luigi Arini, artigiano della cera e responsabile di Domus Artis, bottega in vicolo Casa Professa a Palermo, dove nascono o riprendono vita, grazie alla tecnica del restauro, rappresentazioni in cera che vanno dai presepi ai Gesù Bambino, passando per le Madonne. Tutte cose create secondo gli antichi canoni dell’artigianato sacro. Qui le famiglie si rivolgono per chiedere o di restaurare i propri oggetti in cera o di comprare piccole o grandi statue di Gesù da piazzare in casa. Non solo. Da qui passano anche i sacerdoti per commissionare restauri delle statue in cera delle principali chiese di Palermo, ma anche di Milano o Roma. Un lavoro delicatissimo, su commissione, su oggetti che hanno dai cento ai 400 anni.
Storie che raccontano la magia del Made in Italy, con le video interviste disponibili su YouTube:
Luigi Arini, quando nasce Domus Artis?
«In questa sede nel 2001, ma la mia famiglia il lavoro da ceroplasta ha iniziato a farla a metà del 1800, lasciando a me oggi i trucchi e i saperi sul modo di gestire la cera, ma anche l’oreficeria e l’argenteria».
Cosa producete o restaurate qui nello specifico?
«Ci occupiamo della riproduzione e del restauro della ceroplastica Seicentesca, di arte sacra e arte presepiale. La maggioranza della nostra produzione è dedicata alla creazione del bambinello in cera, che per tradizione veniva donato dal futuro sposa alla futura sposa per ufficializzare il matrimonio, come simbolo della prosecuzione della stirpe».
Di quale, tra le vostre opere, andate più fieri?
«Una microscultura di San Giorgio che trafigge il drago, che ho realizzato nel periodo del Covid. Si caratterizza per la cesellatura nella parte strutturale e per i dettagli certosini nella parte scultorea».
Come si svolge la sua giornata di lavoro?
«Organizzando le fusioni, realizzate con strumenti casalinghi. Non esiste una evoluzione tecnica rivoluzionaria moderna di questa arte. Facciamo così tutto secondo tradizione. Dopo la fusione si attende il raffreddamento delle cere, per poi iniziare la cesellatura o riprendere le parti mancanti».
Quale futuro vede per questo mestiere?
«Ci vuole volontà. Noi rimaniamo gli ultimi in Sicilia come ceroplasti, dopo secoli di tradizione artigianale, anche familiare. I giovani sono disinteressati a questa forma di artigianato e non usano più queste forme devozionali per arredare la casa. E, quando smetterò, tutto finirà, perché i miei figli hanno preso strade diverse».
Intanto l’ultimo dei ceroplasti continua a resistere nella sua piccola bottega, creando uno per uno a mano quei Gesù Bambino che un tempo erano simbolo di unità familiare.
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